L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), preoccupata per lo stato d’insicurezza che si sta diffondendo nella già instabile Repubblica Centrafricana, condanna le violenze esplose nel paese, tra cui l’attacco omicida e di rappresaglia sferrato contro il campo per sfollati interni nella città di Batangafo.
Martedì, combattenti ribelli sono entrati nel campo di Batangafo, presumibilmente per vendicare l’uccisione di due giovani musulmani avvenuta il giorno stesso nel campo. Secondo un primo rapporto, avrebbero aperto il fuoco e incendiato rifugi e capanne, seminato il panico tra la popolazione e ucciso cinque persone. Tra queste, anche un’anziana signora, morta tra le fiamme nelle sua capanna.
Circa 5.500 persone hanno abbandonato il campo e hanno cercato protezione in aree più sicure vicine al campo dei peace-keepers dell’ONU e al compound di Medici Senza Frontiere. Circa 730 capanne sono state distrutte nell’attacco, anche uno spazio comunitario per i giovani del campo è stato distrutto.
Esplosioni di violenza e spostamenti forzati di persone sono stati registrati anche nella città centrale di Bambari e nelle zone circostanti. Mercoledì mattina, uomini armati che si crede siano ex-Seleka, hanno ucciso due studenti nella città di Bambari.
Venerdì scorso, un altro attacco al villaggio di Awatche, a 25 km circa da Bambari, ha costretto circa 900 persone a cercare rifugio in una campo dell’UNHCR a Pladama Ouaka, che attualmente accoglie 1.850 rifugiati sudanesi.
“L’UNHCR condanna con forza questi terribili attacchi in cui hanno perso la vita persone innocenti e fa appello a tutte le parti in causa affinché venga riportata la calma e garantito il rispetto della natura civile ed umanitaria dei campi per sfollati interni,” ha dichiarato Charles Mballa, Vice Delegato dell’UNHCR per la Repubblica Centrafricana. “Tutti noi abbiamo la responsabilità di proteggere i civili e preservare la neutralità e la sicurezza di questi campi,” ha aggiunto.
Gli eventi di ieri, a Batangafo, sono un chiaro esempio di come ogni incidente possa innescare una spirale di violenza. Nonostante la relativa situazione di tranquillità da gennaio 2015, la capitale Bangui è stata severamente colpita dalle violenze iniziate il 26 settembre e tutt’ora in corso. Tali scontri armati, iniziati dopo l’uccisione di un taxista musulmano, hanno causato la morte di almeno 90 persone e costretto oltre 40.000 a fuggire verso luoghi più sicuri.
Prima che scoppiasse l’ultima ondata di violenza, nella Repubblica Centrafricana c’erano circa 399.000 sfollati interni (a metà ottobre), mentre quasi 460.000 persone erano fuggite nei paesi vicini.
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