L’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR) è sgomenta di fronte alla morte di Jaiteh Suruwa, un ragazzo di soli 18 anni, avvenuta nella notte tra il 1 e il 2 dicembre a seguito di un incendio scoppiato nella baraccopoli di San Ferdinando, Reggio Calabria.
Suruwa era ospite dello SPRAR di Gioiosa Ionica e si sarebbe recato nella baraccopoli per visitare alcuni conoscenti. Secondo quanto riportato, Suruwa aveva da poco ottenuto la protezione umanitaria e aveva intrapreso un percorso concreto di integrazione tra scuola di italiano e calcio. A dicembre avrebbe cominciato un tirocinio formativo di quattro mesi al fine dell’inserimento lavorativo.
“Questa ennesima tragedia mette in luce quanto possa essere difficile ed accidentato il percorso di integrazione in Italia,” ha commentato Felipe Camargo, Rappresentante regionale UNHCR per il Sud Europa. “Quanto è accaduto richiama l’urgenza di rispondere in modo efficace e coerente ai bisogni di accoglienza e tutela di migliaia di richiedenti asilo e rifugiati. Temiamo che situazioni come quella della baraccopoli di San Ferdinando possano ripetersi invece che risolversi. Occorre invertire la rotta”.
Questo tragico incidente richiama alla memoria il drammatico incendio del 27 gennaio 2018, nel quale perse la vita Becky Moses, donna nigeriana trentenne, e che lasciò circa seicento persone senza riparo. Allora l’UNHCR aveva rivolto un appello alla Regione Calabria affinché implementasse rapidamente le ipotesi progettuali condivise per il territorio della Piana di Gioia Tauro che dovevano comprendere servizi sanitari, sociali e alloggiativi per i richiedenti asilo e rifugiati che vivono sul territorio in condizioni disumane.
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