L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, chiede 745 milioni di dollari per l’implementazione di misure di preparazione e prevenzione contro la diffusione del COVID-19 tra le popolazioni di rifugiati e sfollati. La cifra corrisponde alla quota destinata all’UNHCR nell’ambito delle versioni aggiornate del Piano di risposta umanitaria globale delle Nazioni Unite e dell’appello per la raccolta di 6,7 miliardi di dollari, lanciati giovedì scorso. Si tratta di una revisione al rialzo della cifra di 255 milioni di dollari richiesta nell’ambito dell’appello iniziale a favore dell’UNHCR lanciato il 25 marzo, effettuata sulla base delle più recenti valutazioni relative alle necessità di attenuare l’impatto della pandemia tra le persone costrette alla fuga.
Con il coronavirus ormai diffuso in tutti i Paesi, compresi quelli che accolgono popolazioni sfollate di grandi dimensioni, i 71 milioni di rifugiati e persone costrette alla fuga presenti nel mondo sono tra i più esposti e vulnerabili alla minaccia del virus.
Sebbene, ad oggi, non si siano registratifocolai all’interno degli insediamenti di rifugiati o sfollati interni di vaste dimensioni, l’UNHCR sta intervenendo prontamente in 134 Paesi di accoglienza che hanno riferito casi locali di contagio.
“La pandemia sta infliggendo profonde ferite in tutto il mondo, in particolare su donne e anziani. L’impatto sulle vite precarie delle persone fuggite da guerre e persecuzioni e sulle comunità di accoglienza è stato devastante”, ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati. “Insieme alle ONG partner, le Nazioni Unite sono determinate a continuare ad assicurare assistenza alle persone in fuga e alle comunità che le accolgono e a garantirne l’inclusione nei piani di risposta di salute pubblica e di sicurezza sociale”.
Ad oggi, il coronavirus ha contagiato oltre quattro milioni di persone causandone il decesso di quasi 280.000 su scala mondiale. Essendo previsto che, nei Paesi più poveri, il picco non sarà raggiunto prima dei prossimi tre-sei mesi, le unità dell’UNHCR di tutto il mondo si stanno preparando a intervenire rapidamente, anche nei peggiori scenari.
È evidente come l’impatto economico della crisi subito dai rifugiati sia stato profondamente duro e devastante. In Medio Oriente e in Africa, centinaia di migliaia di rifugiati hanno chiesto sostegno finanziario con urgenza per coprire i costi delle esigenze quotidiane, dal momento che, da marzo, in molti Paesi sono stati imposti il confinamento e altre misure di protezione della salute pubblica. In Libano, Paese alle prese con una recessione economica già prima della pandemia, oltre la metà dei rifugiati consultati tramite sondaggio dall’UNHCR a fine aprile ha riferito di aver perso le usuali opportunità di sostentamento, per esempio di lavoro alla giornata. Dei rifugiati intervistati, il 70 per cento ha dichiarato di dover saltare i pasti. L’impatto sulle donne rifugiate è profondo, dato che quasi tutte quelle occupate in attività lavorative ha affermato che la propria fonte di reddito è stata interrotta.
L’UNHCR esprime preoccupazione in merito al fatto che la perdita di redditi e dei mezzi di sostentamento giornalieri possa determinare disagi sul piano psicosociale. In Giordania, i nostri partner registrano un aumento significativo del numero di consulenze effettuate dai servizi di salute mentale e psicosociale a partire da marzo.
La categorie particolarmente a rischio di povertà e sfruttamento comprendono le donne che hanno a carico nuclei familiari, minori separati e non accompagnati, persone anziane ed LGBTI. La loro situazione puo’ essere migliorata attraverso aiuti di emergenza, in particolare mediante sovvenzioni dirette in denaro.
Grazie ai contributi tempestivi e generosi elargiti da sostenitori privati e governi donatori, l’UNHCR ha potuto intensificare la risposta al coronavirus in tempi rapidi. In poche settimane, l’UNHCR ha ottenuto e consegnato alle operazioni sul campo oltre 6,4 milioni di mascherine, 850.000 camici, 3.600 bombole di ossigeno, 640 respiratori, più di 1.600 moduli abitativi e 50 ospedali da campo. Inoltre, sono state trasportate tramite ponte aereo sei tonnellate di dispositivi di protezione individuale (DPI) e forniture mediche e sono stati erogati 30 milioni di dollari di aiuti in denaro contante per far fronte alle esigenze derivanti dal COVID-19 in 65 Paesi.
I fondi permetteranno all’UNHCR di rafforzare ulteriormente i servizi per la salute e igienico-sanitari nazionali mediante una fornitura maggiore di DPI, farmaci, sapone e altri prodotti per l’igiene. L’UNHCR sta inoltre lavorando per: incrementare gli aiuti in denaro destinati alle famiglie rifugiate più vulnerabili vittime della crisi economica; migliorare gli alloggi all’interno degli insediamenti sovraffollati per prevenire la trasmissione del virus da persona a persona; e assicurare scorte mensili di aiuti e prodotti igienico-sanitari durantele distribuzioni che avvengono secondo le raccomandazioni di distanziamento fisico.
I finanziamenti, inoltre, consentiranno all’UNHCR di rafforzare le attività di protezione e assistenza, compresi i servizi di protezione dei minori e delle persone esposte a violenza sessuale e di genere. Data la situazione, l’UNHCR sta adeguando con urgenza i propri programmi di assistenza salvavita rivolti alle persone sopravvissute a violenze e si batte affinché i servizi sanitari, di sostegno psicosociale e sicurezza siano garantiti in quanto essenziali e restino accessibili a rifugiati e sfollati.
Oltre l’80 per cento dei rifugiati e quasi l’intera popolazione di sfollati interni di tutto il mondo sono accolti in Paesi a reddito basso o medio, alcuni dei quali colpiti duramente da conflitti, fame, povertà e malattie. Molte delle persone costrette alla fuga vivono in aree urbane densamente popolate o campi, spesso in condizioni abitative precarie, all’interno dei quali dispongono di misure di salute pubblica, strutture igienico-sanitarie e sistemi di protezione sociale ridotti e inadeguati.
Di conseguenza, l’UNHCR sta dando priorità all’implementazione di misure di preparazione e prevenzione volte a mitigare la minaccia della pandemia. Si tratta di interventi fondamentali per scongiurare l’aumento del tasso di fatalità tra rifugiati e popolazioni sfollate spesso dovuto alle condizioni di sovraffollamento in cui vivono e all’inadeguatezza dei servizi medici, di approvvigionamento idrico e igienico-sanitari.
I fondi richiesti nell’ambito della versione aggiornata dell’appello dell’UNHCR sono destinati a coprire i costi previsti dal budget per rispondere agli effetti del coronavirus fino alla fine dell’anno. L’UNHCR esprime gratitudine nei confronti dei donatori che hanno già elargito finanziamenti di vitale importanza. Il supporto tempestivo assicurato sin dall’inizio da Stati Uniti, Germania, Unione Europea, Regno Unito, Giappone, Danimarca, Canada, Irlanda, Sony Corporation, Svezia, Finlandia, Norvegia e Australia, nonché da singoli donatori privati in tutto il mondo, ha permesso all’Agenzia di intensificare le attività di assistenza a livello globale.
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