Un anno fa il tifone Haiyan (8 novembre) – uno dei più violenti cicloni tropicali che si sia mai verificato – si abbatteva sulle Filippine centrali, provocando grande devastazione e la morte di almeno 6.300 persone. Un anno dopo, la ripresa è ancora in corso. Nonostante la maggioranza dei 4.1 milioni di persone sfollate abbia fatto ritorno a casa, per la ricostruzione, oppure sia stata trasferita, è necessario ancora trovare delle soluzioni per circa 20.000 persone che vivono in ripari temporanei o – in numero ridotto – con famiglie ospitanti.
Lo scorso anno, in collaborazione con il governo delle Filippine, l’UNHCR ha dato assistenza a più di 700.000 sopravvissuti al tifone che versavano in condizioni di grave difficoltà, fornendo aiuti essenziali quali tende, coperture in plastica, coperte, kit igienici, taniche per l’acqua, kit da cucina e lanterne solari. Il sostegno è arrivato anche dal settore privato: il proprietario singaporegno di un franchising dell’azienda di mobili IKEA ha donato materassi per gli ospedali, la giapponese UNIQLO ha fornito abiti, mentre l’azienda svedese Husqvarna ha donato motoseghe per sgomberare gli alberi caduti, che in seguito sono stati utilizzati per la ricostruzione delle abitazioni.
Nella fase iniziale della ripresa, l’UNHCR ha avviato un progetto mobile di censimento per ricostruire i registri civili andati perduti e per rilasciare documentazione legale –importante affinché le persone possano avere accesso ai sussidi statali. Circa 80.000 documenti sono stati rilasciati, inclusi certificati di nascita, matrimonio e morte. L’UNICEF, che coordinerà il progetto, ne aumenterà ulteriormente la copertura nei prossimi mesi.
In questo momento, l’attenzione dell’UNHCR è rivolta alla situazione delle 20.000 persone che ancora vivono in 56 aree colpite dal tifone. Una recente valutazione dei bisogni di protezione ha indicato che la popolazione ha ancora bisogno di assistenza per alloggi, acqua, servizi sanitari e servizi igienici, così come per questioni legate ai terreni e alle proprietà.
A Tacloban, nella Samar orientale, e in alcune altre zone, le autorità locali hanno fornito dei rifugi temporanei e spiegato alle persone che dovranno rimanerci per due anni mentre si continuerà a cercare una sistemazione definitiva. Questi sforzi sono resi complicati dalla carenza di risorse adeguate e dalla mancanza di servizi per rendere il trasferimento sostenibile.
L’UNHCR e i suoi partner monitorano la situazione delle famiglie che rimangono nelle aree colpite dal tifone. L’Agenzia ha lavorato per rafforzare la capacità del governo di garantire la fornitura dei servizi di base e il rispetto dei diritti delle persone sfollate – incluso quello al rimpatrio volontario o al trasferimento.
Nelle zone che sono state colpite per prime dal tifone Haiyan, l’UNHCR ha poi passato il coordinamento delle proprie attività al governo, alle autorità locali, alle ONG e alle organizzazioni per lo sviluppo.
In contemporanea, l’UNHCR continua ad evidenziare il bisogno urgente delle Filippine di adottare una legislazione che protegga i diritti delle persone sfollate – in quello che è uno dei Paesi più a rischio di catastrofi naturali al mondo. La proposta fornirebbe anche un quadro legislativo fortemente necessario e che consentirebbe alle autorità statali di proteggere e assistere le persone sfollate a causa del conflitto durato decenni nel sud delle Filippine.
L’adozione di questa legislazione sarebbe inoltre tempestiva, dal momento che il Paese continua a compiere passi fondamentali per il raggiungimento una pace sostenibile nel sud. Tali iniziative potrebbero garantire la possibilità, per milioni di cittadini, di ricostruire la propria vita grazie al reinsediamento locale, il rimpatrio volontario o un trasferimento in tutta Mindanao.
Condividi su Facebook Condividi su Twitter