Ginevra – L’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) continuano a sollecitare i governi europei affinché offrano rapidamente un porto sicuro e permettano lo sbarco immediato di quasi 600 persone rimaste sulle navi delle ONG dopo essere state salvate nelle zone di ricerca e soccorso (SAR) maltesi e libiche, nel Mediterraneo centrale.
Abbiamo accolto con favore gli sforzi dell’Italia per lo sbarco di circa 400 persone, le più vulnerabili a bordo di Humanity 1 e Geo Barents, tra cui minori che viaggiavano da soli e altre persone che avevano bisogno di cure mediche urgenti. Tuttavia, è urgente trovare una soluzione per tutti gli altri sopravvissuti su tutte e quattro le navi in mare.
Nonostante i continui sforzi di advocacy, i sopravvissuti, alcuni dei quali sono in mare da due settimane, rimangono bloccati a bordo delle quattro navi SAR delle ONG. 234 persone sono rimaste sull’Ocean Viking, 217 sulla Geo Barents, 35 sull’Humanity 1 e altre 88 sulla Rise Above.
Le persone bloccate devono essere sbarcate rapidamente, senza ulteriori ritardi. Chiediamo agli Stati della regione di proteggere le vite delle persone soccorse ponendo fine all’attuale impasse e offrendo un porto sicuro per lo sbarco.
Lo sbarco in sicurezza dovrebbe essere seguito da una significativa condivisione delle responsabilità tra tutti gli Stati interessati attraverso accordi regionali e di cooperazione, in modo che tutti gli Stati costieri possano assolvere alle proprie responsabilità di ricerca, soccorso e sbarco. Un approccio frammentario e ad hoc in alto mare, che continui a lasciare soli gli Stati costieri, non può essere perseguito in questo modo e non è sostenibile.
La priorità deve essere soprattutto quella di salvare vite e rispettare la dignità umana.
Coloro che arrivano dalla Libia hanno subito in molti casi gravi abusi e violazioni dei diritti umani. Le vulnerabilità di tutti i migranti e rifugiati che attraversano il Mediterraneo – compresi i minori accompagnati e non, le vittime di tratta, i sopravvissuti alle torture – dovrebbero quindi essere identificate per attivare meccanismi di protezione e accoglienza nazionali e internazionali.
Il salvataggio in mare è un imperativo umanitario, saldamente radicato nel diritto internazionale e nel diritto del mare. Tutti gli Stati coinvolti hanno l’obbligo di coordinare e rispondere alle richieste di soccorso. Meccanismi di salvataggio dell’Unione europea sono urgentemente necessari e l’UNHCR e l’OIM continuano a chiedere agli Stati di aumentare le risorse e le capacità per far fronte efficacemente alle loro responsabilità.
Secondo il Missing Migrants Project di OIM, quest’anno almeno 1.337 persone sono morte o disperse lungo la rotta migratoria del Mediterraneo centrale. La maggior parte delle 88.000 persone arrivate via mare in Italia nel 2022 è stata soccorsa dalla Guardia Costiera italiana e da altre navi di soccorso dello Stato italiano o è arrivata autonomamente. Il 15% è stato soccorso da navi di ONG.
I meccanismi di solidarietà regionale esistenti possono aiutare l’identificazione tempestiva ed il ricollocamento delle persone che hanno bisogno di protezione internazionale, consentendo loro di chiedere asilo o di ricevere altre forme di protezione, nonché il rimpatrio sicuro e dignitoso di coloro che non hanno i requisiti per rimanere. Nel 2022, circa 164 persone sono state ricollocate dall’Italia in Francia, Germania e Lussemburgo, nell’ambito del meccanismo di solidarietà volontaria. Questi sforzi sono fondamentali, ma devono essere ampliati.
Sono inoltre necessari sforzi regionali su entrambe le sponde del Mediterraneo, poiché le condizioni prevalenti in Libia e nei Paesi di origine continuano a deteriorarsi, spingendo persone disperate e vulnerabili a ricorrere a pericolose traversate in mare.
FINE
Per ulteriori informazioni su questo argomento, contattare:
UNHCR:
IOM:
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