Il ciclone tropicale Chapala si è abbattuto il 3 novembre sulla regione di Hadramaut prima di passare a Shabwah lungo la costa del Mare Arabico in Yemen. Venti forti, piogge torrenziali e inondazioni hanno distrutto case, barche e bestiame, e hanno provocato l’interruzione dei servizi. Le prime notizie parlano di circa 1.600 famiglie sfollate a Hadramout, circa 150 a Shabwah, 25 ad Al Maharah e altre centinaia a Socotra.
Il giorno prima del ciclone, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) aveva trasferito 3.000 kit con beni non alimentari e 1.000 tende a Al Mukalla nella regione di Hadramout, e i partner dell’UNHCR hanno iniziato la distribuzione già il 4 novembre. Le operazioni di distribuzione hanno raggiunto inizialmente 350 le famiglie a Hadramout e sono tuttora in corso nelle zone colpite. L’UNHCR sta anche portando a Al Mukalla 5.000 kit per la costruzione di rifugi di emergenza. Nel preparare la risposta e nella sua concreta attuazione, l’UNHCR si sta coordinando con le autorità, le altre agenzie delle Nazioni Unite, le ONG, le organizzazioni della società civile e attraverso i Cluster Subnazionali per la Protezione e l’Accoglienza ad Aden.
Gli effetti del ciclone Chapala sono stati più gravi a Shabwah e a Hadramaut, che insieme hanno una popolazione di circa 1,9 milioni di persone. Jilaa, un villaggio di circa 1.150 abitanti nella regione di Shabwah, è stato completamente spazzato via e continuano ad arrivare informazioni di ulteriori devastazioni. Il 76% della popolazione (1,4 milioni di perosne) di queste regioni aveva già bisogno di assistenza umanitaria, compresi più di 100mila sfollati interni e più di 27mila tra rifugiati e migranti.
Prima del ciclone, l’isola yemenita di Socotra – situata a 350 km dalla terraferma nel Mare Arabico – aveva già subito molti danni e l’esodo della popolazione, con molte persone costrette a rifugiarsi in grotte, scuole o presso parenti. Almeno 170 case dell’isola sono state completamente danneggiate e altre 610 parzialmente danneggiate.
L’UNHCR in Yemen era in contatto con i colleghi presenti nel Somaliland e nel Puntland per dissuadere rifugiati, richiedenti asilo e migranti – soprattutto provenienti da Etiopia e Somalia – dall’imbarcarsi per raggiungere lo Yemen a causa delle condizioni pericolose del mare dovute al ciclone Chapala. Non sono stati segnalati nuovi arrivi dal primo di novembre. Dall’inizio del 2015, l’UNHCR ha contato quasi 70mila nuovi arrivi lungo le coste del Mar Rosso e del Mar Arabico. Oltre 11mila sono arrivati nel mese di ottobre, lungo la costa del Mare Arabico, e hanno ricevuto accoglienza e assistenza medica nel centro di Mayfa gestito dall’UNHCR a Shabwah, che finora ha resistito bene alla tempesta riportando solo lievi danni alle strutture.
L’UNCHR è stato informato dell’arrivo di una nuova tempesta tropicale che causaare un secondo ciclone, previsto a Socotra per domenica 8 novembre. L’UNHCR e le altre agenzie umanitarie stanno ulteriormente incrementando le misure di preparazione e risposta. Gli operatori dell’UNHCR in Somalia hanno ancora una volta divulgato messaggi di allerta attraverso le reti di partner e le comunità locali per dissuadere le persone dal mettersi in viaggio verso lo Yemen.
Nel corso degli ultimi mesi gli arrivi si erano spostati principalmente sulla costa del Mare Arabico per evitare le zone di intenso conflitto situate nella regione di Taizz, sulla costa yemenita del Mar Rosso. Lo Yemen ha 21,1 milioni di abitanti che necessitano di assistenza umanitaria: incluso l’accesso al cibo, all’assistenza sanitaria e all’acqua potabile. Inoltre, sono piu’ di 2,3 milioni gli sfollati interni provacati dall’inasprirsi del conflitto a partire dalla fine di marzo di quest’anno.
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