Egregi Senatori, sono grata per l’attenzione che questa Commissione riserva all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati sul tema del Piano Mattei, in merito al quale abbiamo avuto l’opportunità di esprimere le nostre osservazioni a novembre dello scorso anno nell’ambito del procedimento di conversione del decreto-legge in materia.
Come sottolineato in quell’occasione e confermato dai dati relativi al 2023 che abbiamo da poco pubblicato, l’Africa rappresenta una priorità per l’UNHCR, dove si trovano 42 dei 120 milioni di persone costrette a fuggire a livello globale e dove si è registrato l’aumento più significativo degli sfollamenti forzati. Fattori come il cambiamento climatico contribuiscono a questi spostamenti, spesso caratterizzati da gravissimi abusi verso le persone costrette a fuggire lungo le rotte migratorie.
Rinnovo quindi l’apprezzamento per l’attenzione che il Governo ha inteso rivolgere al continente africano nel Piano Mattei, che, con adeguate risorse e il pieno coinvolgimento dei diversi attori interessati, può rappresentare un importante quadro strategico di partenariato. Esprimo anche apprezzamento per la leadership italiana nel contesto del Processo di Roma e della Presidenza del G7, processi che vedono il coinvolgimento dell’UNHCR, che condivide gli obiettivi di fondo di affrontare le cause profonde che costringono le persone alla fuga e di creare canali sicuri.
Rivolgendomi al contenuto del Piano in esame da questa Commissione, e nei pochi minuti a disposizione, vorrei sottolineare l’importanza di garantire una declinazione diretta delle dinamiche di sfollamento forzato che interessano il continente all’interno dei settori specifici di intervento del Piano. Tale declinazione favorirebbe infatti un approccio inclusivo e integrato a beneficio di un pieno e sostenibile raggiungimento degli obiettivi ultimi del Piano, innescando un circolo virtuoso di sviluppo e stabilizzazione delle popolazioni interessate.
Nell’impossibilità di procedere in questa sede a una disamina dettagliata delle diverse articolazioni operative del Piano, desidero porre l’accento su alcuni ambiti in cui l’inclusione dei rifugiati potrebbe favorirne in modo evidente il potenziale. Mi riferisco, in particolare, alla forte connotazione formativa del Piano Mattei che, se rivolta anche alle persone forzatamente sfollate ospitate nei Paesi di primo asilo, potrebbe avere ampie ricadute sulle possibilità di integrazione locale di rifugiati beneficiando le comunità che li accolgono, in linea con le ambizioni legate alla formazione per le popolazioni locali.
Inoltre, richiamando quanto detto dal Ministro Saggio, che ha sottolineato la bidirezionalità dell’approccio formativo trasversale al Piano Mattei, l’accesso alle misure formative del Piano alle persone sfollate forzatamente contribuirebbe anche a rispondere alle esigenze del mercato italiano, grazie alla preziosa possibilità di creare “corridoi lavorativi” riconosciuta da questo Parlamento lo scorso anno. Con la legge n. 50 del 2023, è stato infatti offerto un esempio di lungimirante concretezza che permetterà alle persone rifugiate e apolidi di accedere al mercato del lavoro italiano, dopo un periodo di formazione nel Paese di primo asilo.
In tale ambito, l’UNHCR, in collaborazione con il Governo e attraverso partenariati con le Agenzie del lavoro, insieme alla vasta rete di aziende già coinvolte nell’inserimento lavorativo di rifugiati e apolidi in Italia tramite il progetto Welcome e altre importanti realtà italiane della società civile, ha sviluppato tre iniziative pilota che permetteranno la formazione professionale e l’inserimento lavorativo nei settori della cantieristica navale, dell’informatica e dell’oreficeria. Questo impegno, fondato su un efficace modello di Sistema Italia, potrebbe essere ulteriormente rafforzato se collegato alla dimensione formativa del Piano Mattei.
Come ulteriore aspetto centrale, evidenzio come il contrasto agli effetti del cambiamento climatico nel quadro strategico del Piano si presti a una declinazione che tenga conto delle migrazioni forzate, anche in virtù dell’interdipendenza dei fattori che ne sono alla base. In contesti come il Kenya, il Mozambico e l’Etiopia, ad esempio, emergono chiaramente gli effetti combinati dei conflitti, della crisi alimentare e delle conseguenze del cambiamento climatico. In questo senso, i programmi di riforestazione – tra le priorità operative del Piano in ambito energetico – che l’UNHCR promuove attraverso il Fondo di protezione ambientale per i rifugiati, insieme all’accesso al clean cooking o all’incremento del consumo di energia prodotta da fonti rinnovabili, rappresentano solo alcuni esempi concreti di perseguimento degli obiettivi del Piano che possono al contempo rafforzare la gestione delle migrazioni forzate.
Sul piano operativo, sottolineo come numerosi progetti pilota del Piano Mattei contengano elementi programmatici che, se ampliati includendovi i rifugiati, offrirebbero la possibilità di moltiplicarne il potenziale, estendendone i benefici alle fasce di popolazione più vulnerabile che maggiormente necessitano di alternative ai viaggi pericolosi. Faccio riferimento, ad esempio, ai percorsi di formazione-lavoro previsti in Etiopia, Paese che attualmente accoglie generosamente oltre 800.000 rifugiati, i quali beneficerebbero considerevolmente di opportunità formative e lavorative, facilitando altresì la convivenza pacifica con le comunità ospitanti. In modo analogo, in Kenya, l’intervento di recupero dei terreni agricoli delineato nel Piano potrebbe ben associarsi ai programmi di integrazione dei rifugiati che l’UNHCR ha sviluppato assieme alle autorità nazionali e che costituiscono uno dei modelli più avanzati al mondo. A questo proposito, intendo sottolineare che l’UNHCR lavora in stretto raccordo con le autorità nazionali e dietro specifica richiesta e invito da parte dei governi.
Considerando inoltre che la seconda fase del Piano prevederà l’incremento dei progetti pilota, auspichiamo che essi riconoscano pienamente il ruolo che le comunità di rifugiati possono svolgere all’interno del Piano stesso.
Permettetemi di ribadire, infine, l’invito già rivolto a novembre in materia di governance del Piano di prevedere un meccanismo di consultazione strutturale, sia dei Paesi partner africani, similmente a quanto avviene all’interno del Processo di Roma, sia della società civile africana, garantendo l’inclusione del contributo delle persone rifugiate e delle comunità ospitanti.
In chiusura, desidero confermare l’impegno dell’UNHCR a collaborare per affrontare le sfide legate alle migrazioni forzate e promuovere una gestione efficace e sostenibile dei flussi di rifugiati e migranti partendo dal potenziale strategico e trasformativo offerto dal Piano Mattei.
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