L’UNHCR, Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, elogia l’operato della Guardia Costiera italiana che, in coordinamento con Frontex – Agenzia europea della guardia costiera e di frontiera – ha soccorso negli ultimi tre giorni oltre 1.500 persone con il maltempo nel Mar Mediterraneo.
Almeno 8 corpi sono stati recuperati in seguito a quello che risulta essere almeno un naufragio accertato di un’imbarcazione pericolante e sovraffollata al largo delle coste libiche. Secondo la Guardia Costiera italiana, una nave francese, che opera nell’ambito Frontex, ha individuato e soccorso sabato quattro persone in alto mare a 30-40 miglia (48-64 Km) circa dalle coste libiche.
Secondo le prime testimonianze dei sopravvissuti vi sarebbero state almeno 100 persone a bordo di un gommone naufragato a 30-40 miglia dalle coste libiche, fra Tripoli e Misurata. Ieri sera (14 gennaio), la Guardia costiera italiana ha poi soccorso altre 34 persone nei pressi di piattaforme petrolifere a 55 miglia (88 Km) circa dalla costa libica.
Le autorità italiane riferiscono inoltre che tre persone soccorse in un’altra operazione di salvataggio sono morte per ipotermia, mentre altre due sono decedute a bordo di un gommone per soffocamento.
I sopravvissuti delle operazioni di soccorso dei giorni scorsi e le vittime sono già stati sbarcati sabato a Lampedusa e domenica a Messina. Il personale UNHCR ha assistito alle operazioni e alla commemorazione delle vittime.
“In quello che è già un tragico inizio di 2017 nel Mar Mediterraneo, sono davvero rincuorato nel vedere che la priorità di salvare vite umane viene messa in atto grazie agli sforzi di salvataggio della Guardia Costiera italiana e di Frontex, che hanno sfidato condizioni climatiche estreme per salvare tante persone”, ha detto Vincent Cochetel, direttore per l’Europa dell’UNHCR.
“I sopravvissuti – che siano rifugiati o migranti – sono passati attraverso inimmaginabili sofferenze fisiche e psicologiche”, ha detto Cochetel, aggiungendo che l’UNHCR lavorerà a stretto contatto con le autorità per indirizzarli ai servizi sanitari competenti.
L’anno scorso è stato l’anno più letale mai registrato nel Mar Mediterraneo, con più di 5.000 morti rispetto ai 3.771 del 2015.
Questo letale principio di anno mette in evidenza l’urgente necessità per gli Stati di incrementare i percorsi per l’ammissione dei rifugiati, come il reinsediamento, le sponsorizzazioni private e il ricongiungimento familiare, in modo che non debbano ricorrere a viaggi pericolosi e a servirsi dei trafficanti.
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