Il mese passato ha visto un picco nel numero di rifugiati iracheni che hanno rischiato il pericoloso attraversamento del confine con la Siria nel disperato tentativo di fuggire da Mosul, controllata dall’ISIL, dalla battaglia in corso per riconquistarla, e dai combattimenti nelle aree circostanti.
Dall’inizio di maggio, un totale di 4.266 rifugiati sono arrivati nel campo di Al-Hol, situato a 14 km dal confine con l’Iraq nel Governorato di Hasakah nel nord-est della Siria.
In vista di nuovi arrivi nelle prossime settimane, il primo di cinque ponti aerei di beni di emergenza, come tende e coperte, è arrivato dalla Giordania a Qamishli, nell’estremo nord del Governorato di Hasakah. La quantità totale di aiuti che arriverà sarà sufficiente per fornire sostegno fino a 50.000 persone, inclusi rifugiati e comunità ospitante.
Molti dei rifugiati arrivati di recente raccontano di essersi dovuti mettere nelle mani di trafficanti per poter compiere il viaggio da Mosul, che in genere richiede tra due giorni e una settimana di viaggio attraverso territori controllati dai gruppi estremisti, per raggiungere le aree di Hasakah, controllate dai Curdi. Una famiglia ha detto di aver impiegato oltre un mese per raggiungere la Siria da Mosul.
Di tutte le persone arrivate, 968 sono da allora riuscite a raggiungere il nord del paese, e attraverso il punto di confine di Yaroubia, a rientrare in Iraq e trovare zone sicure, a cui è possibile accedere solo passando attraverso la Siria. Altre 223 si sono spostate nel campo di Roj, nel nord di Hasakah per ricongiungersi con i familiari o cercare assistenza medica, mentre altre ancora sono ospitate da persone locali in diversi villaggi vicino al confine iracheno. L’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, lavorando con ONG locali, sta distribuendo tende, materassi e materassini per dormire ai nuovi arrivati, la maggior parte dei quali non dispongono di adeguato riparo e servizi sanitari.
L’Agenzia sta anche coordinando gli sforzi per rafforzare l’assistenza medica per coloro che ne hanno bisogno. Moltissime persone stanno soffrendo di malattie della pelle e altri problemi di salute causati dalla prolungata esposizione al caldo e alla polvere durante il viaggio, mentre cure mediche per coloro che soffrono di malattie croniche come diabete e cardiopatia sono altrettanto urgentemente necessarie.
Le azioni di soccorso sono complesse poiché il Governatorato di Hasakah è inaccessibile via terra dall’interno della Siria, e anche le consegne di aiuti umanitari delle Nazioni Unite attraverso il confine di Nuseybin in Turchia sono state sospese a partire dallo scorso anno a causa di problemi di sicurezza.
Il Governatorato di Hasakah ospita al momento circa 90.000 siriani sfollati dal lungo conflitto che da anni dilania il paese. Inoltre, sono presenti anche più di 16.000 rifugiati iracheni.
La zona di Hasakah, attorno ad Al-Hol, è stata protagonista di scontri tra diversi gruppi armati del conflitto civile siriano fino al 2014, quando le forze curde YPG hanno preso il controllo del luogo. All’inizio di questo mese migliaia di sfollati siriani del villaggio di Al-Hol sono potuti tornare a casa.
Il campo di Al-Hol era stato originariamente aperto nel 2004 per ospitare rifugiati iracheni, e più tardi, rifugiati palestinesi in fuga dal conflitto in Iraq. Era poi stato chiuso a giugno del 2010 quando gli ultimi rifugiati palestinesi erano stati trasferiti a Damasco, ma è stato di nuovo aperto a febbraio del 2016 per accogliere l’ultimo flusso di rifugiati iracheni.
Insieme ai suoi partner, l’UNHCR sta valutando la possibilità di ristabilire ulteriori campi a Al-Hol e in altri luoghi della regione, in vista di un possibile flusso di rifugiati in fuga dai combattimenti per il controllo di Mosul e delle zone circostanti.
Nel frattempo, in Iraq, le persone continuano ad arrivare nel campo di Debaqa, aperto di recente nella città di Makhmur nel Governatorato di Erbil, in fuga dai combattimenti in corso nel sud-est di Mosul, soprattutto nel distretto di Makhmur. Le autorità locali stimano che 30.000 nuove persone potrebbero essere sfollate nei prossimi mesi. Un eventuale assalto a Mosul potrebbe causare la fuga di oltre 600.000 persone.
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