Questa è una sintesi di quanto detto da Karolina Lindholm Billing, rappresentante dell’UNHCR in Ucraina, a cui può essere attribuito il testo citato, al briefing per la stampa odierno al Palais des Nations a Ginevra.
Ho passato le ultime settimane a Kyiv, Poltava, Dnipro, Zaporizhia e ora a Vinnytsya, a incontrare sfollati interni, autorità locali, servizi di emergenza e volontari nei paesi ospiti.
La situazione è in divenire, e la prospettiva per le vittime innocenti di questa guerra brutale e insensata è molto fragile.
Ci sono persone che fuggono ancora dai combattimenti, altre che restano nei luoghi in cui hanno trovato riparo negli ultimi cento giorni; altri ancora stanno già tornando per ricostruire le loro case. Ho incontrato anche persone che sono ritornate, si sono rese conto che la situazione era pericolosa e sono fuggite di nuovo.
A Dnipro ho visto pullman in arrivo con persone evacuate da posti come Bakhmut. Erano visibilmente deboli e scosse. Molte erano anziane, avevano difficoltà a camminare da sole e avevano bisogno di aiuto. Queste persone non hanno più niente, o quasi.
Per alcuni, è la seconda volta che fuggono dalle loro case dal 2014. Hanno bisogno di sostegno umanitario immediato: un posto dove dormire, abiti, prodotti per l’igiene, cibo, contributi in denaro e, cosa molto importante, counseling e primo soccorso psicologico.
L’UNHCR, l’agenzia dell’ONU per i rifugiati, fino a questo momento ha assistito insieme ai suoi partner oltre 1,2 milioni di persone in tutta l’Ucraina. Di queste, 233.000 hanno usufruito dei servizi di protezione e counseling; 500.000 di beni essenziali quali materassi, coperte e lampade solari in zone prive di elettricità; e 73.400 hanno ricevuto assistenza vitale per mezzo di convogli umanitari diretti nelle zone più colpite.
Abbiamo anche incrementato la capacità ricettiva di 182 centri centri collettivi e di accoglienza, in modo che le persone appena fuggite possano avere un luogo caldo e dignitoso dove dormire per un breve periodo.
Questa settimana ho parlato con molti sfollati interni che vivono nelle strutture di accoglienza temporanee. Questa notte hanno un posto caldo dove dormire, ma non sanno cosa succederà domani o nei mesi a venire. Come ha detto un’anziana sfollata che ho incontrato ieri a Koziatin, nell’oblast di Vinnytsya: “La nostra domanda principale è: dove andiamo adesso?” Sapeva che la permanenza nel centro di accoglienza sarebbe stata temporanea.
A Dnipro ho conosciuto la sessantenne Iryna nel dormitorio dell’Accademia Statale di Educazione Fisica e Sport.
Era fuggita con suo marito, sua figlia, suo genero e i loro due bambini da un rifugio di Kharkiv. Cercano un appartamento in affitto a Dnipro, ma non possono permetterselo.
Iryna mi ha detto: “Tutti vogliamo tornare a casa, ma Kharkiv è ancora una zona pericolosa. E non possiamo andarci, per via dei bambini. Uno dei miei nipoti ha già cominciato ad avere reazioni neurologiche allo stress: a volte ha dei tic nervosi che gli deformano il viso”.
In un dormitorio di Poltava ho incontrato persone che erano tornate a Kharkiv e avevano scoperto che non era ancora possibile ricostruire le loro case o riprendere il lavoro, e così sono tornate a Poltava.
Mentre continuiamo a cercare di raggiungere le persone nascoste nei rifugi nelle aree soggette a bombardamenti pesanti, stiamo anche aumentando l’impegno per sostenere gli sfollati a medio e lungo termine; per gettare le basi per un recupero e per soluzioni durevoli.
Con l’aumentare dei rischi e delle necessità, la protezione deve essere al centro della nostra risposta. Tutti sono traumatizzati. Il sostegno psicosociale è essenziale per il recupero. I bisogni sono enormi. Alcuni sono fuggiti senza documenti di identità e hanno bisogno di aiuto per riceverne di nuovi, per poter avere accesso a diritti e servizi. Con il crescere della povertà stanno aumentando anche i rischi di sfruttamento, di abuso e di strategie adattative dannose.
Molte persone con cui ho parlato hanno raccontato che alcuni ritornano nelle loro case, anche in zone dell’oblast di Luhansk, perché semplicemente non possono permettersi le spese di essere sfollati.
L’UNHCR sta anche potenziando i programmi che aiuteranno le persone a riparare tetti, finestre, porte e buchi nei muri delle case danneggiate. Negli oblast di Donetsk e Luhansk e in alcune zone intorno a Kyiv, abbiamo fornito kit di emergenza per impedire alla pioggia di entrare dai tetti. Finora 24.300 famiglie hanno ricevuto questi kit di emergenza.
Stiamo anche lavorando per sostenere la ristrutturazione e il cambio di destinazione d’uso di edifici che possono essere trasformati in centri collettivi a medio termine, per persone che devono uscire dai centri di accoglienza temporanea ma non possono permettersi l’affitto di una casa.
Ma questo non basterà.
L’inverno si avvicina. E gli inverni in Ucraina possono essere di una durezza estrema. Avere un posto caldo, sicuro e dignitoso dove stare può salvare la vita. Quindi l’UNHCR, in quanto prima organizzazione nella distribuzione di beni non alimentari e di riparo, sta preparando insieme ai suoi partner una panoramica dei tipi di sostegno specifico di cui le famiglie vulnerabili avranno bisogno il prossimo inverno, a complemento dell’assistenza fornita da autorità nazionali, Nazioni Unite e dai nostri partner umanitari.
Per ulteriori informazioni sull’argomento, contattare:
A Uzhgorod, Victoria Andrievska, [email protected]; +380 50 413 8404
A Ginevra, Shabia Mantoo, [email protected]; +41 79 337 76 50
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