L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, continua ad assistere migliaia di persone colpite dall’eruzione del vulcano Nyiragongo, avvenuta il 22 maggio nei pressi di Goma, in Repubblica Democratica del Congo (RDC).
L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, continua ad assistere migliaia di persone colpite dall’eruzione del vulcano Nyiragongo, avvenuta il 22 maggio nei pressi di Goma, in Repubblica Democratica del Congo (RDC). Si stima che circa 350.000 persone abbiano urgente bisogno di assistenza umanitaria.
Sarebbero 450.000 le persone fuggite da Goma – 120.000 delle quali arrivate nella vicina città di Sake nella provincia orientale del Nord Kivu. 8.000 persone circa hanno anche attraversato il confine con il Rwanda, anche se la maggior parte è poi rientrata.
La maggior parte delle persone che hanno dovuto abbandonare le proprie case sono state accolte da famiglie locali, mentre altri si sono sistemati in chiese e scuole sovraffollate. Hanno urgente bisogno di un alloggio e di articoli di base come stuoie per dormire, coperte e utensili da cucina.
La città ha subito più di un migliaio di scosse di terremoto in seguito all’eruzione, la maggior parte delle quali piccole, ma alcune abbastanza forti da livellare gli edifici.
Le case di molte persone sono state distrutte dalla colata lavica, ma molte altre hanno dovuto lasciare la città in seguito all’ordine di evacuazione per le otto zone di Goma che sono più a rischio in caso di nuova eruzione.
Subito dopo l’arrivo nella città di Sake a ovest di Goma, l’UNHCR ha iniziato ad assistere le persone che avevano seguito l’ordine di evacuazione e attualmente sta valutando i bisogni in altre aree. Dal 28 maggio l’UNHCR ha assistito le popolazioni sfollate fornendo rifugi comuni per decongestionare scuole e chiese e articoli di base come teloni, coperte e kit igienici.
Questa assistenza fa parte della risposta continua della comunità internazionale, ma non è sufficiente a coprire tutti i bisogni. Le valutazioni effettuate sul campo mostrano che gli alloggi sono il bisogno più urgente, così come l’acqua e il cibo. L’UNHCR continua a lavorare a Sake, concentrandosi ora sulla costruzione di un sito che permetterà agli sfollati di lasciare le scuole e le chiese, e ai bambini di tornare in classe.
Molte persone sono state ospitate da famiglie locali. Come si vede spesso in Congo, sia a causa di conflitti che di pericoli naturali, le persone stanno generosamente aiutando gli sfollati, condividendo quel poco che hanno.
Nelle aree di accoglienza c’è anche bisogno di assistenza psicosociale, come richiesto dai medici dell’ospedale regionale, dove tante persone mostrano segni di trauma. Lo stesso genere di assistenza sarà necessaria nelle scuole, e l’UNHCR lavorerà con l’UNICEF ed altri per sostenere le famiglie fuggite. L’UNHCR ha anche inviato una squadra a Rutshuru, una città a 70 chilometri a nord-est di Goma, per dare il proprio contributo all’assistenza di un gran numero di rifugiati che erano già nella zona, o che vi sono fuggiti dopo l’eruzione.
I terremoti sono diventati meno intensi, ma ci si interroga ancora sui flussi di magma sotto la città. Se e quando un ritorno a Goma sarà possibile, la ricostruzione sarà impegnativa – la città è ai piedi di un vulcano attivo e giace su una crepa mobile.
Stiamo anche tornando a lavorare sulle emergenze legate al conflitto nel Nord Kivu, come la risposta ai recenti attacchi dell’ADF e la pianificazione di una distribuzione alle persone sfollate dal conflitto nel territorio di Masisi, interrotta dal crollo di una strada la settimana prima del’eruzione e dalle successive evacuazioni del personale.
Le sfide nella provincia del Nord Kivu erano già enormi prima di questi ultimi esodi, poiché i conflitti e la violenza hanno sradicato, in questa provincia, oltre 2 milioni di persone, 450.000 delle quali solo quest’anno.
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