L’annuncio arriva nel momento in cui l’Agenzia Onu per i Rifugiati si concentra sulle situazioni di apolidia causate dalla discriminazione di genere.
In occasione della Giornata internazionale delle donne, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ricorda al mondo che in 27 Stati le donne ancora non hanno la possibilità trasmettere la propria cittadinanza ai figli al pari degli uomini. Il risultato è la atroce creazione di un circolo di apolidia.
Martedì 10 marzo, l’UNHCR parteciperà all’organizzazione di un evento al quartier generale dell’ONU a New York, per fare luce su questo problema e sollecitare gli Stati a riformare le loro leggi in materia di cittadinanza, elemento chiave della campagna UNHCR per porre fine all’apolidia.
Per incoraggiare a prendere provvedimenti su questa situazione e sull’apolidia in generale, l’UNHCR è onorata di annunciare un altro gruppo di sostenitori di alto profilo che hanno sottoscritto la Lettera Aperta della campagna #IBelong, con cui si incoraggiano i leader del mondo a porre fine all’apolidia entro il 2024.
Nel mondo sono almeno 10 milioni le persone senza cittadinanza – una condizione che spesso li priva di diritti fondamentali quali l’accesso all’istruzione, alle cure mediche e ai servizi sociali, la possibilità di aprire conti bancari, comprare una casa e persino sposarsi.
Tra i nuovi sostenitori della campagna #IBelong per porre fine all’apolidia si annoverano:
La cantautrice maliana Rokia Traoré ha dichiarato: “Come madre mi sembra inconcepibile non poter trasmettere la cittadinanza ai miei figli. Dobbiamo assicurarci che ogni madre e ogni figlio possa dire “io appartengo”, #IBelong.
Questi sostenitori si uniscono ad una lunga e illustre lista, che include diversi ex capi di stato e attivisti per i diritti umani, tra cui: l’Arcivescovo Desmond Tutu, l’inviata speciale dell’Agenzia ONU per i rifugiati Angelina Jolie e l’ex Segretario di stato americano Madeleine Albright. Tutti loro si sono uniti alla richiesta di un’azione globale che assicuri a tutti il diritto ad avere una cittadinanza.
L’evento parallelo di alto livello del 10 Marzo coincide con la conferenza sui diritti delle donne “Beijing +20”, che si terrà nel quartier generale delle Nazioni Unite, a New York. L’evento, il cui tema principale sarà “Equal Nationality Rights”, mira a incoraggiare gli Stati a cambiare le proprie leggi sulla cittadinanza.
Volker Türk, Assistente Alto Commissario per la protezione guiderà l’appello agli Stati per riformare le leggi sulla cittadinanza.
“Quando una donna non può trasmettere la nazionalità ai suoi figli, le conseguenze possono essere devastanti. Senza cittadinanza, le madri e i loro figli sono spesso privati dell’istruzione e dell’assistenza sanitaria, diventando più vulnerabili allo sfruttamento, ai matrimoni precoci, alla violenza e persino al traffico di esseri umani.”
Negli ultimi 10 anni, circa 12 Stati hanno riformato le loro legislazioni per permettere alle donne di trasmettere la loro nazionalità ai figli, al pari degli uomini. L’evento organizzato a New York precede la conferenza ONU dei donatori prevista per settembre, durante la quale si spera che ulteriori governi si impegneranno a riformare il proprio sistema legale, per assicurare parità di genere nelle questioni riguardanti la cittadinanza.
-FINE-
Lista completa dei nuovi firmatari
Dignitari
Premi Nobel:
Sostenitori di alto profilo:
La campagna #IBelong
Il 4 novembre 2014, l’UNHCR ha lanciato la campagna #IBelong per porre fine all’apolidia in 10 anni. L’apolidia è un problema creato interamente dall’uomo, relativamente facile da risolvere e da prevenire. Con l’indispensabile volontà politica e con il sostegno popolare, milioni di persone in tutto il mondo potranno acquisire la cittadinanza ed evitare ai propri figli di nascere apolidi. La campagna #IBelong è sostenuta da un Piano di azione globale per porre fine all’apolidia: 2014-2024, che stabilisce dei passi concreti per aiutare gli Stati a risolvere il problema. Ottenendo la cittadinanza – i dieci milioni stimati di persone apolidi in tutto il mondo potranno avere pieno accesso ai diritti che spesso derivano dall’avere una cittadinzana, provando finalmente un senso di appartenenza alle loro comunità.
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