Il Comitato olimpico internazionale (CIO) ha conferito oggi la Coppa Olimpica all’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, per l’impegno profuso nel sostenere i rifugiati e le comunità che li accolgono attraverso lo sport, e nella promozione dei valori del Movimento olimpico in tutto il mondo.
La Coppa Olimpica è stata istituita nel 1906 da Pierre de Coubertin, fondatore del CIO e padre del Movimento olimpico moderno. Da allora, il riconoscimento è stato conferito ogni anno a un’organizzazione che “si è distinta per i meriti resi allo sport o che ha contribuito con successo alla promozione delle idee che animano lo spirito olimpico”.
Accettando l’onorificenza, Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha dichiarato: “Questo premio rappresenta un tributo che desidero condividere con i miei colleghi in tutto il mondo prodigatisi ben oltre il proprio dovere per offrire opportunità alle persone in fuga attraverso lo sport, anche nelle circostanze più difficili.
“Naturalmente, inoltre, rappresenta un tributo alle persone costrette alla fuga e alle comunità a cui l’UNHCR offre assistenza, le quali, comprendendo il potere trasformatore dello sport, hanno colto le opportunità che sono state date loro”.
Il Presidente del CIO, Thomas Bach, ha dichiarato: “L’UNHCR ha difeso fermamente i valori olimpici. L’impegno del CIO e dell’intero Movimento olimpico a favore dei rifugiati poggia sulla nostra fede incrollabile nel potere dello sport di rendere il mondo un posto migliore”.
Inoltre, ha aggiunto: “L’UNHCR è convinta dell’effetto benefico dello sport nel mondo. Per i bambini e per i giovani sradicati dalle guerre o dalle persecuzioni, lo sport è molto più di un’attività di svago. È un’opportunità di inclusione e di protezione – un’occasione per guarire, formarsi e crescere”.
Lo sport costituisce un pilastro fondamentale della missione dell’UNHCR volta a proteggere e investire nelle capacità di bambini e giovani in fuga, nonché promuovere l’inclusione sociale e incoraggiare il mantenimento di buone relazioni con le comunità di accoglienza.
“Sport non vuol dire solamente benefici dal punto di vista fisico”, ha affermato Filippo Grandi. “Lo sport favorisce il benessere fisico e mentale, il lavoro di squadra, l’amicizia e il rispetto, e promuove comprensione e relazioni positive tra le persone costrette alla fuga e i membri delle comunità che le accolgono. Quello che unisce UNHCR e CIO, nell’impegno a conseguire tali obiettivi, è un partenariato efficace e prezioso”.
I rifugiati di tutto il mondo si sono innamorati delle Olimpiadi nel 2016, quando dieci atleti rifugiati hanno partecipato in squadra ai Giochi di Rio de Janeiro, e altri due hanno gareggiato ai Giochi paralimpici.
Dai Giochi di Rio in poi, atleti rifugiati hanno partecipato ai Giochi asiatici indoor e di arti marziali tenutisi in Turkmenistan nel 2017, ai Campionati del mondo di atletica leggera IAAF di Londra nel 2017, e a innumerevoli altri eventi a livello regionale, nazionale e internazionale.
Durante la sua 133esima Sessione, svoltasi a Buenos Aires nel 2018, il CIO ha deciso di rafforzare il progetto avviato a Rio e istituire una seconda squadra olimpica di rifugiati (Refugee Olympic Team) destinata a partecipare alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Tale decisione rappresenta il desiderio di dare continuità all’impegno del CIO di fare la propria parte nella risposta alla crisi mondiale di rifugiati e di convogliare un messaggio di solidarietà e speranza a favore di milioni di rifugiati nel mondo.
Cinquanta atleti rifugiati titolari di borse di studio del CIO residenti in 20 Paesi e specializzati in 11 diverse discipline sportive stanno cercando di guadagnarsi un posto alle Olimpiadi, in previsione delle composizione finale della squadra di rifugiati che parteciperà ai Giochi di Tokyo che sarà annunciata a giugno. Le discipline comprendono atletica, badminton, boxe, ciclismo, judo, karate, tiro a volo, nuoto, taekwondo, sollevamento pesi e lotta.
Yiech Pur Biel, un rifugiato sudsudanese che ha gareggiato negli 800 metri a Rio e si è prefissato di partecipare alla sua seconda Olimpiade a Tokyo, ha dichiarato: “Il sostegno che ho ricevuto in questi anni dall’UNHCR e dal CIO è stato incredibile. Mi ha dato la possibilità di gareggiare a livello agonistico, visitare nuovi Paesi, e costruire nuove amicizie.
“Di conseguenza, ho potuto realizzare molti dei miei sogni e continuo a inseguirne altri. Sarei felicissimo di vedere ogni rifugiato – ragazzi e ragazze, uomini e donne – avere la possibilità di praticare diverse discipline sportive, indipendentemente da dove si trovino”.
Yusra Mardini, che ha preso parte ai giochi di Rio come nuotatrice e la cui drammatica odissea di rifugiata è oggi conosciuta in tutto il mondo, ha dichiarato: “Lo sport mi ha letteralmente salvato la vita, quindi credo fermamente che tutti dovrebbero poter praticare un qualunque sport. I benefici dello sport vanno ben oltre quelli per la salute: lo sport libera la mente da ogni preoccupazione, spinge a porsi degli obiettivi, insegna il rispetto per gli altri e aiuta a legare con gli estranei.
“In quanto Ambasciatrice di buona volontà dell’UNHCR, sarei felicissima di vedere tutti i rifugiati avere la possibilità di praticare sport, ed è proprio per questo che il lavoro dell’UNHCR e del CIO è inestimabile”.
Il partenariato dell’UNHCR col CIO prosegue da più di venticinque anni. Le due organizzazioni hanno firmato un Accordo di cooperazione nel 1994, e da allora hanno lavorato insieme in oltre 50 Paesi per offrire opportunità ai rifugiati a tutti i livelli attraverso lo sport, dalla società civile all’élite.
Nel 2017, il CIO ha lanciato l’Olympic Refuge Foundation (ORF), che mira a creare strutture e programmi sportivi sicuri, inclusivi e accessibili per i giovani rifugiati e sfollati interni e per le comunità che li accolgono. Il Presidente della fondazione è Thomas Bach, mentre Filippo Grandi ne è il Vice Presidente.
Il mese scorso, in occasione del Forum Globale sui Rifugiati di Ginevra, l’UNHCR e il CIO hanno annunciato una nuova Coalizione del mondo dello sport volta ad offrire ai giovani rifugiati opportunità tramite lo sport, migliorandone l’accesso a strutture, eventi e competizioni a tutti i livelli.
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