L’UNHCR, l’Agenzia dell’ONU per i Rifugiati, plaude all’adesione da parte del governo e della popolazione della Repubblica del Congo alla convenzione del 1954 sullo stato delle persone apolidi e alla convenzione del 1961 sulla riduzione dell’apolidia.
In un paese con una popolazione di circa 6 milioni di persone, circa 200.000 sono stati identificati dal governo come a rischio di apolidia. Nel 2019 il Paese si è impegnato formalmente a firmare le convenzioni fondamentali, durante la riunione del comitato esecutivo dell’UNHCR.
Quattro anni dopo, il 10 ottobre 2023 la Repubblica del Congo ha finalizzato il processo di adesione, diventando così il novantasettesimo paese ad aderire alla convenzione del 1954 e il settantanovesimo ad aderire alla convenzione del 1961.
“L’adesione della Repubblica del Congo a queste convenzioni è un risultato lodevole e la prova concreta dell’impegno incrollabile del paese per l’eliminazione dell’apolidia, che ha effetti devastanti sulle vite di milioni di persone in tutto il mondo” ha detto Gillian Triggs, Vice Alto Commissario per la protezione dell’UNHCR. “La Repubblica del Congo rappresenta un esempio per gli altri paesi africani. Il dramma per milioni di persone apolidi si può risolvere grazie alla volontà politica e ai cambiamenti legislativi”.
L’UNHCR lavora in stretta collaborazione con il governo congolese per prevenire e risolvere i problemi legati all’apolidia ed è pronta a sostenere la Repubblica del Congo nella piena applicazione delle due convenzioni. Nell’ambito del sostegno dell’UNHCR allo sforzo del governo per migliorare i sistemi anagrafici e far fronte al problema dell’apolidia in tutto il Paese, dal 2018 sono stati consegnati più di 30.300 certificati di nascita ad altrettante persone a rischio di apolidia, comprese 5.300 persone di popolazione indigena che sono a rischio ancora più alto.
Oggi, a milioni di persone in tutto il mondo è negata una nazionalità. Nel 2022 l’UNHCR ha dichiarato che ci sono oltre 4,4 milioni di persone apolidi o di nazionalità non definita in 95 paesi. Senza nazionalità, le persone apolidi non riescono ad usufruire appieno ai diritti umani fondamentali e a partecipare alla vita civile: dall’istruzione all’assistenza sanitaria e al mercato del lavoro, fino alla libertà di movimento e al diritto di voto, fra le altre cose.
Nel 2014 l’UNHCR ha lanciato la campagna globale #IBelong con l’obiettivo di mettere fine all’apolidia. Dal lancio della campagna, 23 paesi hanno aderito a una o entrambe le convenzioni sull’apolidia, manifestando una forte volontà politica a porvi fine. Decine di migliaia di persone in Asia, Europa, Africa e nelle Americhe hanno ora accesso alla cittadinanza, grazie ai cambiamenti legislativi recentemente entrati in vigore.
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