Nel mezzo di una delle più intense stagioni monsoniche degli ultimi anni nella zona di Cox’s Bazar, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), insieme alle autorità e ai partner del Bangladesh, continua a trasferire migliaia di famiglie di rifugiati rohingya che si trovano in zone ad alto rischio di frane e alluvioni. Ad oggi, sono stati trasferiti quasi 24mila rifugiati – più della metà dei 41mila ritenuti maggiormente bisognosi di essere trasferiti in aree più sicure.
La prova più dura per le misure di preparazione ai monsoni e per la risposta d’emergenza è arrivata alla fine di luglio, con gli acquazzoni monsonici più pesanti finora registrati nel distretto di Cox’s Bazar (solo il 25 luglio sono caduti circa 463 mm di pioggia). Le precipitazioni in giugno e luglio hanno superato i 1.000 mm. Si tratta di oltre la metà delle precipitazioni medie annue per questa zona e di un sorprendente superamento delle precipitazioni medie mensili nel lungo periodo, che sono di 500 mm per giugno e di 600 mm per luglio.
Gli insediamenti di rifugiati sono per lo più riusciti a superare le tempeste, a riprova dell’importanza dei mesi di sforzi per mitigare i rischi.
Tuttavia, dall’11 maggio, circa 49mila rifugiati sono stati colpiti da condizioni meteorologiche avverse: oltre 25mila da forti venti e tempeste, oltre 15mila da frane, altri 5.400 da alluvioni e ancora 3mila interessati da disboscamento e incendi.
Decine di incidenti mortali e di altra natura vengono scongiurati quotidianamente grazie a interventi tempestivi. L’UNHCR e i suoi partner, lavorando a sostegno degli sforzi dimostrati dal Bangladesh, hanno rapidamente mobilitato squadre di risposta alle emergenze per sostenere e aiutare urgentemente migliaia di famiglie di rifugiati colpite dalle intemperie. Centinaia di rifugiati volontari addestrati, tra cui membri dei gruppi di sensibilizzazione comunitaria, volontari delle unità di sicurezza e operatori di salute comunitari, sono stati mobilitati e hanno fornito il loro sostegno. La formazione offerta negli ultimi mesi a questi volontari è stata messa a dura prova nelle ultime settimane e la loro risposta e le azioni che hanno condotto hanno dimostrato coesione, spirito di iniziativa, organizzazione e coordinamento.
Queste attività vanno di pari passo con gli intensi sforzi che continuamente vengono intrapresi per garantire che gli affollati insediamenti di rifugiati possano far fronte alle avverse condizioni meteorologiche. Si tratta di situazioni di scala amplissima, come per esempio nel caso dell’insediamento di rifugiati di Kutupalong, che ospita più di 600mila rifugiati in 13 chilometri quadrati e che è oggi il più grande insediamento di questo tipo al mondo. Finora sono stati costruiti 32 chilometri di strade (incluse strade in mattoni, sentieri e la principale via logistica attraverso il sito di Kutupalong costruito dalle Forze Armate del Bangladesh); 45 chilometri di gradini; 63 chilometri di muri di sostegno e strutture; 94 chilometri di drenaggio completati o riparati; 2.324 metri di ponti. L’UNHCR ha anche posizionato strategicamente 116 container per immagazzinare gli aiuti di emergenza e sistemato 20 tra edifici e strutture comunitarie nelle comunità ospitanti del Bangladesh.
Undici mesi dopo la crisi dei rifugiati rohingya, la risposta umanitaria in Bangladesh rimane focalizzata sul soddisfacimento degli ingenti bisogni umanitari e sulla mitigazione dell’impatto dei monsoni. È necessario un ulteriore sostegno internazionale per potenziare l’assistenza e passare da un sostegno puramente umanitario e quotidiano all’affrontare sfide di medio termine.
Ad oggi, il piano di risposta congiunta delle Nazioni Unite per la situazione dei rifugiati rohingya in Bangladesh è finanziato solo per il 32 per cento. L’UNHCR è grato per il generoso sostegno che i donatori multilaterali, statali e privati, hanno manifestato fino ad ora, ma sono urgentemente necessari più fondi per sostenere i rifugiati e le comunità di accoglienza in Bangladesh.
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