Questa dichiarazione è attribuibile a Ayman Gharaibeh, direttore dell’ufficio regionale dell’UNHCR per il Medio Oriente e il Nord Africa
Siamo sempre più allarmati per la situazione umanitaria dei richiedenti asilo e rifugiati in Libia. A seguito di un’operazione di sicurezza su larga scala condotta dalle autorità libiche nell’ultima settimana, in molte parti di Tripoli arresti e raid hanno preso di mira aree dove vivono richiedenti asilo e migranti.
Almeno una persona sarebbe stata uccisa e altre 15 ferite. Più di 5.000 persone sono state arrestate e trattenute in diversi centri di detenzione in condizioni di sovraffollamento ed insalubrità. Tra queste ci sono diverse persone che erano state selezionate in via prioritaria per l’evacuazione o per i voli di reinsediamento fuori dalla Libia.
I raid, durante i quali sono stati demoliti molti edifici incompiuti e case di fortuna, hanno creato panico e paura tra i richiedenti asilo e rifugiati nella capitale. Molti, inclusi minori non accompagnati e giovani madri che hanno perso i loro alloggi e sono ora senza casa, si sono rivolti al personale dell’UNHCR e ai partner del Centro Comunitario Diurno (CDC) per ricevere assistenza urgente.
Come conseguenza dei raid e del deteriorarsi delle condizioni, abbiamo visto folle crescenti di richiedenti asilo protestare davanti al CDC di Tripoli, chiedendo l’evacuazione dalla Libia e il reinsediamento. All’inizio della crisi l’UNHCR ed i partner sono stati in grado di fornire ai richiedenti asilo assistenza, tra cui cibo, altri articoli di soccorso e denaro di emergenza.
Ma negli ultimi giorni, l’escalation delle tensioni tra la folla, con il conseguente ferimento di due membri dello staff delle organizzazioni partner, e la difficoltà di accesso di altri richiedenti asilo che hanno urgente bisogno di assistenza, ci ha spinto a sospendere temporaneamente i servizi regolari presso il centro.
Continuiamo a chiedere alle autorità di: rispettare sempre i diritti umani e la dignità dei richiedenti asilo e dei rifugiati; interrompere gli arresti e rilasciare le persone detenute, comprese quelle che dovevano partire con voli di evacuazione e reinsediamento.
Rinnoviamo il nostro appello alle autorità libiche affinché permettano la ripresa dei voli umanitari fuori dal paese, che sono sospesi da quasi un anno.
Con la sospensione dei voli umanitari diversi paesi di reinsediamento hanno informato l’UNHCR che non possono più ricevere richieste di reinsediamento dalla Libia per il 2021. Questo comporterà la perdita di 162 posti sui voli di reinsediamento diretti dalla Libia. In totale, si prevede che quasi 1.000 posti di reinsediamento non saranno riempiti né dalla Libia né attraverso i meccanismi di transito di emergenza (ETM) in Ruanda e Niger. L’ETM permette all’UNHCR di evacuare le persone dalla Libia per poi elaborare le loro richieste per soluzioni a lungo termine.
I voli sono stati un’ancora di salvezza per i richiedenti asilo e i rifugiati in Libia.
Contatti media:
Condividi su Facebook Condividi su Twitter