L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi ha richiesto un incremento degli aiuti per i circa 436.000 rifugiati Rohingya che sono fuggiti in Bangladesh fuggendo dal Myanmar in quest’ultimo mese e anche per le comunità che li ospitano. Ha ringraziato il governo e il popolo bengalese per la loro ospitalità.
“La loro situazione rimane disperata, e c’è il rischio di un drammatico peggioramento se non si incrementano gli aiuti” ha dichiarato ieri a seguito della visita al campo rifugiati di Kutupalong e ad altre aree lungo il confine dove la gente ha costruito dei rifugi di fortuna su piccoli appezzamenti di terra. “La gente che ho incontrato era profondamente traumatizzata e, nonostante abbia trovato rifugio in Bangladesh, è ancora costretta ad affrontare forti avversità” è quanto detto da Grandi durante l’ultimo giorno della sua visita in Bangladesh.
“Lo slancio in favore di aiuti spontanei da parte di persone, comunità locali, compagnie e associazioni di tutto il paese è stato fenomenale” ha affermato, sottolineando il fatto che il governo ha effettuato sforzi a ogni livello, e che anche l’UNHCR e gli altri partner si stanno muovendo nella stessa direzione.
“Nonostante gli sforzi degli operatori sul campo, il grande flusso di persone che cercano sicurezza ha rapidamente superato la capacità di approntare una risposta, e la situazione non si è ancora stabilizzata. Bisogna fare di più, e in fretta, se vogliamo evitare ulteriori peggioramenti” ha dichiarato Grandi.
L’UNHCR ha inviato in Bangladesh tre aerei cargo carichi di beni di conforto, e ora sta distribuendo kit per costruire rifugi di emergenza, set per la cucina e lampade solari. I nostri esperti stanno lavorando a stretto contatto con il governo per disporre un sito di accoglienza organizzato munito di acqua, servizi igienici e altre strutture, e per registrare i nuovi arrivati. Altre agenzie internazionali e ONG sono presenti sul campo svolgendo un ruolo importantissimo.
Grandi è arrivato in Bangladesh nella giornata di sabato scorso per verificare di persona le condizioni dopo aver analizzato la situazione con la Prima Ministra Sheik Hasina, incontrata la scorsa settimana New York nel corso dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. A Dacca ha incontrato il ministro degli esteri e i ministri degli interni e per la gestione delle calamità.
“Ho ringraziato Sheik Hasina e ringrazio il Bangladesh per aver mantenuto i confini aperti per accogliere questi rifugiati” ha detto Grandi. “Nel mondo di oggi è un qualcosa che non può essere dato per scontato e deve essere apprezzato”.
Grandi ha visitato l’area intorno a Cox’s Bazar, dove fin dal 1992 l’Agenzia ONU per i Rifugiati sostiene il governo nella gestione di due campi per rifugiati ufficiali. Nel corso degli anni il numero dei rifugiati registrati nei due campi è oscillato e oggi si attesta attorno alle 33.000 unità. Prima dell’ultimo flusso in entrata, nei dintorni dell’area, vivevano anche 300.000 rohingya non registrati che avevano lasciato il Myanmar nel corso degli anni.
Grandi ha incontrato famiglie che vivono a Kutupalong dal 1992 e che hanno accolto i nuovi arrivati nelle loro abitazioni.
“Ho parlato con persone che hanno vissuto gli orrori più atroci” ha dichiarato Grandi. “Hanno visto villaggi bruciare, famiglie sterminate e fatte a pezzi, donne e ragazze brutalizzate. Molti dei rifugiati hanno detto che vorrebbero tornare a casa, ma bisogna porre fine alla violenza e restaurare i diritti in Myanmar” è quanto detto da Grandi. “Il rapporto rilasciato in agosto dalla Rakhine Advisory Commission, presieduta da Kofi Annan, rappresenta un’importante road map per individuare le radici dell’attuale crisi”.
Grandi ha inoltre discusso dell’importanza del lavoro finalizzato al raggiungimento di soluzioni con le autorità bengalesi, e queste hanno concordato sul fatto che una registrazione adeguata – condotta dal governo e supervisionata dall’UNHCR – è di cruciale importanza. Un sistema di registrazione documenterebbe il paese di partenza di ogni rifugiato e aiuterebbe ad assicurare a tutti l’esercizio del diritto a ritornare nel proprio paese nel momento adatto. L’UNHCR ha mantenuto una presenza internazionale nella regione del Nord Rakhine, in Myanmar, dal quale i rifugiati sono fuggiti, sebbene dalla fine di agosto l’accesso sia stato limitato.
“Le soluzioni di questa crisi si trovano nel Myanmar” ha affermato Grandi. “Ma per ora la nostra concentrazione rimane sul forte incremento degli aiuti a coloro che si ritrovano in condizioni disperatamente difficili.”
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