I rappresentanti di più di 40 paesi e organizzazioni si sono impegnati a donare 94 milioni di euro (o 105 milioni di dollari) per sostenere i rifugiati somali in Kenya e aiutarli a tornare volontariamente in Somalia in condizioni di sicurezza e dignità. Alla conferenza dei donatori, avvenuta ieri e ospitata dalla Commissione europea e dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), la comunità internazionale ha stabilito di destinare risorse a un piano di azioni volto a migliorare le condizioni socio-economiche in Somalia e a supportare i rifugiati che si preparano per ritornare dai campi di Dadaab in Kenya. Inoltre, è stato preso l’impegno di fornire formazione e opportunità di lavoro in Somalia in favore di 10mila persone che hanno scelto di rimpatriare.
L’Unione europea si è impegnata a donare 60 milioni di euro per sostenere l’individuazione di soluzioni sostenibili per i rifugiati somali in Somalia e nella regione. 50 milioni di euro saranno utilizzati per sostenere la reintegrazione dei rifugiati e degli sfollati interni in Somalia, ad esempio aumentando l’accesso ai servizi di base, migliorando i mezzi di sussistenza e riducendo i rischi di vulnerabilità nelle zone di ritorno e di partenza. Gli altri 10 milioni di euro saranno utilizzati, invece, per un programma nel nord del Kenya che fornirà aiuto e migliori opportunità per i rifugiati somali che si trovano in situazioni di particolare vulnerabilità e per i quali il rimpatrio non è ancora possibile.
Pur riconoscendo che le condizioni in Somalia non sono ancora favorevoli per implementare ritorni su grade scala, i partecipanti alla conferenza si sono impegnati a sostenere quei rifugiati che hanno già scelto di tornare in modo da rendere il loro reinserimento a casa più sicuro e sostenibile. Il piano biennale si concentrerà sulle seguenti misure: miglioramento delle condizioni di sicurezza e rafforzamento dell’applicazione della legge, ripristino delle infrastrutture, miglioramento delle condizioni ambientali, incremento dell’accesso all’educazione, all’acqua, ai servizi igienico-sanitari, all’assistenza medico-sanitaria, all’alloggio, all’agricoltura e creazione di maggiori opportunità di lavoro. Il piano d’azione prevede un importo complessivo di 445,5 milioni di euro (o 500 milioni di dollari) e si colloca nell’ambito del Somalia New Deal Compact. Allo stesso tempo, si provvederà anche a un maggiore sostegno alle comunità ospitanti, in particolare in Kenya, che ha accolto centinaia di migliaia di rifugiati somali nel corso degli ultimi vent’anni.
“La Somalia ha bisogno del nostro aiuto, ora più che mai”, ha dichiarato l’Alto Commissario Guterres. “Sono profondamente grato per il sostegno significativo offerto dalla comunità internazionale, per l’impegno preso dai paesi ospitanti a continuare a garantire protezione ai rifugiati somali e per la promessa da parte degli altri paesi di intensificare i loro contributi per rendere la misura del ritorno volontario sicura e sostenibile”.
La Vice-Presidente della Commissione, Federica Mogherini, hanno dichiarato: “L’Unione europea sostiene con forza lo sviluppo di una Somalia stabile e sicura. La Conferenza di oggi ha dimostrato che dobbiamo lavorare insieme in partnership, condividendo l’obiettivo comune di contribuire a migliorare il futuro dei rifugiati somali e degli sfollati interni. L’Europa e l’Africa possono lavorare insieme sulle questioni relative a migranti e rifugiati”.
Il commissario per la cooperazione internazionale e lo sviluppo, Neven Mimica, ha dichiarato: “Oggi l’Unione europea ha confermato il suo impegno a sostenere i rifugiati e gli sfollati somali, sia in Somalia che nei paesi limitrofi. Questo impegno, che comprende anche un nuovo pacchetto di 60 milioni di euro che va ad aggiungersi ai già cospicui aiuti in termini di assistenza allo sviluppo, rappresenta un importante contributo per promuovere la pace e la stabilità e per affrontare all’origine le cause delle migrazioni e degli spostamenti delle persone.”
“Troppi nostri cittadini sono rimasti in esilio per un tempo troppo lungo”, ha dichiarato il primo ministro somalo, Omar Abdirashid Ali Sharmake, in occasione della conferenza. “Dopo 25 anni, durante i quali tra i somali prevaleva la sensazione che fosse impossibile per loro tornare a casa, i cambiamenti positivi nel nostro paese hanno ridato loro la speranza. Vogliono ora ritornare a casa e contribuire alla ricostruzione della Somalia perché diventi una nazione prospera e di successo. Siamo grati del sostegno e degli aiuti offerti dalla comunità internazionale per raggiungere questo obbiettivo”.
Il capo della delegazione keniana, il generale maggiore Joseph Nkaissery, Segretario del Gabinetto dell’interno e del coordinamento del governo nazionale, ha sottolineato la necessità che la comunità internazionale sostenga in tutti i modi possibili il Kenya per affrontare questo problema, che ha alle spalle una storia lunga più di 25 anni. Ha, inoltre, sottolineato che in tutto il mondo ci sono paesi che hanno generosamente ospitato rifugiati somali e che aspettavano questa occasione per poter assistere ai programmi di ritorno sostenuti dalla comunità internazionale.
Più di 5.300 rifugiati hanno fatto ritorno in Somalia a partire dal dicembre del 2014, con l’assistenza dell’UNHCR e dei suoi partner, mentre un numero significativo di somali sono tornati spontaneamente. Oltre 2milioni di migranti forzati somali rimangono ancora nella regione, tra di essi 1.1milioni sono sfollati interni nel proprio paese e 967.000 sono rifugiati nei paesi limitrofi. La maggior parte di essi (420mila) vivono in Kenya, soprattutto nei cinque campi profughi di Dadaab nel nord-est del paese. Circa 250mila rifugiati somali vivono in Etiopia, 240mila in Yemen, mentre oltre 29mila si trovano in Uganda e quasi 12mila nel Gibuti.
Per ulteriori informazioni, foto e video (e B-roll) si prega di consultare la pagina web dell’UNHCR: http://www.unhcr.org/somalia-ministerial/
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