In Sudan, il governo ha cominciato a registrare le persone provenienti dal Sud Sudan che vivono nel paese. Ha altresì iniziato ad emettere carte di identità che danno loro il diritto al lavoro e l’accesso ai servizi di base. Questo processo è iniziato il 1 febbraio ed è il risultato di un accordo siglato nel dicembre dello scorso anno tra l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), il Commissariato sudanese per i Rifugiati e la Direttorato Generale per passaporti e immigrazione. Oltre 54.000 sud sudanesi sono stati registrati e finora sono state emesse circa 37.000 carte d’identità.
In base all’accordo, i cittadini del Sud Sudan registrati e di età superiore ai cinque anni ricevono una carta d’identità per la durata di tutta la loro permanenza in Sudan e con la quale avranno gli stessi diritti dei cittadini sudanesi. Tra questi ci sono il diritto di lavorare e acquistare proprietà, la libertà di movimento e di vivere ovunque nel Paese ma anche l’accesso agli stessi servizi dei cittadini sudanesi.
Si stima che mezzo milione di sud sudanesi vivano in Sudan. Tra di essi 120.000 sono fuggiti in Sudan da dicembre 2013, quando è scoppiato il conflitto in Sud Sudan, e si stima che altri 350.000 siano rimasti in Sudan dopo la secessione del Sud Sudan nel 2011. Poco dopo l’esplosione di violenza in Sud Sudan, il governo sudanese ha annunciato che i cittadini sud sudanesi dovevano essere trattati come cittadini sudanesi e da allora ha garantito libero accesso alle frontiere. Il dovere di fornire una prova legale della propria identità unita al diritto illimitato di rimanere nel paese fino a quando proseguirà il conflitto, rappresenta un’importante garanzia di protezione contro il rimpatrio forzato.
L’UNHCR sostiene l’attuazione di questa iniziativa, sia finanziariamente che con il proprio contributo tecnico. I centri di registrazione sono stati allestiti in 12 siti nello Stato di Khartoum e si prevede che continueranno a lavorare fino a marzo quando verranno trasferiti in altre località in tutto il paese. La localizzazione dei prossimi centri sarà nel White Nile State, dove si stima che vivano 66.000 rifugiati sud sudanesi in sei diversi siti. Successivamente, la registrazione e la fornitura di carte di identità continuerà in altri stati per un periodo di 18 mesi. Dopo di che, varie unità mobili saranno mantenute per registrare i nuovi arrivi dal Sud Sudan.
Dall’inizio dell’emergenza in Sud Sudan, l’UNHCR e i suoi partner hanno assistito oltre 84.000 cittadini sud sudanesi arrivati in Sudan. Nelle località d’accoglienza del White Nile State, Sud e Ovest Kordofan, sono stati progressivamente soddisfatti i bisogni primari attraverso la creazione e l’espansione dei servizi essenziali da parte delle agenzie governative, la Mezzaluna Rossa sudanese, le agenzie delle Nazioni Unite e le ONG. A Khartoum, oltre 3.000 famiglie hanno ricevuto beni di prima necessità, tra cui tappeti, coperte, taniche per l’acqua e utensili da cucina per migliorare le loro condizioni di vita.
L’identificazione e l’assistenza delle persone vulnerabili rappresentano un obiettivo chiave della risposta a livello nazionale. L’UNHCR conduce inoltre operazioni di ricongiungimento familiare dei minori non accompagnati o separati e iniziative per fornire mezzi di sussistenza alle donne a rischio, oltre che assistenza materiale per anziani e disabili del Sud Sudan.
La violenza in Sud Sudan ha provocato l’esodo di più di 2 milioni di persone nel corso degli ultimi 14 mesi. Tra loro, oltre 500.000 sono fuggiti in Etiopia (196.000), Kenya (45.000), Sudan (121.000) e Uganda (144.000).
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