Il 25 ottobre 343 rifugiati burundesi hanno fatto ritorno a casa dall’Uganda a bordo di un convoglio, portando a oltre 60.000 il numero di rifugiati che hanno volontariamente fatto ritorno in Burundi nell’arco di quest’anno. Di questi, circa la metà ha fatto ritorno dalla Tanzania, mentre gli altri sono ritornati da Rwanda, Repubblica Democratica del Congo (RDC), Kenya e, dall’inizio di ottobre, Uganda.
L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, sta supportando le operazioni di rimpatrio e ha condotto valutazioni volte ad assicurare che la decisione di fare ritorno sia volontaria, libera e ponderata e che il trasferimento avvenga in condizioni sicure e dignitose. Ogni settimana, in Burundi arrivano convogli di circa 1.500 persone.
All’arrivo in uno dei cinque centri di accoglienza, le famiglie che rientrano ricevono articoli domestici e aiuti in contanti per poter cominciare una nuova vita. Tuttavia, affinché il processo di reintegrazione sia sostenibile, è necessario maggiore sostegno sia per le comunità di accoglienza sia per i rimpatriati. Spesso, le infrastrutture sociali ed economiche esistenti sono inadeguate.
Nel mondo, sono numerose le crisi migratorie su scala internazionale protrattesi nel tempo. Quella del Burundi rappresenta uno dei rari esempi che vede un numero considerevole di rifugiati fare ritorno a casa. Tuttavia, in assenza di significativi investimenti volti a sostenere il processo di reintegrazione nelle aree in cui ritornano le persone precedentemente costrette a fuggire, l’intero ciclo della migrazione forzata potrebbe ripetersi.
L’UNHCR rivolge un appello affinché siano destinati maggiori finanziamenti al Piano congiunto 2021 per il ritorno e la reintegrazione dei rifugiati lanciato all’inizio dell’anno, che delinea i requisiti fissati da 19 partner umanitari e per lo sviluppo per poter sostenere i ritorni, una reintegrazione sostenibile e la resilienza delle comunità. A esemplificare gli sforzi fatti per sostenere le comunità, la settimana scorsa l’UNHCR ha inaugurato le attività del primo Centro nazionale per la prevenzione e il trattamento del COVID-19 nella provincia di Cankuzo, nel Burundi orientale, dove molti rifugiati stanno facendo ritorno.
Nonostante il crescente numero di persone che stanno facendo ritorno, solo circa il 10 per cento dei 104,3 milioni di dollari richiesti per sostenere i rimpatri e la reintegrazione in Burundi è stato impegnato.
Sono oltre 180.000 i rifugiati burundesi che hanno fatto ritorno a casa dal 2017, allorché è stato lanciato il programma di ritorno volontario assistito. Un aumento considerevole nel numero di rimpatri si è registrato, in particolare, a partire da luglio 2020, dopo le elezioni politiche tenutesi nel Paese.
Quasi 270.000 rifugiati burundesi continuano a vivere in esilio, accolti generosamente da Tanzania, Uganda, Ruanda, RDC, Kenya, Mozambico, Malawi, Sud Africa e Zambia.
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