Il Cile è diventato l’ultimo Stato ad aver aderito alle convenzioni internazionali sull’apolidia. La scorsa settimana il Paese ha formalmente depositato presso l’Ufficio Trattati delle Nazioni Unite a New York gli strumenti di adesione alla Convenzione del 1954 relativa allo status degli apolidi e alla Convenzione del 1961 sulla riduzione dell’apolidia.
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) accoglie con favore l’impegno del Paese a tutelare e promuovere il diritto fondamentale alla nazionalità. Senza una nazionalità le persone non hanno la possibilità di iscriversi a scuola, di accedere ai servizi medici, di cercare un impiego legale o persino di sposarsi.
L’apolidia colpisce milioni di persone in tutto il mondo e l’UNHCR ne sta promuovendo l’eliminazione. L’adesione del Cile alle due convenzioni rappresenta un passo importante verso questo obiettivo.
La determinazione del Cile nella lotta contro l’apolidia è dimostrata anche da un progetto conosciuto come Chile Reconoce, attualmente in corso di attuazione nel paese.
Si stima che 2.000 minori siano ancora a rischio di apolidia in Cile. A causa di un’interpretazione amministrativa della norma costituzionale, al momento della nascita a questi bambini è stato negato il diritto di accedere alla nazionalità cilena, in quanto i loro genitori erano considerati in una situazione migratoria irregolare. Nel 2014, le autorità hanno modificato l’interpretazione per soddisfare gli standard internazionali sui diritti umani.
Due anni dopo, nel 2016, è stato lanciato il progetto Chile Reconoce al fine di identificare e assistere tutte le persone rientranti nell’ambito dell’interpretazione legale anteriore al 2014. Ad oggi, 258 minori hanno ottenuto la conferma della nazionalità cilena grazie a questa iniziativa avviata in collaborazione dallo Stato, dall’UNHCR, dall’UNICEF e dalla società civile.
Il Cile è il novantesimo Stato ad aderire alla Convenzione del 1954 e il settantunesimo ad aderire alla Convenzione del 1961. La Convenzione del 1954 intende garantire che gli apolidi godano di un insieme minimo di diritti fino al momento in cui acquisiranno una nazionalità. La Convenzione del 1961 stabilisce le modalità per impedire che le persone diventino apolidi e ridurre nel tempo i casi di apolidia.
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