Questo è un riassunto di ciò che è stato detto da Karolina Lindholm Billing, rappresentante dell’UNHCR in Ucraina – a cui può essere attribuito il testo citato – alla conferenza stampa di oggi al Palazzo delle Nazioni a Ginevra.
Nel corso dell’ultimo mese per l’Ucraina è cambiato tutto. Solo due settimane prima della guerra, ho trascorso sette giorni nell’est dell’Ucraina con il Country Director dell’UN Development Programme (UNDP) per inaugurare e visitare centri per bambini disabili e anziani ad Avdijka e Popasna. Questi centri ormai sono probabilmente in macerie, come molte altre case private e strutture sociali che i partner dei progetti umanitari e di sviluppo hanno contribuito a costruire e ristrutturare negli ultimi otto anni, in collaborazione con le autorità locali e le comunità dell’Ucraina orientale.
L’ultimo mese ha cancellato questi progressi e ci ha riportato più indietro di quanto eravamo otto anni fa. Oggi ci troviamo davanti alla realtà di un’enorme crisi umanitaria le cui dimensioni aumentano di minuto in minuto.
La gravità della situazione non sarà mai sottolineata abbastanza.
Dal giorno alla notte, molte vite sono state distrutte e moltefamiglie sono state separate. In un mese più di 10 milioni di persone sono state costrette a fuggire per salvarsi, lasciando le loro case e le loro proprietà. Oltre 6,5 milioni di persone sono sfollate all’interno dell’Ucraina e 3,7 milioni sono stati costretti ad abbandonare il paese. Questi numeri aumentano ogni giorno. Si stima che circa 13 milioni di persone siano bloccate nelle aree colpite, o siano impossibilitate ad andarsene a causa del rischio elevato per la loro sicurezza, della distruzione di ponti e strade e della mancanza di risorse o informazioni su dove trovare un alloggio e condizioni di sicurezza.
Oggi milioni di persone in Ucraina vivono costantemente nel terrore. Bombardamenti e attacchi missilistici indiscriminati costringono la popolazione a rifugiarsi nei sotterranei per ore, di giorno e di notte.
Questo vale anche per i colleghi dell’UNHCR in Ucraina, che ora lavorano fuori dagli uffici di Dnipro e Vinnytsia, Uzhgorod, Chernivtsi e Leopoli, oltre che nelle aree del Donetsk e del Luhansk non controllate dal governo. Molti membri locali dello staff sono divenuti loro stessi sfollati interni; per molti di loro, questa è la seconda o terza volta dal 2014. Malgrado ciò non hanno smesso di lavorare. La loro dedizione nell’aiutare altri sfollati è di grande ispirazione.
All’interno del paese abbiamo 154 colleghi, molti dei quali dislocati per l’emergenza, e il numero continua ad aumentare per rafforzare la nostra capacità di intervento. Si lavora ventiquattr’ore su ventiquattro. Le comunità locali, i volontari, le municipalità e le autorità guidano la risposta umanitaria. Dal primo minuto di questa guerra, abbiamo assistito a uno sforzo straordinario a livello locale, e il nostro obiettivo è rafforzare e integrare la capacità di intervento locale e nazionale, sempre più necessaria visto l’acuirsi della crisi umanitaria.
In Ucraina, l’agenzia dell’ONU per i rifugiati opera all’interno della risposta umanitaria interagenzia sotto la guida dell’UN Crisis Coordinator. Concentriamo i nostri sforzi nell’ambito della protezione, del rifugio e dell’assistenza finanziaria e in natura, per fornire sollievo immediato a coloro che fuggono dalla guerra. Aiutiamo le persone sfollate a ritrovare stabilità in un luogo più sicuro, intanto che la situazione rimane fluida e il futuro imprevedibile.
I team dell’UNHCR e dei nostri partner delle ONG locali sono stati inviati ai varchi di frontiera, nei centri di transito e di accoglienza. Abbiamo anche fornito informazioni per la protezione immediata e beni non alimentari nelle aree direttamente colpite dai bombardamenti.
Più di 1000 famiglie in località coinvolte nei combattimenti hanno ricevuto kit per alloggi di emergenza, in modo da poter riparare le case danneggiate e proteggersi dalle intemperie. I centri di accoglienza al centro e dell’ovest dell’Ucraina hanno ricevuto attrezzature quali materassi, coperte e set da cucina per poter aumentare la loro capacità di accoglienza degli sfollati interni. Almeno 85.000 persone potranno trovare una sistemazione temporanea grazie a questo sostegno. Solo questa settimana l’UNHCR ha consegnato 20.000 pacchi di beni non alimentari agli individui colpiti dai combattimenti e ai centri di accoglienza. Naturalmente ciò non basta a soddisfare tutte le necessità, ma cogliamo ogni opportunità per raggiungere chi ha bisogno della nostra assistenza. Insieme alle autorità locali nei luoghi di arrivo degli sfollati interni, stiamo identificando edifici da ristrutturare e destinare all’accoglienza collettiva, vista l’enorme domanda. Non si tratta solo di fornire una sistemazione immediata: è evidente che centinaia di migliaia, se non milioni di sfollati interni avranno bisogno di alloggi nel medio e lungo periodo.
La scorsa settimana a Vinnytsia ho conosciuto una donna e sua figlia ventenne con disabilità, che abitano in uno dei centri di accoglienza ai quali l’UNHCR contribuisce con il suo sostegno. Il loro appartamento alla periferia di Kyiv è stato colpito. Mi è stato subito chiaro che non avrebbero potuto lasciare quel centro tanto presto. Loro, come altre famiglie vulnerabili con le quali ho parlato nello stesso luogo, avranno bisogno di un alloggio in un centro collettivo o in una casa popolare, per mesi o anche per anni.
I nostri team sono al lavoro con programmi di protezione, rifugio e assistenza non solo nell’ovest del paese ma anche, per quanto possibile, nelle zone centrali e orientali dell’Ucraina per assicurare l’accesso agli alloggi e ai servizi vitali. Abbiamo iniziato il nostro programma di assistenza finanziaria multifunzione nelle province di Leopoli e Zakharpatia, e finora abbiamo iscritto migliaia di persone. Nei prossimi giorni sono previste iscrizioni in altre sei province dell’Ucraina centrale e orientale. Complessivamente il nostro obiettivo è di raggiungere almeno 360.000 sfollati per aiutarli a soddisfare le loro necessità di base.
Allo stesso tempo continuiamo a lavorare per raggiungere le zone più colpite come Mariupol e Kharkiv per dare assistenza salva-vita, come parte dei convogli umanitari interagenzia. L’UNHCR ha fatto parte del primo convoglio entrato a Sumy la scorsa settimana sotto il sistema di identificazione umanitaria.
Tuttavia è chiaro che individui, famiglie e comunità avranno bisogno di protezione, alloggio, assistenza e accesso ai servizi di base quali la sanità, l’istruzione e la protezione sociale per anni, se non per decenni. Gli effetti di questa guerra sono devastanti e di portata vastissima.
La forma più efficace di soccorso umanitario sarebbe la cessazione della guerra. Nel frattempo dobbiamo continuare a fare tutto il possibile per assistere le persone colpite.
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