L’UNHCR esprime profondo rammarico per l’ennesima perdita di vite umane in due tragedie consumatesi nelle prime ore di oggi, quando almeno 42 persone provenienti da Siria, Afghanistan e Iraq, fra le quali 18 donne, 17 bambini e 7 uomini, hanno perso la vita a largo di Farmakonisi e Kalymnos, isolotti nei pressi delle isole di Leros e Kalymnos, nel sud-est Egeo. Con il deteriorarsi delle condizioni meteo, rifugiati disperati in cerca di sicurezza sono costretti a correre rischi straordinari, attirati anche da sconti offerti dai trafficanti.
Il personale dell’UNHCR ha accolto i sopravvissuti nei porti di Kalymnos e Leros e li sta assistendo per soddisfare i loro bisogni di base, incluso un alloggio in camere d’albergo, supporto psicologico, collegamento con le autorità e la comunicazione con le famiglie che si trovano all’estero.
Nonostante una temporanea diminuzione degli arrivi nei giorni scorsi, nelle ultime 48 ore è stato osservato un aumento con più di 3.000 persone che arrivano ogni giorno sulle isole greche in condizioni meteo burrascose. I rifugiati appena arrivati hanno raccontato all’UNHCR che i costi dei trafficanti negli ultimi giorni si erano dimezzati. Questo sconto rappresenta un orrendo incentivo a correre rischi straordinari, dato il deteriorarsi delle condizioni meteo.
Secondo la Guardia Costiera ellenica, almeno 60 persone sono morte fino ad oggi nelle acque territoriali greche del Mar Egeo dall’inizio dell’anno, mentre almeno 10 persone risultano disperse. Decine di più persone in più hanno perso la vita nelle acque territoriali turche dall’inizio dell’anno. Solo ieri (21 gennaio), i media hanno riportato la morte di almeno 12 persone al largo delle coste turche occidentali, nel tentativo di raggiungere l’isola di Lesbo.
“E’ drammatico che i rifugiati, comprese le famiglie con bambini piccoli, si sentono costretti ad affidare la loro vita a trafficanti senza scrupoli in mancanza di vie sicure e legali per i rifugiati che cercano protezione. Questa è una triste testimonianza della disperazione da cui fuggono queste persone, ma anche del totale disprezzo verso la vita umana dimostrato da coloro che organizzano questi viaggi pericolosi”, ha dichiarato Philippe Leclerc, Rappresentante provvisorio dell’UNHCR in Grecia.
Da inizio anno, la Guardia Costiera ellenica, assistita da Frontex e da imbarcazioni private, ha partecipato al salvataggio di una serie di imbarcazioni in difficoltà che imbarcavano acqua, che si sgonfiavano pericolosamente, con guasti al motore, o a corto di carburante. L’UNHCR esprime apprezzamento per l’operato della Guardia Costiera ellenica e degli altri attori, per i loro sforzi volti ad aiutare e salvare centinaia di vite umane, in condizioni molto difficili e spesso pericolose.
L’UNHCR ribadisce la necessità di un robusto rafforzamento delle operazioni di ricerca e soccorso nel Mar Egeo, nonché l’apertura di un numero maggiore di vie legali per i rifugiati: reinsediamento più ampio dai paesi al confine con la Siria e ammissione umanitaria, ricongiungimento familiare, visti umanitari, e altre misure. Con maggiori percorsi legali per l’Europa ed altre destinazioni, un minor numero di persone che necessitano di protezione internazionale sarà costretto a ricorrere a trafficanti senza scrupoli e ad intraprendere pericolosi viaggi irregolari.
Nel 2015, un numero record di circa 860.000 persone, per lo più siriani, afghani e iracheni, ha raggiunto la Grecia via mare. Nello stesso anno, più di 700 persone sono morte o scomparse nel Mar Egeo (sia in acque territoriali greche che turche). Finora nel 2016, circa 38.000 persone, principalmente rifugiati, hanno raggiunto le isole greche.
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