L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) hanno organizzato per questa settimana una conferenza ministeriale con l’obiettivo di porre fine all’apolidia in Africa occidentale. Si tratta della prima conferenza del genere nel continente africano. L’evento si svolgerà domani (25 febbraio) ad Abidjan, in Costa d’Avorio, e mira a trovare soluzioni regionali per prevenire, ridurre e infine eliminare l’apolidia in Africa occidentale.
Sono più di 750.000 le persone che non hanno una cittadinanza o sono a rischio di diventare apolidi in Africa occidentale, anche se si tratta di stime per lo più basate sui dati diffusi dalla Costa d’Avorio. Dal momento che gli altri paesi non hanno ancora in atto meccanismi per acquisire dati sull’apolidia, le informazioni relative all’Africa occidentale non sono complete, ma vi è la certezza che il problema persista. L’UNHCR ritiene che l’apolidia sia una condizione che potrebbe riguardare centinaia di migliaia di persone nella regione.
L’apolidia può essere causata da una registrazione civile inefficace o qualora i bambini non vengano registrati alla nascita, impedendo loro di stabilire una nazionalità certa. In alcuni paesi, le donne non possono trasmettere la loro cittadinanza ai figli, oppure sono presenti criteri discriminatori sulla base della razza o dell’etnia che impediscono a determinati gruppi di vedersi riconosciuta o di trasmettere la cittadinanza. Ad aggravare il fenomeno contribuiscono anche situazioni di migrazione massiccia, la mancanza all’interno delle leggi nazionali di garanzie contro l’apolidia alla nascita o in fasi successive della vita, e l’impraticabilità di alcune procedure di naturalizzazione.
Tra gli altri apolidi o a rischio di apolidia in Africa occidentale vi sono ex rifugiati e migranti di origine liberiana che si trovano bloccati in certe aree della regione; alcune persone di origine mauritana in esilio in Mali e Senegal; minori senza documenti, come i bambini di strada in Senegal, che non possono dimostrare l’identità dei loro genitori; e le persone che vivono in un limbo giuridico su territori contesi come l’Ile des Oiseaux tra Benin e Niger, o la penisola di Bakassi tra Nigeria e Camerun.
Privi di cittadinanza, agli apolidi viene negata una serie di diritti umani fondamentali. Spesso non sono in grado di ottenere documenti di identità e possono essere detenuti semplicemente perché non hanno alcuna prova che dimostri la loro cittadinanza. Non sono nelle condizioni di poter viaggiare o di sposarsi, e possono vedersi negato l’accesso all’istruzione e ai servizi sanitari. Trovare un lavoro è spesso impossibile, così come l’acquisto e la vendita di terreni o l’accesso a un prestito di denaro per avviare un’impresa. Vulnerabili allo sfruttamento e agli abusi, gli apolidi non possono cercare facilmente protezione e giustizia dal momento che sono invisibili agli occhi della legge. Anche l’impatto psicologico di essere senza cittadinanza può essere significativo: le persone apolidi hanno l’impressione di non esistere e non sono in grado di partecipare pienamente alla vita quotidiana delle loro comunità.
La conferenza sarà aperta dal presidente della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara, e anche l’Alto Commissario per i Rifugiati António Guterres terrà un discorso. Parteciperanno inoltre i ministri degli Stati membri di ECOWAS e i rappresentanti delle organizzazioni regionali e internazionali, tra cui l’Unione Africana, l’Organizzazione della Conferenza Islamica, il Commonwealth e l’Unione del fiume Mano. L’Ambasciatrice di buona volontà dell’UNHCR Barbara Hendricks e l’artista ivoriano A’salfo condivideranno le storie delle persone apolidi che hanno incontrato e faranno appello per una maggiore consapevolezza pubblica riguardo a questo problema troppo spesso dimenticato.
L’obiettivo della conferenza è quello di promuovere una strategia regionale in Africa occidentale per permettere di individuare le persone apolidi e di mettere in atto misure per prevenire e ridurre l’apolidia. Si inserisce nella più ampia campagna globale dell’UNHCR per porre fine all’apolidia entro il 2024.
Si prevede che, entro la fine della conferenza, gli Stati membri dell’ECOWAS giungano ad adottare una dichiarazione sulla prevenzione, la riduzione e l’eliminazione dell’apolidia, nonché sulla protezione delle persone apolidi. Nove Stati dell’Africa Occidentale hanno aderito alla Convenzione del 1954 relativa allo status degli apolidi e otto hanno aderito alla Convenzione del 1961 sulla riduzione dei casi di apolidia, di cui sette negli ultimi quattro anni.
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