L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) esprime preoccupazione per la situazione umanitaria in rapida evoluzione nella regione del Kasai, nella Repubblica Democratica del Congo, a seguito dei massicci rientri dall’Angola avvenuti nelle ultime due settimane.
Secondo le stime dei funzionari governativi in Congo, nella sola provincia del Kasai sono tornati circa 200.000 congolesi, mentre ulteriori arrivi sono stati segnalati nella vicina provincia del Kasai centrale. Questi rientri sono il risultato di un ordine di espulsione emesso dalle autorità angolane nei confronti dei migranti congolesi, che erano soprattutto impiegati nel settore minerario informale, nel nord-est dell’Angola.
L’UNHCR fa appello ai governi dell’Angola e della Repubblica Democratica del Congo affinché collaborino per garantire che il trasferimento della popolazione avvenga in modo sicuro e ordinato. Le espulsioni di massa sono contrarie agli obblighi previsti dalla Carta Africana e l’UNHCR invita entrambe le parti a rispettare i diritti umani delle persone interessate dall’ordine di espulsione. Diversamente, i rimpatri potrebbero facilmente dare origine ad una crisi umanitaria nella già fragile regione del Kasai.
In alcune zone dell’Angola sono stati segnalati scontri violenti a seguito del tentativo degli agenti delle forze di sicurezza di eseguire l’ordine di espulsione, il cui termine ultimo di ottemperanza è scaduto ieri, lunedì 15 ottobre 2018.
Scaduto il termine, migliaia di persone rimpatriate si trovano sul versante congolese del confine. Altre sono state viste dirigersi a piedi verso il confine della Repubblica Democratica del Congo o raggiungere in auto, in autobus, su minibus o su camion il versante angolano del confine, per poi attraversarlo a piedi portando con sé i propri averi.
La popolazione ha raggiunto la Repubblica Democratica del Congo da diverse zone del confine, portando con sé tutto cio che è stato loro possibile. L’UNHCR ha ricevuto denunce di violenze, incluse violenza sessuale e molestie, perquisizioni personali e furti, perpetrati dalle forze di sicurezza su ambedue i versanti del confine.
La popolazione congolese fa ritorno ad una situazione disperata, alla ricerca di sicurezza e aiuti. Con l’aumento giornaliero del numero di persone che rientrano nel Paese, in migliaia si troverebbero bloccate al confine o nelle sue vicinanze, non possedendo i mezzi sufficienti per raggiungere i propri luoghi di origine. Molti rischiano anche di incontrare difficoltà aggiuntive legate al fatto che il conflitto che ha recentemente colpito la zona ha provocato la distruzione di abitazioni e servizi. Inoltre, le tensioni etniche scatenatesi con il conflitto del Kasai nel 2016 e 2017 sono ancora molto forti.
La città di Kamako, nella provincia del Kasai, al confine con l’Angola, è sovraffollata di persone che passano la notte all’aperto, a casa di famiglie che li ospitano, nelle chiese e per strada.
I team dell’UNHCR stanno attualmente collaborando con altre agenzie delle Nazioni Unite e con altri partner nella regione per valutare i bisogni umanitari, cercando di garantire la presa in carico delle persone maggiormente a rischio, inclusi i minori non accompagnati. Sia al confine che una volta raggiunti i villaggi di origine, le persone che vi hanno fatto ritorno hanno bisogno di cibo, acqua, alloggio ed altri servizi di base. Uno dei bisogni urgenti sollevati dai nuovi arrivati è relativo al trasporto delle persone verso le proprie case. Le autorità locali nella regione hanno richiesto assistenza internazionale.
L’UNHCR esprime altresì preoccupazione per le notizie secondo le quali tra i nuovi arrivati potrebbe esserci un piccolo numero di rifugiati, trascinati nel trasferimento di massa e costretti a tornare nella Repubblica Democratica del Congo. L’UNHCR sta cercando di verificare queste informazioni, mentre, lavorando a stretto contatto con il governo dell’Angola, assicura il monitoraggio alla frontiera delle persone rimpatriate, al fine di prevenire i rimpatri forzati di rifugiati.
Attualmente l’Angola ospita 68.000 rifugiati e richiedenti asilo, principalmente originari dalla Repubblica Democratica del Congo.
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