L’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, stima che più di 2,9 milioni di rifugiati in tutto il mondo avranno bisogno di essere reinsediati il prossimo anno, secondo il rapporto Projected Global Resettlement Needs 2025 pubblicato oggi.
L’ultima stima segna un aumento del 20% – equivalente a mezzo milione di rifugiati – rispetto al 2024, a causa del prolungarsi di situazioni di sfollamento di massa, dell’emergere di nuovi conflitti e dell’impatto del cambiamento climatico.
Per il nono anno consecutivo, le persone che sono state costrette a fuggire dalla Siria continuano ad avere le maggiori esigenze di reinsediamento, con quasi un milione (933.000) di rifugiati che si prevede avranno bisogno di sostegno attraverso questo programma. Seguono i rifugiati provenienti dall’Afghanistan (558.000), dal Sud Sudan (242.000), dai Rohingya del Myanmar (226.000), dal Sudan (172.000) e dalla Repubblica Democratica del Congo (158.000). Le esigenze di reinsediamento sono aumentate notevolmente anche nelle Americhe, a causa dei livelli senza precedenti di persone in fuga nella regione.
L’aumento delle esigenze di reinsediamento si verifica anche in un periodo di condizioni economiche difficili a livello globale, con conseguente aumento del costo della vita e diminuzione degli aiuti umanitari. La crescente xenofobia e la discriminazione espongono i rifugiati a maggiori rischi di deportazione, violenza, sfruttamento e altre violazioni dei diritti umani, mentre l’impatto dei cambiamenti climatici e dei disastri ambientali esaspera le vulnerabilità preesistenti dei rifugiati.
“Il reinsediamento è un intervento salvavita per i rifugiati a rischio e una risposta significativa alle situazioni di sfollamento forzato crescenti e irrisolte. È una parte fondamentale dell’approccio basato sulle rotte, necessario per rispondere all’ampiezza e alla complessità delle situazioni di fuga, contribuendo ad alleggerire la pressione sui Paesi che ospitano i rifugiati da lungo tempo e rafforzando il più ampio quadro di protezione dei rifugiati”, ha dichiarato Ruvendrini Menikdiwela, Vice-Alto Commissario dell’UNHCR per la Protezione.
“In un contesto in cui i movimenti misti di rifugiati e migranti sono diventati sempre più comuni”, ha aggiunto, “il reinsediamento dei rifugiati e i percorsi complementari per l’ammissione forniscono un’alternativa più sicura ai rifugiati che altrimenti potrebbero essere costretti a ricorrere a movimenti pericolosi e irregolari facilitati dai trafficanti”.
Il reinsediamento dei rifugiati – che comporta il trasferimento dei rifugiati in un Paese che ha accettato di ammetterli e di concedere loro un insediamento permanente – è offerto dagli Stati a loro discrezione.
L’anno scorso, 96.311 rifugiati sono stati reinsediati dagli Stati, con il supporto dell’UNHCR. Si tratta di un aumento del 65% rispetto all’anno precedente e di una cifra vicina all’obiettivo di 100.000 persone stabilito nella Roadmap 2030 dell’UNHCR per le soluzioni nei Paesi terzi. Tuttavia, ciò rappresenta meno del 5% dei rifugiati che necessitano di reinsediamento nel 2023. Gli Stati Uniti, il Canada, la Germania e l’Australia hanno ricevuto il maggior numero di partenze per il reinsediamento agevolate dall’UNHCR nel corso dell’anno.
L’Italia è impegnata per offrire ai rifugiati l’opportunità di arrivare attraverso canali regolari e sicuri come i corridoi umanitari e universitari, le evacuazioni di emergenza ed il reinsediamento. Aderisce al programma di reinsediamento dal 2015 e l’UNHCR collabora con diversi attori per la sua attuazione, in particolare con le autorità del Ministero dell’Interno, Ministero degli Affari Esteri, Servizio Centrale e OIM, nell’arrivo, accoglienza e costruzione di percorsi di supporto e integrazione dei rifugiati in Italia. Dal 2015 ad oggi sono state reinsediate in Italia 2.805 persone rifugiate (1.412 dal Libano, 446 dalla Turchia, 346 dalla Giordania, 306 dal Sudan, 102 dall’Iran, 72 dal Pakistan, 70 dalla Libia, 52 dalla Siria). A partire dal 2017, inoltre, sono state trasferite dalla Libia attraverso evacuazioni e corridoi umanitari 1.510 persone vulnerabili ed altre 1.300 persone circa seguiranno nei prossimi 3 anni grazie ad un protocollo siglato tra UNHCR, Ministero dell’Interno, Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, ARCI, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche e INMP.
L’UNHCR chiede quindi agli Stati di raddoppiare gli sforzi per garantire l’accesso al reinsediamento a coloro che ne hanno più bisogno.
Ciò include un maggior numero di Stati che si impegnano nel reinsediamento e che assicurano che i programmi offrano sia prevedibilità che agilità per rispondere ai casi urgenti e di emergenza.
Nello spirito del Patto globale sui rifugiati, l’UNHCR e i suoi partner stanno lavorando a percorsi sicuri per la protezione e a soluzioni, ma senza la concessione dell’asilo e l’offerta di posti per il reinsediamento, i rifugiati che hanno più bisogno di sostegno verrebbero dimenticati.
Visualizza il rapporto completo: Proiezione del fabbisogno globale di reinsediamento 2025
Per una panoramica dei dati, visualizzare il cruscotto interattivo
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