L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, ed i suoi partner sono potuti rientrare nei campi di Mai Aini e di Adi Harush che accolgono i rifugiati eritrei nella regione del Tigray, in Etiopia. Gli scontri violenti divampati nell’area avevano impedito l’accesso al personale dell’Agenzia fin dal 13 luglio.
La distribuzione degli aiuti necessari è ripresa con urgenza il 5 agosto a beneficio dei 23.000 rifugiati presenti in entrambi i campi.
Tuttavia, l’accesso è limitato da una situazione complessa e fluida sul piano della sicurezza, e i rifugiati continuano a far fronte a condizioni di vita disperate. Servizi essenziali come l’assistenza sanitaria continuano a non essere disponibili e la disponibilità di acqua potabile è in procinto di esaurirsi.
L’UNHCR chiede un corridoio sicuro che permetta di trasferire i rifugiati accolti a Mai Aini e Adi Harush nel nuovo campo di Alemwach, vicino alla città di Dabat, distante circa 135 km.
Mentre UNHCR e ARRA, l’Agenzia etiope per gli affari inerenti a rifugiati e persone di ritorno, stanno completando i lavori nel sito di Alemwach, col supporto della comunità locale sono stati individuati alloggi di emergenza all’interno di strutture comunitarie a Dabat, e i primi 126 rifugiati trasferiti stanno ricevendo assistenza.
La settimana scorsa, l’accesso umanitario al Tigray è migliorato e il personale dell’UNHCR e 12 camion con a bordo aiuti di emergenza hanno raggiunto il capoluogo della regione, Macallè.
È necessario che tutte le parti in conflitto garantiscano accesso incondizionato al Tigray e a tutta la regione affinché UNHCR e partner possano intensificare la distribuzione di aiuti vitali e svolgere attività di protezione a beneficio di decine di migliaia di persone che hanno disperato bisogno di aiuto.
Dal 4 agosto, UNHCR, ARRA e l’organizzazione non governativa WISE hanno iniziato a rilasciare documenti di identità temporanei ai rifugiati eritrei arrivati ad Addis Abeba dai campi di Shimelba e di Hitsats, nel Tigray settentrionale, distrutti all’inizio di quest’anno. I documenti, la cui validità è di tre anni, permetteranno ai rifugiati di accedere ad aiuti, servizi e protezione.
L’UNHCR, inoltre, esprime preoccupazione in relazione ai nuovi esodi di persone in fuga dai combattimenti in corso nelle regioni etiopi di Amhara e di Afar. Secondo stime delle autorità locali e dell’Ufficio ONU per il Coordinamento degli Affari umanitari (OCHA), gli sfollati interni sono 100.000 nell’Amhara e 70.000 nell’Afar.
L’UNHCR ha anche osservato un incremento nel numero di rifugiati che fanno ingresso in Sudan dall’Etiopia. Il mese scorso, più di 275 rifugiati, di cui circa 40 eritrei, sono arrivati ad Hamdayet, in Sudan, al confine col Tigray. Un gruppo più numeroso composto da circa 900 persone di etnia qemant ha fatto ingresso in Sudan dall’Amhara tramite Gallabat. UNHCR e partner, congiuntamente, stanno rispondendo e supervisionando i piani di preparazione in caso di ulteriori flussi di persone verso il Sudan orientale.
L’UNHCR ha lanciato un appello da 164,5 milioni di dollari per assicurare assistenza a 96.000 rifugiati eritrei e 650.000 sfollati interni nel Tigray e fino a 120.000 rifugiati etiopi presenti nel Sudan orientale.
Circa 101,3 milioni di dollari, ovvero il 61 per cento dei fondi chiesti dall’appello, serviranno ad assicurare aiuti essenziali quali alloggi, articoli domestici e servizi di protezione, tra cui sostegno alle persone sopravvissute a violenza di genere, all’interno del Tigray.
Inoltre, 63,2 milioni contribuiranno a rafforzare la risposta dell’UNHCR nel Sudan orientale e nello Stato del Nilo Azzurro, nei quali l’Agenzia sta garantendo attività di protezione, alloggi, approvvigionamento idrico e servizi igienico-sanitari, cure mediche, e logistica. L’UNHCR, infine, si sta adoperando con urgenza per predisporre le scorte necessarie e allestire strutture presso i valichi di frontiera per l’accoglienza di nuove persone in arrivo dall’Etiopia.
Il personale dell’UNHCR è pronto ad assistere queste popolazioni la cui sola àncora di salvezza è rappresentata dagli aiuti umanitari, popolazioni in parte ancora irraggiungibili a causa del conflitto in corso.
L’UNHCR continua a esortare le parti in conflitto a proteggere i civili, in linea con gli obblighi previsti dal diritto internazionale in materia di diritti umani, e chiede che sia garantito accesso sicuro e incondizionato per poter prestare assistenza a tutti coloro che ne hanno bisogno.
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