Una nuova dichiarazione che sollecita un’azione più coordinata per aiutare quasi 1,4 milioni di sfollati dell’Africa centrale è stata firmata dopo un’importante conferenza regionale organizzata dal governo del Camerun e dall’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati.
Durante la conferenza ministeriale di tre giorni svoltasi a Yaounde e conclusasi mercoledì, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi ha affermato che l’obiettivo della conferenza era quello di “creare una dinamica regionale positiva nella ricerca di soluzioni per i rifugiati dell’Africa centrale”. “Ciò deve essere fatto nell’ambito di un’ampia alleanza fra governi, comunità di aiuto, imprese, attori dello sviluppo, società civile, gruppi del settore privato e con la fondamentale partecipazione degli stessi rifugiati, in particolare delle donne”, ha aggiunto.
La Dichiarazione di Yaounde rappresenta il primo passo verso la creazione di un meccanismo di coordinamento regionale che proponga soluzioni per una delle più grandi crisi di rifugiati e sfollati dell’Africa.
Dal 2013, la RCA ha vissuto ripetute crisi che hanno colpito sei Paesi confinanti che ad oggi ospitano circa 700.000 rifugiati. Il Camerun ha registrato il maggior numero di rifugiati (345.000), a cui seguono Repubblica Democratica del Congo (212.000), Ciad (119.000), Repubblica del Congo (29.000), Sudan (28.000) e Sud Sudan (2.500).
In merito alle sfide derivanti dall’ospitare un gran numero di rifugiati, il Primo Ministro del Camerun, Joseph Dion Ngute, ha affermato che nonostante gli sforzi che gli Stati stanno compiendo, il contesto economico è difficile. Da qui, “la necessità di unire gli sforzi nel quadro di un approccio regionale per definire soluzioni globali e coordinate finalizzate all’ottenimento di migliori risultati”.
I firmatari della dichiarazione hanno convenuto di “stabilire un quadro di cooperazione regionale per rafforzare la protezione e la ricerca di soluzioni per le persone costrette alla fuga a causa della crisi centrafricana, con il sostegno della comunità internazionale”.
In riferimento all’accordo di pace del 2019 e alle raccomandazioni del Dialogo Repubblicano del marzo 2022, a cui hanno preso parte rifugiati e sfollati interni, i firmatari della dichiarazione si sono ulteriormente impegnati a “sostenere il processo di riconciliazione in corso nella Repubblica Centrafricana e sollecitare l’effettiva partecipazione degli sfollati e dei rimpatriati”.
Rappresentati da ministri e alti funzionari governativi, i Paesi d’asilo si sono impegnati a migliorare la protezione dei rifugiati e a promuovere l’inclusione socio-economica degli stessi, in attesa di condizioni che permettano il rimpatrio.
Queste soluzioni includono la rimozione delle barriere legali alle opportunità di lavoro, la formazione e l’accesso ai servizi sociali. Nella dichiarazione, i firmatari hanno accettato di integrare i rifugiati nei sistemi nazionali di registrazione e di “facilitare il rilascio di documenti civili e assicurare il loro riconoscimento da parte dei servizi pubblici, privati e delle istituzioni finanziarie”.
Nonostante le sfide, le opportunità di ritorno sono possibili. Più di 100.000 rifugiati centrafricani sono già tornati a casa di spontanea volontà, mentre tra il 2017 e il 2021, l’UNHCR ha facilitato il rimpatrio volontario di 27.000 rifugiati. Inoltre, 60.000 sfollati interni hanno potuto fare ritorno a casa.
Tuttavia, poiché questi sforzi sono avvenuti in modo isolato, la Conferenza ha concordato di stabilire un meccanismo di coordinamento per le soluzioni con il supporto dell’UNHCR, che dispone di tre strumenti regionali di questo tipo in atto: per la crisi afgana; in America Centrale e in Messico; nell’Est e nel Corno d’Africa.
Virginie Baikoua, Ministra dell’Azione Umanitaria della RCA, ha ringraziato i partner per il loro sostegno e li ha rassicurati sulla determinazione del suo Paese a ripristinare la pace e la stabilità. Organizzata sotto l’egida del Presidente della Repubblica del Camerun, la Conferenza ministeriale regionale sulle soluzioni nel contesto dello sfollamento forzato legato alla crisi centrafricana ha riunito 300 partecipanti fra donatori, l’ONU, partner umanitari e di sviluppo, membri del settore privato e rifugiati. I rappresentanti dell’Unione europea e della Comunità economica degli Stati dell’Africa centrale hanno espresso il loro sostegno.
Prima di partecipare alla conferenza, Grandi ha incontrato i rifugiati centrafricani a Yaounde, che hanno accolto con favore l’attenzione sulla loro situazione. Un leader della comunità gli ha riferito che i rifugiati vogliono essere considerati come facilitatori di sviluppo, non come un peso.
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