Una madre siriana e i suoi due figli (di tre e i sei anni) sono tra le ultime persone ad aver perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo dalla Libia.
Lunedì 7 luglio la guardia costiera libica ha informato l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) di aver recuperato 12 corpi da una barca che aveva subito un incidente, avvenuto probabilmente domenica 6 luglio.
Tra le vittime si contano tre siriani, tre cittadini eritrei e altri sei africani di nazionalità ancora da determinare. Si ritiene che l’imbarcazione, che aveva una capienza di circa 200 persone e che però probabilmente ne portava molte di più, si sia capovolta al largo delle coste di Tripoli.
Le operazioni di ricerca e soccorso sono ancora in corso e la sorte delle altre persone che potevano essere a bordo della nave è tuttora sconosciuta.
Con questa ultima tragedia si stima che dall’inizio del 2014 circa 217 persone siano annegate al largo della coste libiche nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. Queste vittime vanno ad aggiungersi ad almeno altre 290 persone morte o disperse a causa di incidenti in barca nelle acque al largo dell’Italia, della Turchia e della Grecia. Il bilancio dei morti nel Mediterraneo dall’inizio dell’anno è di 500 persone.
L’UNHCR esprime soddisfazione per le operazioni di ricerca e soccorso realizzate dalle autorità governative, ma richiede che tali operazioni vengano ulteriormente rafforzate, in particolare nelle zone ad alta concentrazione di attraversamenti in barca.
L’Agenzia sta anche sollecitando gli Stati in tutto il mondo affinché individuino alternative legali ai pericolosi viaggi in mare, come ad esempio l’incremento dei ricongiungimenti familiari, procedure per il reinsediamento piu’ veloci e ammissioni umanitarie. I governi sono inoltre invitati a evitare misure punitive o deterrenti, tra cui la detenzione di persone in cerca di sicurezza.
I funzionari dell’UNHCR di Tripoli e Bengasi hanno registrato quasi 37.000 richiedenti asilo e rifugiati; tra di essi, i siriani costituiscono il gruppo più numeroso (18.655), seguiti da eritrei (4.673), somali (2.380) e iracheni (3.105).
Tuttavia non tutti i richiedenti asilo sono registrati. Molti richiedenti asilo vivono in condizioni precarie, in sistemazioni sovraffollate con scarso accesso legale al lavoro, e sono stati colpiti dai disordini attualmente in corso in Libia, che li hanno costretti a spostarsi ulteriormente.
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