L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha aperto questa settimana un nuovo campo, Hasansham U2, nell’Iraq settentrionale per poter accogliere un numero crescente di famiglie irachene che fuggono dai combattimenti in corso a Mosul ovest. I primi autobus carichi di persone sono arrivati al campo già nella giornata di martedì. Da questa mattina la nuova struttura ospita quasi 500 bambini, donne e uomini, 96 famiglie in tutto. Il campo si trova a circa 60 chilometri a ovest di Mosul, lungo l’autostrada per Erbil.
Questo è il dodicesimo campo costruito dall’UNHCR e dai suoi partner in risposta all’emergenza in corso a Mosul. È il più recente ed è stato allestito a meno di quattro settimane dall’apertura del campo di Hammam al-Alil 2, in grado di ospitare 30.000 persone e attualmente quasi al completo.
Ogni famiglia sfollata che arriva ad Hasansham U2 riceve una tenda e altri beni di prima necessità, tra cui coperte, stuoie, una stufa, contenitori, teli di plastica e un set da cucina. Ad oggi, sono state allestite oltre 1.000 tende, grazie alle quali sarà possibile accogliere più di 6.000 persone. In totale, la capacità di accoglienza del campo è pari a oltre 9.000 unità.
Il rischio per le persone che fuggono da Mosul è ormai molto elevato, in quanto il viaggio comporta gravi pericoli; stando alle testimonianze, le condizioni sono disperate e in continuo peggioramento. Le famiglie provenienti da Mosul ovest riferiscono di pesanti bombardamenti e combattimenti. Sappiamo inoltre, grazie alle informazioni fornite all’UNHCR, che in città mancano servizi di base, cibo, acqua e combustibili. Alcune famiglie hanno raccontato di riuscire a mangiare un solo pasto al giorno, che spesso consiste di pane, o farina e acqua, e a volte salsa di pomodoro.
L’UNHCR rinnova il suo appello a tutte le parti coinvolte nei combattimenti affinché venga consentito alla popolazione civile di poter lasciare le aree interessate dal conflitto e di avere accesso a zone sicure, compresi i cittadini attualmente intrappolati a Mosul. Allo stesso modo, la popolazione non deve essere costretta a tornare in aree non sicure.
Sei mesi dopo l’offensiva di Mosul, l’UNHCR ribadisce la propria preoccupazione per il continuo e massiccio flusso di persone in fuga. Nonostante gli enormi rischi che comportano questi viaggi, il numero di persone in fuga da Mosul ovest non accenna a diminuire.
Sono previsti altri forti flussi in uscita dal settore ovest della città. Per questo motivo, l’UNHCR, insieme ai suoi partner, continua ad allestire nuovi campi pronti a ricevere le persone che riescono ad abbandonare la città, disperatamente bisognose di assistenza. Un altro campo è in fase di costruzione, al Salamiya 2, destinato a 30.000 persone. Una volta completato, sarà in grado di ospitare fino a 60.000 persone.
Questi sforzi umanitari che l’UNHCR sta facendo per accogliere e assistere le famiglie di sfollati iracheni e i rifugiati fuggiti in Iraq sono seriamente messi a repentaglio dal calo dei finanziamenti. Solo il 18% dei nostri programmi a sostegno dei rifugiati e degli sfollati interni in Iraq sono attualmente finanziati (su un totale di 578 milioni di dollari USA, sono stati ricevuti 105,1 milioni). Questa situazione rischia di compromettere la nostra capacità di dare una risposta efficace e immediata alle crescenti esigenze umanitarie dell’Iraq.
Secondo le autorità irachene, sono oltre 630.000 le persone che sono fuggite da Mosul e dalle aree circostanti dal mese di ottobre 2016, cioè dall’inizio dell’operazione militare. Tra questi, ci sono gli oltre 434.000 sfollati fuggiti da Mosul ovest a partire da metà febbraio. Nel frattempo, circa 141.000 persone sono tornate nelle proprie aree di provenienza.
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