Le violazioni della norme internazionali in materia di asilo, quali i frequenti attacchi da parte di milizie ed eserciti e famiglie costrette a tornare indietro attraverso il confine, hanno messo a rischio la sicurezza delle persone in fuga nel 2017, ha detto il capo della Protezione dell’UNHCR.
Durante il discorso annuale all’incontro del Comitato Esecutivo dell’Agenzia ONU per i Rifugiati, l’Assistente dell’Alto Commissario per la Protezione Volker Türk – il massimo esperto delle Nazioni Unite sul tema della protezione internazionale – ha detto che tali violazioni sono “diffuse e si verificano in tutte le parti del mondo”.
“In particolare, includono l’uccisione di rifugiati da parte di militari”, ha affermato, aggiungendo che si è anche verificata un’impennata di gravi casi di refoulement, ritorno forzato e respingimenti dei rifugiati.
“Famiglie terrorizzate sono state deportate nel bel mezzo della notte, spesso con la connivenza delle forze di sicurezza dei Paesi d’origine”, ha dichiarato a un pubblico di rappresentanti di 151 Stati che compongono il Comitato Esecutivo.
Chi ha il potere spesso non rispetta la tradizione per cui l’asilo è un atto umanitario e apolitico, ha affermato. Alcuni politici hanno rinunciato all’umanità per tornaconti elettorali e politici a breve termine, sostenendo di agire in difesa della libertà, della sicurezza e della sicurezza dei propri cittadini.
“Questo è pericoloso – non solo per i rifugiati, le cui vite ne risentono profondamente – ma anche per i cittadini, nella cui difesa i governi affermano di agire”.
Un’altra forte preoccupazione sta nell’aumento dell’uso di misure di deterrenza da parte dei governi, che in alcuni casi sono diventate “politiche deliberate di trattamenti crudeli, inumani e degradanti, nei confronti di persone che fuggono proprio da questo”.
“Non vi è alcuna giustificazione nel separare le famiglie, o nel tenere i rifugiati in un limbo o a languire in centri di detenzione off-shore dagli standard al di sotto delle norme, in strutture di accoglienza inappropriate o intrappolati in aree di confine”.
“Un rifugiato è un rifugiato”
“Trattare gli esseri umani in questo modo è dannoso non solo per loro, ma anche per la società in generale, in quanto gli effetti di tale condotta portano alla disumanizzazione dell’individuo e alla brutalizzazione della società tutta”.
La violenza sessuale e di genere rimane la maggiore causa di fuga, ed è un serio pericolo anche lungo le rotte. Può assumere varie forme, dallo stupro all’aggressione sessuale, dalla violenza domestica al matrimonio in età infantile, fino allo sfruttamento sessuale.
Türk ha fatto riferimento ai numeri in aumento dei bambini rifugiati, che rappresentano oltre la metà dei 22,5 milioni di rifugiati.
Solo lo scorso anno, sono stati registrati 64.000 minori non accompagnati e separati al confine tra Stati Uniti e Messico, dei 2,4 milioni di rifugiati siriani più della metà erano bambini, e oltre un milione di minori sono fuggiti dal Sud Sudan.
Ha toccato il tema dell’uso dei termini e del linguaggio con cui si connotano i rifugiati, per esempio quando si parla di rifugiati chiamandoli “salta file” (queue jumpers) o bollandoli come terroristi o criminali.
“Si sollevano questioni molto cariche dal punto di vista emozionale solo per guadagnare voti, per disinformare, per trovare un capro espiatorio, spesso in una maniera che disumanizza, crea divisioni e polarizza,” ha dichiarato.
Viene utilizzata una serie di termini per descrivere i rifugiati, come “gente senza documenti” o “migranti vulnerabili”, con l’idea di rendere più forte la causa dei diritti delle persone in fuga. Tuttavia, questo ha creato confusione e “ha lasciato campo libero a coloro che preferiscono minare i diritti dei rifugiati”.
“Devo dire che, a parte l’erronea definizione giuridica, trovo che sia inappropriato presentare delle persone come una sotto-categoria di qualcosa, rifugiati o non”, ha aggiunto. “Un rifugiato è un rifugiato”.
“La legge internazionale sui rifugiati stabilisce misure di salvaguardia per proteggere coloro che hanno bisogno di protezione internazionale”
In alcuni circoli accademici e internazionali è diventato di moda discutere se il sistema d’asilo regga o meno, ma queste argomentazioni solitamente non funzionano.
“Riaprire una discussione su quali siano le fondamenta su cui si è basata la protezione internazionale per circa sei decenni rischia di diventare un esercizio che indebolisce gli standard esistenti, riducendoli al minimo, a danno dei milioni di rifugiati che dipendono da questo sistema per sopravvivere”, ha affermato.
Türk ha elogiato gli sforzi che sono stati fatti nel promuovere la coesistenza pacifica nelle comunità ospitanti.
“In Libano, Iraq e Chad, i progetti per lo sviluppo urbano nelle zone dove risiedono i rifugiati, come ad esempio la costruzione o la ristrutturazione di scuole e spazi per bambini, cliniche, impianti per l’acqua e di sanificazione, rappresentano un beneficio sia per rifugiati ma anche per la comunità del Paese ospitante e possono contribuire a ridurre eventuali tensioni e conflitti tra le persone,” ha detto Volker Türk.
Volker Türk ha parlato della possibilità di stimolare “la maggioranza silente e coloro che sono sempre sulle retrovie”, così che le tematiche che riguardano i rifugiati possano diventare questioni di interesse per “tutta la società”.
Volker Türk ha poi aggiunto che è davvero incoraggiante che più di 1,5 milioni di persone abbiano firmato la campagna dell’UNHCR #WithRefugees a favore di un’azione concreta per assicurare istruzione, accoglienza, lavoro e formazione per i rifugiati.
La sicurezza e la protezione devono andare di pari passo, l’una non è possibile senza l’altra.
“Il diritto internazionale in materia di asilo fornisce le misure di salvaguardia per proteggere tutti coloro che sono vittime di persecuzioni, conflitti e violenze – incluso il terrorismo – e che hanno pertanto bisogno di protezione internazionale, tenendo in considerazione il bisogno di garantire la sicurezza dei Paesi ospitanti e della loro popolazione”. Türk ha sottolineato poi come spesso i rifugiati siano le prime vittime del terrorismo.
“Non c’è alcun dubbio che il multilateralismo sia la via del futuro”.
Nel lungo periodo, le catene dei flussi delle migrazioni forzate devono essere spezzate, ha detto Türk.
“In qualche modo, una più ampia comprensione delle possibili soluzioni, che includono affrontare le cause alla radice, rispondere ai bisogni immediati e investire nello sviluppo su lungo termine, può essere la strada per raggiungere quest’obiettivo.”
Idealmente, questo vuol dire impedire che i problemi crescano, in primo luogo affrontando le cause che spingono le persone a fuggire. Spesso legate alla mancanza di una buona governance e al funzionamento effettivo dello stato.
“Sfortunatamente, in troppe occasioni, ci confrontiamo con profonde disuguaglianze, con l’assenza di un senso di responsabilità verso le persone, e un incontrollato e massiccio sfruttamento delle risorse naturali a spese delle popolazioni locali. In un mondo sempre più interconnesso, questi problemi non restano isolati, ma interessano tutti noi”.
L’accesso all’istruzione e la promozione dell’autosussistenza sono parte della soluzione. Di sei milioni di rifugiati in età scolare, 3,7 milioni non hanno accesso all’educazione e i bambini rifugiati che riescono ad andare a scuola tendenzialmente perdono dai tre ai quattro anni di scuola.
“Sul lungo periodo, l’accesso sostenibile ai sistemi scolastici nazionali è la chiave per assicurare ai bambini rifugiati di ottenere certificati e riconoscimenti validi, promuovere la coesione sociale e investire nei programmi e nelle infrastrutture già esistenti.”
Coloro che desiderino fare ritorno nei loro Paesi di origine, spesso dopo aver trascorso molti anni in esilio, vanno incontro ad una decisione particolarmente difficile da prendere.
“Se le persone vogliono fare ritorno nel proprio Paese d’origine, hanno il pieno diritto di farlo ed è compito dell’UNHCR fare tutto il possibile affinché questa decisione venga presa in libertà e con la giusta consapevolezza e che le persone abbiano accesso a tutto il supporto necessario una volta tornati nel Paese d’origine”, ha aggiunto Türk.
Nelle sue conclusioni, Valter Türk ha sottolineato che sulla base dell’esperienza del CRRF, il lavoro dell’UNHCR il prossimo anno sul Global Compact sui rifugiati aiuterà a rafforzare questi impegni.
“Non c’è dubbio che il multilateralismo sia la via per il futuro ed è nell’interesse di ogni Paese. E questo è ancor più evidente nel contesto dei rifugiati.”
Il link al discorso completo
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