L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, esprime preoccupazione per le recenti violenze verificatesi nella regione sudanese del Darfur che hanno costretto migliaia di persone a fuggire dalle proprie case per mettersi in salvo, anche oltre confine facendo ingresso in Ciad.
L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, esprime preoccupazione per le recenti violenze verificatesi nella regione sudanese del Darfur che hanno costretto migliaia di persone a fuggire dalle proprie case per mettersi in salvo, anche oltre confine facendo ingresso in Ciad.
Gli scontri intercomunitari, iniziati il 15 gennaio nel Darfur occidentale e diffusisi nel Darfur meridionale il giorno seguente, hanno causato la morte di 250 persone – compresi tre operatori umanitari – e costretto alla fuga più di altre 100.000.
Tra quanti fuggiti di recente, circa 3.500 sudanesi hanno raggiunto la provincia di Ouaddaï nel Ciad orientale. Questi rifugiati – in maggioranza donne e bambini – sono accolti in quattro località ubicate in aree estremamente remote che non dispongono di servizi di base né di infrastrutture pubbliche, e trovano riparo sotto gli alberi.
A causa dei rischi legati alla diffusione del COVID-19, le autorità locali ciadiane stanno indirizzando i nuovi arrivati verso un sito di transito presso cui osserveranno un periodo di quarantena prima di essere trasferiti a un campo rifugiati situato lontano dal confine. L’UNHCR sta mobilitando rapidamente gli aiuti destinati all’area per rispondere alle loro esigenze. Prima di quest’ultima serie di scontri, il Ciad accoglieva già oltre 360.000 rifugiati sudanesi.
In Sudan, l’UNHCR sta mobilitando risorse nell’ambito delle attività di risposta interagenzie volte ad assicurare assistenza alle persone colpite dagli scontri. L’Agenzia ha predisposto l’allestimento di alloggi di emergenza e la rapida distribuzione di altri beni di prima necessità, quali coperte, non appena le condizioni sul piano della sicurezza lo consentiranno.
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