Ad oggi quasi 4.300 rifugiati somali hanno fatto ritorno alle proprie case dallo Yemen da quando, nel 2017, è stato lanciato il programma di rimpatrio volontario assistito facilitato dall’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, in collaborazione con i propri partner e con le autorità di Yemen e Somalia.
L’ultima partenza è stata quella di una nave salpata mercoledì pomeriggio da Aden con a bordo 125 rifugiati somali. L’imbarcazione ha attraccato ieri mattina al porto di Berbera, in Somalia, riportando a casa uomini, donne e bambini in tempo per la festa islamica di Eid al-Fitr, che segna la fine del mese di digiuno di Ramadan e che si celebrerà la settimana prossima.
Fra coloro che hanno fatto ritorno questa settimana vi sono somali nati in Yemen da genitori rifugiati e altri che sono nati invece in Somalia e che si sono in seguito recati in Yemen, nella speranza di fuggire da conflitti e instabilità.
Dal momento che quella in Yemen è divenuta la crisi umanitaria di più vasta portata a livello mondiale e che i civili sono in costante pericolo di vita, la condizione di rifugiati, richiedenti asilo e migranti si è aggravata in modo significativo.
I rifugiati somali costituiscono circa il 90 per cento della popolazione rifugiata e richiedente asilo dello Yemen, vale a dire circa 250.000 persone. I rifugiati somali hanno iniziato a fuggire dal loro paese diretti in Yemen negli anni Ottanta. Gli esodi sono continuati in seguito allo scoppio della guerra civile in Somalia, durante la quale molti sono fuggiti dalle violenze generalizzate e per il timore di persecuzioni, oltre che per gli effetti della siccità e per l’assenza di opportunità di sostentamento.
Lo Yemen accoglie i rifugiati da decenni ed è l’unico paese della penisola araba ad aver firmato la Convenzione sui rifugiati del 1951 e il protocollo addizionale; attualmente, inoltre, lo Yemen accoglie la terza popolazione di rifugiati somali più vasta a livello mondiale.
Tuttavia, col prolungarsi del conflitto, l’UNHCR, le autorità nazionali yemenite e i partner umanitari devono far fronte a diversi ostacoli per poter garantire sicurezza, assistenza umanitaria e accesso ai servizi di base ai rifugiati e ai richiedenti asilo nel Paese.
Proprio questo mese, vi sono stati dei rifugiati somali fra le persone ferite dai bombardamenti che hanno colpito la capitale dello Yemen, Sana’a. Oltre ai pericoli determinati dal conflitto, molti rifugiati devono far fronte a crescenti privazioni, non possono accedere ai servizi di base, e faticano a soddisfare le esigenze basilari e a sostentarsi a causa delle limitate opportunità economiche e di lavoro.
Di conseguenza, un numero crescente di rifugiati si è rivolto all’UNHCR chiedendo assistenza per ritornare nel proprio Paese, esprimendo preoccupazione in relazione alla propria incolumità, alle condizioni di sicurezza e all’accesso limitato ai servizi. Trentatré partenze organizzate dallo Yemen alla Somalia sono già state effettuate dall’inizio del programma di rimpatrio volontario assistito nel 2017.
Tutti coloro che fanno ritorno nel proprio Paese sono assistiti dall’UNHCR e dai suoi partner, fra i quali l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). Oltre a ricevere sostegno in Yemen con la documentazione, con il trasporto e tramite supporto finanziario per facilitare il viaggio, le persone che decidono di tornare a casa ricevono assistenza anche nella fase di rimpatrio e di reintegrazione.
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