Lesbo, Grecia, 29 Ottobre 2015 – Almeno 15 persone sono morte, fra cui diversi bambini, e altre 38 risultano disperse in seguito a cinque diversi incidenti che hanno coinvolto imbarcazioni sulle quali i trafficanti trasportano centinaia di rifugiati e migranti attraverso il canale – sferzato dal vento – che separa la Turchia dalle isole greche.
Nell’incidente più grave, un’imbarcazione di legno che, secondo i superstiti, trasportava almeno 300 persone è affondata con vento di burrasca al largo della costa nord dell’isola di Lesbo mercoledì sera. La Guardia Costiera greca ha riferito di aver salvato 242 persone dall’imbarcazione in avaria e le autorità hanno confermato sette morti. Le autorità greche e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) stanno tentando di compilare una lista dei sopravvissuti e dei dispersi per cercare di rintracciare i genitori di alcuni bambini ricoverati in ospedale. A mezzogiorno, alcune delle 38 persone scomparse erano state identificate, oltre a quattro dispersi in altri incidenti avvenuti mercoledì.
Almeno 15 bambini di età compresa fra i tre mesi e i dieci anni sono stati ricoverati presso gli ospedali dell’isola in condizioni di grave ipotermia. Tre di loro – due bambine di due anni e un bimbo di tre mesi – sono stati trasportati ad un ospedale pediatrico ad Atene. Le due bambine di due anni sono rimaste in terapia intensiva questa mattina, mentre il bambino si trova nel reparto pediatrico.
La ricerca di superstiti del naufragio continua, ma a mezzogiorno non erano stati trovati altri sopravvissuti. Questo naufragio, uno dei cinque gravi incidenti verificatesi mercoledì, rende necessari nuovi appelli di aiuto nel Mar Egeo orientale.
“Sono settimane che lanciamo l’allarme su una situazione già pessima e che rischiava di peggiorare se i rifugiati e i migranti disperati continuano ad essere costretti a ricorrere ai trafficanti che li mettono in mare nonostante il peggioramento delle condizioni metereologiche”, ha detto Alessandra Morelli, Senior Operations Coordinator dell’UNHCR per la Grecia. “Le nostre paure ora si stanno materializzando. Ora quasi ogni giorno vediamo bambini, genitori, anziani e giovani morire nel tentativo di raggiungere l’Europa.”
Con le condizioni atmosferiche in peggioramento, ha detto Morelli, c’è urgente bisogno di rafforzare la capacità di ricerca e soccorso in mare in questa zona, dove quest’anno greci, turchi ed imbarcazioni di altri paesi europei hanno già salvato decine di migliaia di persone. Solo mercoledì sono state salvate almeno 630 persone in acque greche. In una riunione degli Stati interessati dal flusso di rifugiati e migranti che attraversa la Grecia ed i Balcani occidentali, svoltasi domenica scorsa, è stato chiesto il rafforzamento della missione congiunta Poseidon nell’Egeo orientale ed in particolare la presenza di Frontex, l’agenzia europea per le frontiere esterne. L’UNHCR ha accolto con favore la necessità di salvare più vite.
Morelli ha anche ribadito come l’UNHCR abbia costantemente sollecitato i governi ad incrementare le vie legali che permettano ai rifugiati di raggiungere l’Europa. Queste contribuirebbero a ridurre il numero di persone costrette a ricorrere a contrabbandieri e trafficanti. Questi canali legali potrebbero includere maggiori casi di reinsediamento, programmi di ricongiungimento familiare ampliati, programmi di sponsorizzazione privati e politiche più flessibili per quanto riguarda il rilascio di visti per motivi di studio e di lavoro.
Dal 1° gennaio, sono circa 570.000 le persone giunte sulle isole greche dalla Turchia. La maggior parte di loro sono arrivate su piccoli gommoni in cui i trafficanti arrivano a stipare fino a 50 o più persone a un costo compreso tra i 1.100 e i 1.400 euro a persona. Nelle ultime settimane, però, secondo quanto riferito dai rifugiati, i trafficanti starebbero offrendo “sconti” fino al 50 per cento per imbarcarsi sui gommoni in caso di maltempo. Allo stesso tempo, si sta registrando un significativo aumento di operazioni di soccorso e di perdita di vite umane. Quest’anno almeno 202 persone sono morte o scomparse nelle acque greche – 102 solo in questo mese. Le autorità turche hanno riferito di almeno 159 morti e dispersi nelle loro acque dall’inizio dell’anno.
I rifugiati appena arrivati riferiscono che, con il costante deteriorarsi delle condizioni metereologiche, i trafficanti in Turchia sono ora alla ricerca di imbarcazioni più grandi, come quella che è affondata mercoledì, e sulle quali possono trasportare centinaia di persone con un ricavo che varia fra i 1.800 ed i 2.500 euro a passeggero.
L’UNHCR ed i suoi partner operano in costante coordinamento con le autorità greche per fornire cure alle vittime e ai loro familiari, compreso il supporto psico-sociale per coloro che hanno perso parenti, e mezzi di trasporto, coperte, alloggio e assistenza medica.
Condividi su Facebook Condividi su Twitter