In Etiopia, Somalia e Kenya, milioni di rifugiati e sfollati subiscono in modo sproporzionato le conseguenze di una grave crisi alimentare che colpisce complessivamente oltre 31 milioni di persone. La drammatica combinazione tra conflitti ed effetti del cambiamento climatico moltiplica la vulnerabilità e la sofferenza delle famiglie in fuga, incidendo pesantemente sulla loro ricerca di sicurezza, di beni di prima necessità e mezzi per sopravvivere. Al via la campagna “Torniamo a sentire” per raccogliere fondi e garantire aiuti essenziali per la sopravvivenza
Roma, 27 giugno 2024 – “Questa è la peggiore siccità che abbia mai visto. Abbiamo camminato per otto giorni per arrivare qui. Non avevo nulla da mangiare per i miei figli. Piangevano e piangevano. Ho pensato di togliermi la vita piuttosto che vederli morire di fame davanti a me”. Le parole di Shamsa Amin Ali, 38 anni, rifugiata somala in Kenya, sono emblematiche della sofferenza vissuta da 31,7 milioni di persone strette nella morsa dell’insicurezza alimentare acuta. Un problema gravissimo e che colpisce in modo sproporzionato le comunità più vulnerabili, ovvero rifugiati e sfollati che vivono in Paesi fragili come il Kenya e dove sono in corso conflitti e violenze come Etiopia e Somalia. Per accendere i riflettori sul dramma in corso e per raccogliere fondi necessari a salvare milioni di persone, UNHCR lancia la campagna “Torniamo a sentire” con la quale chiede a tutti di donare per contribuire a garantire aiuti essenziali per la sopravvivenza, cibo, alloggi di emergenza, acqua potabile e cure mediche a milioni di rifugiati e sfollati nel Corno d’Africa.
L’Etiopia ospita una delle più grandi popolazioni di rifugiati e sfollati interni a livello globale. Attualmente accoglie quasi 1 milione di rifugiati mentre si stima che siano circa 3,5 milioni gli sfollati interni. Con 19,7 milioni di persone colpite da insicurezza alimentare acuta, il Paese si conferma come una delle più gravi crisi alimentari a causa dell’impatto della crisi climatica, delle sfide economiche che deve affrontare e del conflitto interno.
Anche in Somalia la situazione si presenta estremamente complessa e caratterizzata da insicurezza e tensioni politiche oltre agli effetti devastanti dei cambiamenti climatici. Gruppi armati non statali sono responsabili di molteplici attacchi indiscriminati, che spesso hanno causato danni ai civili.
Nel Paese 6,6 milioni di persone si trovano in condizioni di grave insicurezza alimentare, fra essi sono particolarmente colpiti i quasi 4 milioni di sfollati interni.
Drammatica anche la situazione in Kenya, dove 5,4 milioni di persone affrontano alti livelli di insicurezza alimentare e dove sono presenti oltre 770 mila tra e rifugiati e richiedenti asilo, la maggior parte dei quali vive nei campi di Dadaab e Kakuma.
Inoltre, preoccupa molto l’aggravarsi della crisi in Sudan, divenuta ormai tra le principali crisi umanitarie al mondo. Dall’inizio del conflitto nell’aprile del 2023, 9,2 milioni persone sono state costrette a fuggire. Migliaia di persone ogni giorno si riversano ai confini del Paese, esiste il rischio di destabilizzazione dell’intera regione. La maggioranza dei Paesi limitrofi – tra cui Ciad, Etiopia, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan – ha tenuto le frontiere aperte per accoglierli ma per poter continuare a farlo necessitano di maggiore sostegno. In questo Paese, oltre 20 milioni di persone ovvero il 42% della popolazione soffre di alti livelli di grave insicurezza alimentare. Le Regioni maggiormente colpite sono il Darfur, Khartoum e Kordofan, teatri di continui conflitti e gravi violazioni dei diritti umani.
“La maggior parte delle persone costrette a fuggire dai loro Paesi alla ricerca di sicurezza vive oggi in contesti fragili, altamente vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici, carenti di beni alimentari e insicuri per via di conflitti e violenze – commenta Laura Iucci, direttrice della raccolta fondi di UNHCR Italia. “Bambini, donne e uomini già fortemente provati dalla fuga forzata e senza mezzi di sussistenza vengono quindi investiti in pieno dall’insicurezza alimentare acuta e rischiano di non sopravvivere alla fame. Per provare a contrastarla sono costretti a esporsi a gravi pericoli: per le donne rifugiate aumenta l’esposizione alla violenza sessuale e di genere, mentre tra i bambini, crescono i casi di abuso, abbandono scolastico e matrimoni infantili”.
L’APPELLO DI UNHCR ITALIA: “TORNIAMO A SENTIRE” L’URLO SILENZIOSO DELLA FAME
Raccogliere fondi per contrastare la grave insicurezza alimentare che colpisce milioni di persone in Etiopia, Kenya e Somalia è l’obiettivo della campagna di UNHCR Italia dal titolo “Torniamo a sentire”. I fondi raccolti serviranno a finanziare la risposta umanitaria dell’UNHCR a beneficio dei rifugiati e degli sfollati in questi Paesi, in particolare per garantire aiuti essenziali per la sopravvivenza, cibo, alloggi di emergenza, acqua potabile e cure mediche.
“Con questa campagna vogliamo accendere i riflettori sulle condizioni di milioni di persone la cui sofferenza fatica a guadagnare l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica. Il nostro appello è di tornare tutti a sentire l’urlo silenzioso della fame con il cuore, e di farlo con empatia e con generosità. Invitiamo tutti a donare per garantire alle famiglie in fuga un sostegno, anche piccolo, ma che fa la differenza – continua Laura Iucci. In un momento come questo, dove le emergenze umanitarie aumentano mentre diminuiscono le risorse per gli aiuti, ogni singolo contributo è essenziale e imprescindibile”.
UNHCR continua a lavorare ogni giorno per supportare rifugiati e sfollati in questi drammatici scenari. Fornisce assistenza economica diretta per dare alle famiglie la possibilità di acquistare il cibo e di non incorrere in situazioni di rischio, garantisce alloggi di emergenza e cure mediche. Insieme ai partner contribuisce alle distribuzioni alimentari, ad esempio con panieri composti da cereali, legumi e altri beni essenziali e fornisce anche trattamenti specifici contro la malnutrizione acuta per bambini e donne in gravidanza.
Per maggiori informazioni contattare l’ufficio stampa UNHCR:
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