L’Africa Occidentale celebra oggi il primo anniversario della Dichiarazione di Abidjan per porre fine all’ apolidia. La Dichiarazione, adottata il 25 febbraio 2015 dagli Stati Membri della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS) in occasione della conferenza ministeriale organizzata dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite e dall’ECOWAS, contiene 25 impegni. Essa sottolinea, tra le altre cose, il bisogno vitale che gli Stati garantiscano a tutte le persone all’interno della regione il riconoscimento di una nazionalità.
Circa un milione di persone sono apolidi o a rischio apolidia in Africa Occidentale. Senza documenti di identità, hanno accesso limitato all’educazione, all’assistenza sanitaria, al lavoro e alla terra. Inoltre, queste persone sono maggiormente esposte a fenomeni di discriminazione ed abusi in quanto non hanno alcun riconoscimento di fronte alla legge.
“Celebriamo i progressi compiuti in molti paesi da quando la Dichiarazione è stata adottata lo scorso anno: migliaia di persone che, fino ad ora, non avevano una nazionalità riconosciuta sono uscite finalmente dall’ombra. Grazie alle avanzate riforme legislative e amministrative che si stanno implementando in numerosi Stati dell’ Africa Occidentale, questi uomini, donne e bambini potranno finalmente ottenere un’identità giuridica,” ha dichiarato Liz Ahua, Rappresentante Regionale dell’UNHCR per l’Africa Occidentale a Dakar. “La Dichiarazione di Abidjan è un momento pionieristico nella lotta globale per porre fine all’apolidia, non solo nella regione ma in tutto il mondo. Speriamo che sarà di ispirazione per altri paesi e regioni nel mondo affinché possano cambiare la loro legislazione in materia di cittadinanza in modo tale che tutti possano godere di un’identità riconosciuta ed esercitare i propri diritti.”
Ad un anno dall’adozione della Dichiarazione, molti Stati hanno varato misure concrete per combattere la piaga dell’apolidia. La Costa d’Avorio, per esempio, ha adottato una nuova legge speciale che consente a un determinato gruppo di persone, incluse le persone apolidi, di acquisire la nazionalità ivoriana “per dichiarazione*.” Questa legge ha permesso ad oltre 123.000 persone, tra cui persone apolidi, di presentare la loro richiesta alle autorità ivoriane. Oggi, almeno 4.600 persone hanno già acquisito i documenti che confermano la loro nazionalità, mentre altri 6.000 hanno ricevuto il certificato di nascita, che rappresenta un passo importante verso il riconoscimento della loro nazionalità.
“Migliaia di bambini in Africa Occidentale, come i bambini di strada, non sono dichiarati alla nascita e per questo non hanno alcun tipo di documento che provi la loro identità. Questi bambini apolidi o a rischio apolidia, sono in una situazione di estrema vulnerabilità e possono dunque essere facilmente sfruttati dai trafficanti di persone o obbligati a lavorare,” spiega Emmanuelle Mitte, che dirige l’unità sull’apolidia della Rappresentanza Regionale dell’UNHCR per l’Africa Occidentale.
“Al momento, nove Stati nella regione, insieme alla società civile hanno elaborato piani d’azione mirati a porre fine all’apolidia. ** Questi piani sono stati già approvati a livello ministeriale nel Benin ed in Gambia. Questo rappresenta un impegno fondamentale per garantire che questi, fra tanti altri bambini, ottengano una nazionalità.”
Nel Benin, il governo ha adottato un piano d’azione per porre fine all’apolidia. Circa 1.730 certificati di nascita sono stati recentemente consegnati alle popolazioni a rischio di apolidia nella zona di Kourou Koukou, una zona che viene rivendicata sia dal Burkina Faso che dal Benin. In Mali, oltre 7.800 certificati di nascita sono stati distribuiti lo scorso anno ai figli di genitori Mauritani nella regione meridionale di Kai. Inoltre, la Guinea, il Burkina Faso, la Liberia ed il Togo hanno annunciato una revisione delle proprie leggi in materia di nazionalità. Il Senegal sta lavorando all’elaborazione di una legge per l’infanzia che conterrebbe garanzie contro l’apolidia alla nascita.
Nove dei quindici stati membri dell’ECOWAS sono parte della Convenzione del 1954 sullo status delle persone apolidi, *** e otto fanno parte della Convenzione del 1961 sulla riduzione dei casi di apolidia ****. Altri cinque Stati membri si sono fermamente impegnati nella lotta contro l’apolidia dopo che la Dichiarazione di Abidjan è stata adottata. Infatti, nel dicembre del 2015, il Parlamento del Mali ha aderito ad entrambe le Convenzioni, così come aveva fatto la Guinea-Bissau diversi mesi prima. I governi della Sierra Leone e del Ghana hanno approvato una bozza del documento, in vista della loro adesione alle Convenzioni. Il Ministero della Giustizia del Burkina Faso sta lavorando nella stessa direzione.
In aggiunta, 14 paesi hanno ufficialmente identificato i punti centrali delle questioni relative all’apolidia con il fine di rafforzare il coordinamento delle azioni governative nella lotta contro l’apolidia. Nel mondo, circa 10 milioni di persone sono apolidi o a rischio apolidia e si trovano pertanto sotto il mandato dell’ UNHCR.
Attività programmate per martedì 25 febbraio a Dakar:
«Un anno dopo la dichiarazione di Abidjan», una conferenza sull’apolidia, organizzata presso il King Fadh Palace, martedì 25 Febbraio alle ore 16. Sarà presente il Ministro della Giustizia del Senegal, Sidiki Kaba, il Rappresentante Regionale dell’UNHCR, Mathijs le Rutte, l’esperto in apolidia dell’UNHCR, Emmanuelle Mitte, e vari rappresentanti della società civile. Un film sui bambini di strada in Senegal sarà proiettato durante l’evento, che si concluderà con una conferenza stampa. Il gruppo musicale Bideew Bou Bess si esibirà con una canzone scritta appositamente in supporto della lotta contro l’apolidia in Africa Occidentale, e il gruppo artistico RBS esporrà un murale-graffiti sul tema dell’apolidia. Anche il rinomato cantante Cheick Lo sarà presente all’evento.
* ‘Per dichiarazione’ è un meccanismo semplificato di acquisizione della nazionalità.
** Benin, Gambia, Mali, Senegal, Liberia, Guinea, Guinea Bissau, Ghana, Côte d’Ivoire
*** Benin, Costa d’Avorio, Gambia, Guinea, Liberia, Niger, Nigeria, Senegal, Burkina Faso
**** Benin, Costa d’Avorio, Gambia, Guinea, Liberia, Niger, Nigeria, Senegal
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