Mentre centinaia di rifugiati burundesi continuano a fuggire ogni settimana verso i Paesi confinanti, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha rivolto un appello ai governi dei Paesi di accoglienza affinché mettano urgentemente a disposizione altri terreni per allestire nuovi campi, altrimenti si rischia un drastico deterioramento delle loro condizioni.
Nelle prime settimane dell’anno, il numero di persone in fuga dal Burundi, dove i negoziati di pace sono in fase di stallo, è aumentato costantemente. C’è quindi bisogno di nuovi terreni nei Paesi d’accoglienza, in particolare in Tanzania, in Ruanda, e nella Repubblica Democratica del Congo. La maggior parte delle persone in fuga è costituita da donne, minori e persone con bisogni specifici.
Dall’aprile 2015 all’inizio di febbraio, il numero di rifugiati burundesi arrivati è di 386.493. Le proiezioni dell’UNHCR per il 2017 indicano che la cifra sorpasserà il mezzo milione. Attualmente la Tanzania accoglie 222.271 persone, il Ruanda 84.866 e la Repubblica Democratica del Congo 32.650.
Se non verranno concesse terre per l’estensione dei campi esistenti o per la costruzione di nuovi, questi Paesi faticheranno a garantire un numero sufficiente di ripari e servizi salva-vita all’interno dei campi che sono al momento operativi. Inoltre, in questi campi le strutture devono essere rimodernate: è necessario costruire ulteriori case, scuole, presidi medici e reti fognarie migliori per ridurre i rischi di epidemie.
Le condizioni di sovraffollamento nei campi esistenti alimentano carenze e problemi rispetto all’accesso ai servizi sociali essenziali, alle misure di protezione dei minori, misure contro la violenza sessuale e di genere, insufficienti aule scolastiche, assenteismo e abbandoni scolastici, assistenza alle persone con bisogni specifici.
L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati sta cooperando coi governi di accoglienza e riconosce l’impegno e la generosità che stanno dimostrando. Tuttavia, sono necessari interventi ulteriori per evitare che gli standard e le condizioni peggiorino, col rischio che gli spazi destinati all’accoglienza si riducano sempre di più a fronte dell’aumento del numero di persone in arrivo.
Contemporaneamente, l’UNHCR chiede agli Stati sostenitori di incrementare l’assistenza e i finanziamenti. L’anno scorso l’Agenzia ha ricevuto contributi pari a 96,1 milioni di dollari statunitensi, il 53% della somma richiesta, un importo vitale per la gestione della situazione in Burundi.
Tanzania
In Tanzania, che ha accolto più rifugiati di ogni altro Paese, si è registrata la pressione maggiore. Il numero di persone arrivate è stato elevato durante tutto il mese di gennaio, con una media di circa 600 arrivi al giorno. Tutti e tre i campi sono sotto pressione. L’UNHCR, insieme ai partner, chiede che il governo conceda con urgenza nuovi terreni su cui allestire altri campi.
Il campo di Nduta, l’unico, per ora, ad accogliere le ultime persone in arrivo, ha già superato la sua capienza massima di 100.000 posti ed è il campo sottoposto a pressione maggiore. Le organizzazioni umanitarie faticano a garantire i servizi essenziali e temono lo scoppio di epidemie a causa del sovraffollamento se le strutture non saranno adeguate. L’UNHCR e le altre agenzie umanitarie continuano a rivolgere appelli al governo della Tanzania affinché metta immediatamente a disposizione altri campi (con sufficiente disponibilità d’acqua) per garantire ai rifugiati un’accoglienza dignitosa, assistenza umanitaria e protezione.
Repubblica Democratica del Congo
Nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), sono necessari nuovi terreni presso il campo di Lusenda, dove nel 2016 la popolazione rifugiata è quasi raddoppiata arrivando a 25.000 persone. A gennaio, qui sono stati registrati circa 1.040 burundesi; mentre un numero crescente di persone attende nei campi di transito di esservi trasferita.
La maggior parte dei rifugiati burundesi presenti nella RDC vive a Lusenda, a circa 70 km dal confine col Burundi. Il campo è stato ampliato diverse volte nel corso del 2016, ma ormai è quasi pieno. Gli alloggi sono attaccati l’uno all’altro e l’UNHCR teme il rischio di incendi se dovessero venirne costruiti altri.
La mancanza di terreni ha reso impossibile la distribuzione ai rifugiati di lotti di terra da adibire alle coltivazioni, una misura che permetterebbe loro di autosostentarsi.
Ruanda
Il campo di Mahama ha oltrepassato la capacità prevista di 50.000 rifugiati e, al momento, ne accoglie oltre 53.000. Dei 38.000 burundesi rifugiati nelle aree urbane, molti stanno chiedendo di essere trasferiti a Mahama, dal momento che non riescono più a mantenersi nelle città. A causa del numero di persone in arrivo, con più di 160 a settimana nel mese di gennaio (il doppio dell’anno passato), in molti vivono in capannoni sovraffollati sotto teloni di plastica, in attesa di essere traferiti in alloggi per famiglie. In questi capannoni, oltre a livelli di igiene inadeguati, le stesse condizioni abitative pongonoo rischi in termini di protezione data la mancanza di privacy.
Nel campo di Mahama altre problematiche serie sono rappresentate dal peggioramento delle condizioni del terreno, dalla mancanza di illuminazione e da un sistema fognario inadeguato che causano rischi per la salute e la sicurezza. Infatti, a seguito alle forti piogge si formano voragini nel terreno e questo causa il deterioramento della condizioni igienico-sanitarie. Ciò comporta rischi per la salute, danni agli alloggi e potrebbe essere pericoloso per i bambini. L’UNHCR intende allestire sistemazioni migliori, ma è necessario che ulteriori terreni vengano concessi con urgenza.
Uganda
L’Uganda, che accoglie circa 44.000 rifugiati burundesi, adotta un approccio che permette una migliore gestione e protezione dei rifugiati, estendendo in modo progressivo le aree adibite all’accoglienza. All’arrivo vengono distribuiti ai rifugiati terreni su cui costruire le proprie case e poter coltivare, permettendo loro di vivere a contatto con le comunità di accoglienza. Il governo ha destinato determinati lotti di terra esclusivamente per l’accoglienza dei rifugiati, tuttavia sono necessari ulteriori investimenti nelle infrastrutture locali per garantire che i rifugiati abbiano accesso ai servizi di prima necessità
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