È il secondo arrivo dopo quello di 97 persone a marzo
Sono arrivati oggi all’aeroporto di Roma Fiumicino Leonardo Da Vinci 119 rifugiati evacuati dalla Libia, tra cui 30 donne, 57 uomini e 11 nuclei famigliari – per un totale di 32 persone – di nazionalità eritrea, etiope, egiziana, somala, sudanese e sud sudanese. Si tratta del secondo volo in attuazione del protocollo firmato nel dicembre 2023 da Ministero dell’Interno, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR), ARCI, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche e INMP, che permetterà a 1.500 rifugiati e persone che necessitano di protezione internazionale di essere evacuate dalla Libia all’Italia nell’arco di tre anni.
Il protocollo segue il primo accordo firmato nel 2021 e rinnova l’impegno già avviato dall’Italia nel 2017, che ha permesso sinora l’accoglienza in Italia di circa 1.390 persone in arrivo dalla Libia grazie a meccanismi di evacuazione o tramite i corridoi umanitari.
Beneficiari del progetto sono persone costrette a fuggire dai loro paesi a causa di guerre e violenze e che si trovano temporaneamente in Libia. Tra loro, bambini, donne vittime di tratta, persone sopravvissute alla violenza e alla tortura e persone in gravi condizioni di salute, che sono state selezionate dall’UNHCR.
In seguito all’arrivo, le persone di questo volo saranno trasferite ed accolte in centri SAI, Sistema Accoglienza e Integrazione.
Dal 2017, l’UNHCR ha evacuato o reinsediato in Italia dalla Libia 1.368 rifugiati e richiedenti asilo. L’UNHCR stima che nel 2024, globalmente, più di 2.4 milioni di rifugiati avranno bisogno di reinsediamento; si tratta di un aumento del 36% rispetto al fabbisogno del 2022, che riguardava 1.47 milioni di persone.
I canali regolari e sicuri, tra cui le evacuazioni di emergenza, i corridoi umanitari, il reinsediamento ed il ricongiungimento familiare permettono ai rifugiati di ricostruirsi un futuro in dignità senza essere costretti a intraprendere viaggi pericolosi nelle mani dei trafficanti. Allo stesso tempo sono un segnale tangibile di solidarietà verso i paesi a basso e medio reddito che ospitano il 75% dei rifugiati nel mondo.
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