Nella giornata dell’8 agosto, in risposta al massiccio afflusso di venezuelani in arrivo nel paese, il governo dell’Ecuador ha dichiarato lo stato di emergenza in relazione agli ingressi nelle province di Carchi, Pichincha ed El Oro. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) accoglie con favore e sostiene questa decisione, che consente all’Ecuador di assegnare risorse aggiuntive e rafforzare la sua risposta, ribadendo la lunga tradizione dell’Ecuador nell’accoglienza dei rifugiati e di altre persone che attraversano i suoi confini.
L’esodo dei venezuelani dal loro Paese è uno dei più grandi movimenti di massa della storia dell’America Latina.
Dall’inizio dell’anno, circa 547mila venezuelani hanno fatto ingresso in Ecuador attraverso il confine colombiano con una media giornaliera compresa tra le 2.700 e le 3.000 persone, uomini, donne e bambini. Tuttavia, l’afflusso sta ora accelerando e nella prima settimana di agosto circa 30mila venezuelani sono entrati nel Paese (oltre quattromila al giorno).
Molti venezuelani si spostano a piedi in un’odissea di giorni e persino di settimane in condizioni precarie. Molti hanno esaurito le risorse per continuare il loro viaggio e, trovandosi in condizioni di indigenza, sono costretti a vivere con grandi difficoltà nei parchi pubblici e a ricorrere all’elemosina e ad altri meccanismi negativi per far fronte ai loro bisogni quotidiani. Fino al 20 per cento dei nuovi arrivati sono persone con esigenze specifiche di protezione e con altre vulnerabilità; tra di essi ci sono donne e bambini a rischio, famiglie e nuclei monoparentali e persone con disabilità che hanno urgente bisogno di assistenza. Le donne e le ragazze rappresentano il 40 per cento dei nuovi arrivati e devono affrontare gravi rischi di violenza sessuale, in particolare per quel che riguarda la tratta e la necessità di offrire prestazioni sessuali come mezzo per potersi garantire la sopravvivenza (survival sex). Sono state altresì registrate in alcuni contesti reazioni xenofobe all’esodo.
Con la dichiarazione dello stato di emergenza, l’Ecuador sta già assegnando risorse e intensificando la sua risposta a questo drammatico aumento degli arrivi di venezuelani. Un esempio è rappresentato dal rapido potenziamento da parte delle autorità ecuadoriane per l’immigrazione della loro capacità di registrare ogni giorno fino a 5.600 persone in ingresso nel Paese e garantire che le persone non debbano più dormire all’addiaccio sul lato ecuadoriano del confine in attesa che la loro richiesta venga registrata.
La maggior parte dei venezuelani che entrano in Ecuador continua il proprio viaggio verso il Perù e il Cile. Sono circa il 20 per cento, tuttavia, quelli che rimangono nel paese, tanto che in circa settemila hanno chiesto asilo dal 2016. Il sistema di asilo gestito dal governo è sotto pressione. L’Ecuador ha anche offerto altre forme di permesso di soggiorno legale a decine di migliaia di venezuelani.
L’UNHCR sta intensificando la sua risposta per stabilire un piano di emergenza e le azioni necessarie per l’assistenza umanitaria. Sotto la guida del governo ecuadoriano, insieme all’Organizzazione internazionale per le Migrazioni (OIM), e in stretta collaborazione con il team ONU di stanza nel paese e dei partner delle ONG, l’UNHCR continuerà a rispondere alle esigenze immediate di protezione e assistenza provocate dall’afflusso di cittadini venezuelani. L’UNHCR ha rafforzato la sua presenza presso i principali valichi di frontiera nel nord e prevede di farlo nel sud del Paese; sta intensificando le sue capacità generali di risposta operativa e di emergenza; fornisce assistenza tecnica e sostiene il governo nel potenziare la procedura di determinazione dello status di rifugiato, la registrazione e altri meccanismi per offrire protezione; lavora per identificare i venezuelani vulnerabili così da poterli segnalare e assistere; e si assicura che richiedenti asilo, rifugiati e migranti abbiano una protezione effettiva e accesso ad altre informazioni vitali.
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