Il presente commento alla stampa è attribuibile a Gonzalo Vargas Llosa, Rappresentante UNHCR per gli affari UE, Belgio, Irlanda, Lussemburgo e Paesi Bassi.
Assumendo la Presidenza dell’Unione Europea (UE) il 1° luglio, la Slovenia può cogliere un’importante opportunità per assicurare una migliore protezione per i rifugiati, tanto in seno all’UE quanto nel mondo. A partire dai progressi compiuti sotto il precedente mandato portoghese, tra cui l’avanzamento dei lavori volti a istituire un’Agenzia UE per l’Asilo, l’UNHCR auspica che la Presidenza slovena in procinto di insediarsi continui a costruire ponti e a esplorare ogni possibilità di negoziare accordi in relazione al nuovo Patto UE su Migrazioni e Asilo.
Conseguire tali obiettivi è di vitale importanza per interrompere anni di stallo in materia di asilo nell’UE e, finalmente, introdurre un sistema che sia davvero comune e sostenibile. Un sistema che rispetti la dignità umana, capace di assicurare protezione in tempi rapidi ai rifugiati – donne, bambini e uomini in fuga da guerre, violenze e persecuzioni orribili. E un sistema che sia equo, parimenti efficiente in tutti i Paesi dell’UE, chiamati alla condivisione di responsabilità nei confronti dei rifugiati, nello spirito dell’Unione e dei valori su cui si fonda.
L’UNHCR sostiene le indicazioni del Patto UE presentato, tra cui quella inerente al fondamentale impegno a rafforzare il meccanismo di ricerca e soccorso volto a salvare vite in mare, e ad assicurare un coordinamento strutturato delle operazioni di sbarco delle persone soccorse. È chiara la necessità di difendere il diritto di cercare asilo e accedere alle relative procedure all’interno dell’UE: non possono esservi compromessi al momento di garantire tale diritto fondamentale.
Non esiste un’unica soluzione capace di prevenire e rispondere alle migrazioni forzate. Il fenomeno richiede un approccio comprensivo sia in Europa sia al di fuori dei suoi confini. Ma con una serie di attori capaci di unire le forze, come auspicato dal Global Compact sui Rifugiati (GCR), condividere le responsabilità per sostenere efficacemente rifugiati e Paesi di accoglienza diventa possibile.
Auspichiamo che l’UE dia continuità al positivo percorso intrapreso nel sostenere il GCR, così come finora avvenuto in numerosi Paesi nei quali soggiornano rifugiati. Considerato che l’86 per cento dei rifugiati è accolto in Paesi in via di sviluppo, e non in Europa, un supporto politico e finanziario maggiore e continuativo da parte dell’UE è essenziale per regioni e Paesi al di fuori dell’UE che accolgono numeri elevati di persone costrette a fuggire. Inoltre, l’erogazione di finanziamenti UE prevedibili, flessibili e non stanziati consentirebbe all’UNHCR di rispondere più rapidamente alle numerose crisi ed emergenze in corso nel mondo e salvare un più elevato numero di vite umane. Anche l’incremento del numero di reinsediamenti di rifugiati provenienti da Paesi non europei e di altri percorsi legali offrirà ai rifugiati canali sicuri per raggiungere l’Europa, prevenendo la possibilità che intraprendano viaggi pericolosi.
In una fase in cui il numero di nuovi arrivi in Europa è gestibile, l’UE è assolutamente in grado di fare la propria parte per assicurare ai rifugiati una migliore protezione. Il conseguimento di tale obiettivo comincia dal dare l’esempio sul proprio territorio, senza mai tentennare al momento di onorare la Convenzione del 1951 sui rifugiati, della quale tutti gli Stati membri dell’UE sono firmatari, uno strumento di vitale importanza tanto rilevante oggi quanto 70 anni fa, allorché ai cittadini europei che ne ebbero bisogno garantì sicurezza e protezione.
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