L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) accoglie con favore la notizia che, negli ultimi otto anni, 100mila rifugiati bhutanesi sono stati reinsediati dai campi per rifugiati del Nepal verso paesi terzi. Si tratta di uno dei programmi di reinsediamento più grandi e di maggior successo. Realizzato in collaborazione con IOM, questo programma dimostra che anche le situazioni di lunga durata che coinvolgono rifugiati possono essere risolte grazie alla solidarietà internazionale.
Nei primi anni ’90, migliaia di persone sono fuggite dal Bhutan e hanno cercato rifugio nel Nepal orientale. Fino al 2007 erano circa 108mila i rifugiati bhutanesi che vivevano in sette campi nei distretti di Jhapa e Morang. Nonostante i programmi di assistenza umanitaria, sostenuti da diversi donatori, tra cui l’Unione Europea, la mancanza di prospettive di integrazione in esilio così come quelle di tornare in Bhutan aumentava la frustrazione della popolazione rifugiata.
Riconoscendo queste sfide, otto paesi hanno offerto nuove prospettive di vita grazie a un accordo cruciale per il reinsediamento firmato nel 2007. Da allora, più di 84.800 rifugiati sono partiti per gli Stati Uniti, mentre altri sono andati in Australia (5.554), Canada (6.500), Danimarca (874), Nuova Zelanda (1002), Paesi Bassi (327), Norvegia (566) e Regno Unito (358).
Con la fine del programma di reinsediamento nei prossimi mesi, saranno 10-12mila rifugiati quelli che l’UNHCR stima che rimarranno nei due campi del Nepal. Al fine di individuare soluzioni durature per questo gruppo, l’’UNHCR continuerà a lavorare con il governo del Nepal, l’OIM e gli altri partner, oltre che con la comunità internazionale.
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