L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), esprime preoccupazione per il ritorno forzato di centinaia di rifugiati nel nord-est della Nigeria dalla regione dell’Estremo Nord del Camerun. Questi ritorni forzati continuano ad avvenire nonostante la recente firma dell’accordo tripartito volto a garantire, fra gli altri obiettivi, la natura volontaria dei rimpatri.
Dall’inizio dell’anno, il Camerun ha rimpatriato forzatamente verso i villaggi nigeriani lungo il confine oltre 2.600 rifugiati.
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati esprime preoccupazione in particolare per il fatto che tali rimpatri forzati siano continuati incessantemente anche dopo che il 2 marzo, a Yaoundé, i governi di Nigeria e Camerun hanno firmato un accordo tripartito con l’UNHCR per facilitare il rimpatrio volontario dei rifugiati nigeriani, nei casi in cui le condizioni lo consentono.
In Nigeria, lo staff dell’UNHCR ha ascoltato e ha documentato le testimonianze delle persone rimpatriate che riferiscono come le truppe camerunensi rimpatriano i rifugiati contro la loro volontà, senza nemmeno dare loro il tempo di portare con sé le proprie cose. Secondo lo staff dell’UNHCR che sta monitorando la situazione nelle zone di confine, in un solo episodio accaduto il 4 marzo, circa 26 uomini e 27 fra donne e bambini, sono stati rimpatriati dal villaggio di Amtide, un paese di frontiera nel distretto di Kolofata in Camerun, dove avevano cercato protezione.
Nello Stato nigeriano di Borno, in occasione di un’offensiva militare contro Boko Haram, alcuni rifugiati sono stati raccolti sui Monti Mandara, lungo il lato camerunense del confine, e trasferiti su camion in un campo rifugiati a Banki. Fra i rimpatriati vi erano anche un bambino di un anno e una donna incinta di nove mesi che ha partorito il giorno dopo l’arrivo nel campo.
Nel caos del trasferimento, diverse famiglie sono state separate e alcune donne sono state costrette a lasciare i propri figli in Camerun, fra i quali un bambino con meno di tre anni. Le persone rimpatriate hanno ricevuto cibo e acqua dalle agenzie umanitarie e sono ora accolte nel campo per sfollati interni di Banki. Lo staff dell’UNHCR ha inoltre registrato la presenza di circa 17 persone che sostenevano di essere cittadini camerunensi e di essere stati deportati a Banki. In questa regione molte persone si trovano, di fatto, senza documenti che attestino la loro nazionalità.
Se da un lato l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati riconosce la generosità del Governo del Camerun e delle comunità locali nell’accogliere oltre 85.000 rifugiati nigeriani, dall’altro rivolge un appello al Governo del Camerun affinché rispetti i propri obblighi sanciti dagli strumenti del diritto internazionali e regionale in materia di protezione dei rifugiati e dalle leggi camerunensi.
Il ritorno forzato di richiedenti asilo e rifugiati, è refoulement o rimpatrio forzato, e costituisce pertanto una grave violazione della Convenzione sui Rifugiati del 1951 e della Convenzione OUA del 1969, entrambe ratificate dal Camerun.
Nel 2016 altri gruppi di rifugiati nigeriani sono stati deportati verso il nord-est della Nigeria. Il 14 giugno 2016, ad esempio, 338 richiedenti asilo nigeriani, soprattutto donne e bambini, sono stati raccolti a Kolofata, nella regione dell’Estremo Nord, e rimpatriati dalle autorità camerunensi in Nigeria. Questo è avvenuto solo pochi giorni dopo che Camerun, Ciad, Niger e Nigeria avevano adottato la Dichiarazione di Azione di Abuja (Abuja Action Statement) sulla protezione delle persone nella regione del Bacino del Lago Ciad, e riaffermato, fra l’altro, l’importanza del principio di non-refoulement (non-rimpatrio).
Pur riconoscendo le legittime preoccupazioni in merito alla sicurezza nazionale espresse dal Governo del Camerun, l’UNHCR ricorda alle autorità che i rifugiati stessi fuggono dalle violenze e dagli attacchi di Boko Haram e che deve essere garantito loro l’accesso alla protezione e alla procedura di asilo.
In occasione dei recenti incontri col Governo del Camerun, l’UNHCR ha espresso profonda preoccupazione per i rimpatri forzati e ha chiesto rassicurazioni rispetto al suo impegno a rispettare l’accordo tripartito. L’Alto Commissariato si augura, inoltre, che le autorità camerunensi adotteranno le misure necessarie per conformarsi agli standard internazionali sul diritto di asilo e alla protezione dal refoulement.
La situazione di insicurezza persiste in alcune zone del nord-est della Nigeria e l’accesso ai servizi di base resta limitato. La maggior parte dei rifugiati che sono stati rimpatriati si trovano nelle condizioni di essere sfollati interni senza la possibilità di tornare nelle proprie aree di origine.
La crisi nella regione del Bacino del Lago Ciad ha costretto oltre 2,7 milioni di persone ad abbandonare le proprie case, e di queste circa 200.000 si sono rifugiate nei Paesi confinanti.
L’UNHCR si appella ai Paesi confinanti con la Nigeria affinché continuino a mantenere aperti i propri confini in modo da consentire l’accesso al territorio e alla procedura di asilo a tutte le persone che fuggono in cerca di sicurezza. L’UNHCR continua, inoltre, a monitorare la situazione di rifugiati e rimpatriati su entrambi i lati del confine.
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