L’UNHCR ribadisce la sua profonda convinzione che solo attraverso una risposta unitaria e comune di tutta l’Europa si possa affrontare l’attuale crisi di rifugiati e migranti. Misure individuali prese da singoli paesi non serviranno a risolvere il problema, ma solo a peggiorare una situazione già caotica, provocando sofferenze alle persone e tensioni tra gli Stati, in un momento in cui invece l’Europa necessita di maggiore solidarietà e fiducia reciproca.
L’UNHCR esprime la sua forte preoccupazione per la serie di misure restrittive introdotte recentemente dall’Ungheria e per il modo in cui vengono attuate. Si tratta di misure che limitano fortemente l’ingresso di rifugiati al confine. La nuova legislazione prevede misure deterrenti, che, se applicate a richiedenti asilo e rifugiati, sono contrarie al diritto internazionale e alla giurisprudenza europea.
“L’UNCHR ribadisce il suo appello alle autorità ungheresi affinché assicurino libero accesso alle persone bisognose di protezione, in linea con i suoi obblighi legali e morali”, ha detto ieri l’Alto Commissario per i Rifugiati, António Guterres. “Gli Stati dovrebbero gestire i propri confini in conformità con il diritto internazionale e comunitario, ivi compreso il diritto a chiedere asilo,” ha aggiunto Guterres.
Sarebbero solo pochi i richiedenti asilo a cui è stato permesso di entrare in Ungheria attraversando il confine ufficiale. L’UNHCR è particolarmente scioccato ed amareggiato nel vedere che anche a rifugiati siriani, incluse famiglie e bambini, è stato impedito di entrare nell’Unione Europea con cannoni ad acqua e gas lacrimogeni.
L’Ungheria ha anche iniziato a rimandare indietro i richiedenti asilo in Serbia, nonostante il parere negativo dell’UNHCR. La giustificazione che ai rifugiati possa essere impedito l’ingresso perché possono essere rimandati in Serbia non considera il fatto che la Serbia sta ancora costruendo un sistema d’asilo e che non è in grado di far fronte al flusso consistente di persone che necessitano di protezione.
Per quanto riguarda i rifugiati che sono detenuti per aver attraversato il confine illegalmente e che saranno accusati per questo, l’UNHCR ricorda agli Stati i loro obblighi previsti dalla Convenzione per i Rifugiati delle Nazioni Unite e, in particolare, l’articolo 31 (che riguarda la depenalizzazione per richiedenti asilo e rifugiati rispetto ad ingresso irregolare e permanenza sul territorio).
“Attraversare un confine per richiedere asilo non è un crimine,” ha sottolineato Guterres.
Alla luce del risultato della riunione dei Ministri della Giustizia e degli Interni e la nuova situazione al confine ungherese, ieri a Bruxelles l’UNHCR ha proposto un piano d’azione di emergenza per rispondere alla crisi, che prevede:
1) L’immediata creazione di strutture in Grecia per ricevere, assistere, registrare e proteggere le persone in arrivo.
2) L’immediato avvio del processo di ricollocamento di 40,000 rifugiati dalla Grecia e dai centri presenti in Italia ai Paesi dell’Unione partecipanti, come concordato dal Consiglio. Questo processo deve poi essere ampliato con un ulteriore impegno volontario da parte degli Stati europei contrariamente alle nuove proposte della Commissione Europea.
3) Un pacchetto di emergenza dell’Unione Europea per la Serbia per la costruzione di un analogo sistema di assistenza, registrazione e ricollocamento di persone in altri paesi europei.
Parallelamente, l’UNHCR insiste sul bisogno di aumentare sostanzialmente le opportunità per i rifugiati siriani ospitati nei paesi confinanti con la Siria di poter accedere a canali legali verso l’Europa, che includono l’aumento delle opportunità di ricollocamento, di ammissioni per motivi umanitari, di ricongiungimento familiare e la concessione di visti per motivi di studio.
Nel contempo, un numero crescente di rifugiati si sta muovendo verso la Croazia. L’UNHCR ha offerto il proprio sostegno immediato alle autorità croate e sta mobilitando team supplementari, servizi e attrezzatura di primo soccorso sia in Grecia che in Serbia, in quanto più di 4.000 rifugiati e migranti continuano ad arrivare ogni giorno in Grecia.
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