I responsabili di alcune agenzie delle Nazioni Unite hanno espresso sconcerto e condanna per i crescenti casi di violenza di genere in Sudan, tra cui violenze sessuali legate al conflitto contro donne e ragazze sfollate e rifugiate, da quando sono scoppiati i combattimenti nel Paese più di 11 settimane fa.
I responsabili delle agenzie chiedono: la fine immediata della violenza di genere, compresa la violenza sessuale come tattica di guerra per terrorizzare le persone; indagini rapide, approfondite, imparziali e indipendenti su tutte le presunte gravi violazioni e abusi dei diritti umani e gravi violazioni del diritto internazionale umanitario; e che i responsabili siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Sottolineano che tutte le parti devono rispettare i loro obblighi in materia di diritto internazionale umanitario e dei diritti umani di proteggere i civili, comprese le donne e le ragazze, anche consentendo un passaggio sicuro ai sopravvissuti per accedere all’assistenza sanitaria e agli operatori sanitari per raggiungere le strutture sanitarie.
I responsabili di OCHA, UNHCR, UNICEF, UNFPA e OMS hanno inoltre ricordato la necessità di ampliare celermente i servizi di risposta e prevenzione alla violenza di genere in Sudan e nei paesi vicini, dove tutti coloro in fuga dalle violenze hanno trovato sicurezza come rifugiati, per rispondere ai crescenti bisogni. Anche prima dello scoppio dei combattimenti il 15 aprile, più di 3 milioni di donne e ragazze in Sudan erano a rischio di violenza di genere, compresa la violenza nelle relazioni di coppia, secondo le stime delle Nazioni Unite. Questo numero è salito a circa 4.2 milioni di persone.
Dall’inizio del conflitto, l’Ufficio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite in Sudan ha ricevuto notizie attendibili di 21 episodi di violenza sessuale legata al conflitto contro almeno 57 donne e ragazze. Le vittime comprendono almeno 10 ragazze. In un caso, circa 20 donne sarebbero state stuprate nello stesso attacco.
L’Unità per Combattere le Violenza contro le Donne sotto il Ministero dello Sviluppo Sociale del Sudan continua a ricevere notizie di violenza sessuale legata al conflitto. Sono stati documentati almeno 42 presunti casi nella capitale Khartoum e 46 nella regione del Darfur.
Data la significativa sottodenuncia di violenza di genere, il numero reale di casi è senza dubbio molto più alto. Per molte sopravvissute è difficile denunciare le violenze sessuali a causa della vergogna, dello stigma e della paura di ritorsioni. Denunciare le violazioni e ricevere supporto è reso difficile, se non impossibile, anche dalla mancanza di elettricità e di connettività, nonché dalla mancanza di accesso umanitario a causa della situazione di sicurezza instabile. Gli attacchi e l’occupazione delle strutture sanitarie impediscono alle sopravvissute di cercare e accedere alle cure sanitarie d’emergenza.
Gli operatori sanitari, gli assistenti sociali, i consulenti e le reti di protezione comunitaria all’interno del Sudan hanno segnalato un netto aumento delle denunce di violenza di genere a causa del perdurare delle ostilità in tutto il Paese. Le donne, comprese le rifugiate che vivevano in Sudan prima del conflitto, hanno denunciato episodi di violenza di genere durante la fuga da Khartoum verso altre aree. Le donne in fuga attraverso i confini del Sudan hanno raccontato all’UNHCR e ai team delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Paesi limitrofi le orribili violenze che hanno dovuto affrontare.
Il rischio di violenza sessuale è particolarmente alto quando donne e ragazze si spostano alla ricerca di luoghi più sicuri. È urgente aumentare l’assistenza nei siti di accoglienza per gli sfollati interni nelle zone di conflitto del Sudan e nei paesi limitrofi.
Nonostante le violenze, le agenzie delle Nazioni Unite stanno lavorando per raggiungere i sopravvissuti. L’UNFPA sta garantendo la gestione dei casi di violenza di genere e la fondamentale assistenza sessuale e riproduttiva, compresa la gestione clinica degli stupri. L’organizzazione sostiene anche spazi sicuri per le donne e le ragazze, distribuendo dignity kit, formando fornitori di servizi ed espandendo i servizi a distanza dove l’accesso fisico è stato interrotto. L’OMS sta collaborando con l’UNFPA e altri partner sanitari per garantire un accesso più rapido alle forniture sanitarie di emergenza. Nell’ambito dei suoi interventi di protezione più ampi, l’UNHCR sta fornendo servizi ai sopravvissuti, compreso il supporto medico e psicosociale, mentre l’UNICEF si sta occupando di fornire kit d’aiuto in seguito agli stupri, la mitigazione dei rischi, la partecipazione di donne e ragazze e interventi di prevenzione e risposta.
Per le sopravvissute alla violenza sessuale, l’accesso tempestivo ai servizi sanitari può salvare la vita. In Sudan, le donne attiviste hanno sottolineato la necessità di un maggior numero di farmaci, forniture mediche, dignity kit e kit per la profilassi post-esposizione per prevenire la trasmissione dell’HIV per la gestione clinica dello stupro. Questi articoli devono anche raggiungere le cliniche locali, le organizzazioni basate sulla comunità e i principali soccorritori in prima linea quando le sopravvissute non possono accedere alle strutture sanitarie.
Aiutare le donne e le ragazze su larga scala richiede un generoso sostegno da parte dei donatori. Il piano di risposta umanitaria rivisto per il Sudan richiede 63 milioni di dollari per finanziare servizi di prevenzione e risposta per le sopravvissute alla violenza di genere in Sudan, con l’obiettivo di raggiungere 1.3 milioni di persone. I fondi necessari per programmi di protezione, compresa la prevenzione e la risposta alla violenza di genere per coloro che sono fuggiti dal Sudan verso i Paesi vicini ammontano a quasi 63 milioni di dollari nel Piano complementare di risposta regionale ai rifugiati.
Dichiarazioni:
Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR): “I nostri team nella regione descrivono le orribili sofferenze che le donne e le ragazze costrette alla fuga dal Sudan devono affrontare. Questa scioccante serie di violazioni dei diritti umani deve finire. L’aiuto per necessario per sostenere i sopravvissuti e le persone a rischio è urgente, ma finora i finanziamenti sono estremamente insufficienti”.
Catherine Russell, Direttore Generale dell’UNICEF: “Stiamo assistendo ancora una volta a un aumento di orribili violenze sessuali durante i periodi di crisi. Si tratta di una violazione dei diritti umani pervasiva, ma troppo spesso nascosta, che può avere impatti fisici e mentali devastanti a lungo termine sui sopravvissuti. È fondamentale progettare piani di prevenzione e risposta che mettano al centro le esigenze delle donne, delle ragazze e di tutti i sopravvissuti”.
Martin Griffiths, sottosegretario generale per gli Affari umanitari e coordinatore dei soccorsi di emergenza (OCHA): “È inconcepibile che le donne e i bambini del Sudan – le cui vite sono state sconvolte da questo conflitto insensato – vengano ulteriormente traumatizzati in questo modo. Quella a cui stiamo assistendo in Sudan non è solo una crisi umanitaria, è una crisi di umanità”.
Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR): “Riceviamo notizie scioccanti di violenze sessuali contro donne e ragazze, compreso lo stupro. In seguito a tale crudeltà e brutalità, le donne e le ragazze ricevono poco o nessun supporto medico e psicosociale. La violenza sessuale deve avere una tolleranza zero. Tutti i responsabili devono essere chiamati a rispondere delle loro azioni”.
Natalia Kanem, Direttore esecutivo dell’UNFPA: “L’uso della violenza sessuale nei conflitti come tattica di terrore è esecrabile e non deve mai essere accompagnato dall’impunità dei colpevoli. L’UNFPA è al fianco delle donne e delle ragazze del Sudan che chiedono giustizia, mentre guidiamo gli sforzi per prevenire la violenza di genere e fornire alle sopravvissute cure mediche e consulenza. Il nostro lavoro non è finito finché non avranno tutto il sostegno di cui hanno bisogno”.
Sima Bahous, direttore esecutivo di UN Women: “La violenza sessuale è uno dei crimini internazionali più difficili da documentare e perseguire in tribunale. Lo stigma dilagante impedisce alle vittime di farsi avanti o di cercare il sostegno di cui hanno bisogno. Questo, a sua volta, limita l’accesso delle sopravvissute a servizi medici e legali cruciali, con il risultato di bisogni urgenti non risolti e di casi non denunciati e non documentati. Le accuse di violenza sessuale devono essere indagate in modo rigoroso, dando priorità ai diritti, ai bisogni e alla sicurezza delle persone colpite”.
Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell’OMS: “Le violenze in corso, compresi gli attacchi alla sanità, impediscono alle sopravvissute alla violenza di genere di accedere ai servizi sanitari essenziali nel momento in cui ne hanno più bisogno. Le donne e le ragazze devono essere protette dalla violenza sessuale e le sopravvissute devono avere libero accesso alle cure di cui hanno bisogno. Gli operatori sanitari e le strutture devono essere protetti”.
Contatti Media (UNHCR):
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