Da venerdì scorso, lo staff dell’UNHCR è a lavoro in Libia per far fronte agli urgenti bisogni umanitari a Sabratha, città a 80 chilometri a ovest della capitale Tripoli, e nelle zone limitrofe. Per tre settimane la città è stata teatro di cruenti combattimenti.
Al termine degli scontri, 3.000 famiglie libiche sono state costrette ad abbandonare le proprie case e più di 10.000 tra rifugiati e migranti sono in difficoltà e hanno bisogno urgente di assistenza. 2.000 sono le famiglie che hanno poi fatto ritorno alle loro case finiti gli scontri.
Sono più di 500 le case danneggiate o distrutte dai colpi di mortaio e dai bombardamenti. Le autorità locali riportano anche che un certo numero di scuole è stato danneggiato durante i combattimenti. L’UNHCR sta lavorando a stretto contatto con le autorità a Sabratha, Sorman e Zuwara per individuare e avviare progetti di rapido impatto, con un focus specifico sull’istruzione incluso il ripristino delle strutture scolastiche. L’UNHCR sta lavorando con il Comitato Locale di Crisi di Sabratha per fornire supporto agli sfollati interni e a quelli che hanno fatto ritorno alle loro case. Queste persone hanno bisogno urgente di alloggi temporanei, beni di prima necessità e supporto medico. Oggi, l’UNHCR sta distribuendo kit di primo soccorso alle autorità locali che coordinano la risposta a quest’emergenza.
Allo stesso tempo, circa 10.000 tra rifugiati e migranti che si trovano in serie difficoltà a Sabratha hanno un disperato bisogno di aiuti, dopo la fine dei combattimenti di venerdì scorso. Le autorità libiche hanno preso il controllo di diversi centri di detenzione non ufficiali, dove sono detenuti migranti e rifugiati in condizioni terribili e che erano gestiti da reti criminali specializzate nel traffico di esseri umani. Migranti e rifugiati sono stati trasferiti all’hangar che si trova nei pressi di Dahman. Questo sito sta iniziando a essere utilizzato come punto di raccolta e ospita al momento 4.500 persone. Nei giorni scorsi centinaia di persone erano state trasferite da Dahman ad altri centri di detenzione nella zona intorno a Tripoli e a Tripoli stessa.
Per l’UNHCR la priorità è lavorare sull’identificazione dei casi più vulnerabili che rischiano di essere trasferiti nei centri di detenzione. L’UNHCR ha già fatto presente alle autorità la necessità che i rifugiati al momento detenuti vengano rilasciati immediatamente e trasferiti in un posto sicuro dove l’UNHCR può fornire loro assistenza, inclusa l’accoglienza per le persone più vulnerabili.
Da lunedì, l’UNHCR ha iniziato ad inviare furgoni che trasportano materiali di prima necessità quali sacchi a pelo, kit igienici, cibo e coperte per fornire una risposta immediata ai bisogni più urgenti. L’UNHCR sta inoltre dislocando il proprio staff su tutto il territorio per poter valutare al meglio le necessità. Bisogni impellenti sono il supporto psicologico, cure d’emergenza, cibo, acqua, beni di prima necessità e ripari, anche perché molti tra i rifugiati e i migranti inclusi bambini e persone vulnerabili stanno dormendo all’aperto. Lo staff dell’UNHCR ha anche identificato persone con ferite, disidratate, affette da scabbia, asma, diarrea e diversi traumi causati degli eventi degli ultimi giorni. E’ stata rilevata anche la presenza di minori non accompagnati e separati, alcuni di loro hanno riferito di aver perso i genitori proprio in questi ultimi giorni durante gli scontri. L’UNHCR sta coordinando la risposta all’emergenza con altri partner.
Lo staff dell’UNHCR sul posto ha descritto uno scenario terribile. Molte persone sono estremamente traumatizzate e necessitano di supporto psicologico urgente. Centinaia le persone trovate senza scarpe e vestiti, molti sono feriti che hanno bisogno di assistenza medica urgente. L’UNHCR ha intanto fornito giacche per proteggersi dal freddo e tende per effettuare visite mediche.
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