Sono estremamente preoccupato per la situazione umanitaria nella regione del Tigray in Etiopia ed il suo impatto sulla popolazione civile, in particolare sui rifugiati eritrei ospitati nella regione.
Di recente abbiamo assistito ad alcuni sviluppi positivi, lavorando con il governo per accedere alle popolazioni vulnerabili ed assisterle, con il trasporto e la distribuzione di cibo a circa 25.000 rifugiati eritrei nei campi di Mai Aini e Adi Harush nel Tigray. La scorsa settimana l’UNHCR ed i suoi partner hanno effettuato una rapida missione di valutazione nei due campi insieme all’Ethiopian Agency for Refugee and Returnee Affairs ed è stato possibile iniziare a ripristinare la fornitura di acqua e servizi sanitari limitati. Speriamo che presto saremo in grado di ristabilire le attività di protezione e umanitarie complete.
Tuttavia, nonostante le ripetute richieste, l’UNHCR e i partner non hanno ancora avuto accesso ai campi di Shimelba e Hitsats dall’inizio dell’operazione di mantenimento dell’ordine di due mesi fa.
Sono molto preoccupato per la sicurezza e il benessere dei rifugiati eritrei in quei campi. Sono rimasti senza aiuti per molte settimane. Inoltre, e cio’ e’ estremamente preoccupante, continuo a ricevere molti resoconti affidabili e di prima mano sulla continua insicurezza e sulle accuse di gravi e dolorose violazioni dei diritti umani, tra cui omicidi, rapimenti mirati e rimpatri forzati dei rifugiati in Eritrea. Le segnalazioni di ulteriori incursioni militari negli ultimi 10 giorni sono coerenti con le immagini satellitari open source che mostrano nuovi incendi e altri segni recenti di distruzione nei due campi. Si tratta di indizi concreti di gravi violazioni del diritto internazionale.
L’Etiopia ha dato rifugio per lungo tempo a persone in fuga da conflitti e persecuzioni. Il governo federale ha assicurato che sono state prese misure per minimizzare l’impatto del conflitto sulla popolazione civile. Ho fatto presente alla leadership etiope l’urgenza di assicurare la protezione dei rifugiati, di impedire il ritorno forzato e di mantenere i campi di rifugiati al sicuro da attacchi e altre minacce da parte di soggetti armati.
Altrettanto angosciante per i team dell’UNHCR sul terreno è stata la nostra incapacità di assistere migliaia di rifugiati eritrei che continuano a fuggire dai campi in cerca di sicurezza e sostegno. I rifugiati che arrivano a piedi nella città di Shire, nel Tigray, sono emaciati, e chiedono aiuti che non sono disponibili. I rifugiati che hanno raggiunto Addis Abeba vengono rimpatriati nel Tigray, alcuni contro la loro volontà. Anche se l’accesso ai campi di Mai Aini e Adi Harush è un buon inizio, devo ribadire l’appello delle Nazioni Unite per un accesso completo e senza ostacoli – esplorando tutte le opzioni per fornire in sicurezza l’assistenza di cui si ha disperatamente bisogno.
Continuiamo a lavorare con il governo etiope per adempiere al nostro mandato di proteggere e assistere coloro che sono costretti a fuggire, in linea con i principi umanitari di imparzialità e neutralità. Rimaniamo disponibili a cercare soluzioni – insieme – agli attuali problemi umanitari in uno spirito di collaborazione e partenariato costruttivo. Ora sono necessari un accesso sicuro e un’azione rapida per salvare migliaia di vite a rischio.
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