[ENG]

Q: Cos’è il riconoscimento del titolo di studio e come si può ottenere?

A: La legge 148/2002 (art. 2) attribuisce alle università la competenza per il riconoscimento ai fini accademici (accesso all’istruzione superiore, proseguimento degli studi universitari, conseguimento dei titoli universitari italiani) dei periodi di studio svolti all’estero e dei titoli di studio stranieri.

La documentazione richiesta allo studente per le procedure di valutazione dei titoli esteri finalizzate all’immatricolazione è quindi stabilita dalle singole università nell’ambito della loro autonomia, pertanto essa può variare nei diversi atenei (eventuali traduzioni e/o legalizzazioni, certificati degli esami, supplemento al diploma, dichiarazione di valore rilasciata dalle rappresentanze diplomatiche italiane, attestazioni CIMEA o altra eventuale attestazione utile al fine di verificare gli elementi del titolo estero).
Alcuni di questi documenti possono essere di difficile reperibilità per il cittadino straniero, soprattutto quando questi si trovi già in Italia. Questo difficoltà si amplifica per i richiedenti asilo e i rifugiati che per ovvie ragioni non possono o non vogliono rivolgersi alle autorità del proprio paese d’origine per ottenere gli eventuali documenti mancanti.

Per questo motivo, per i titolari di protezione internazionale, la legge italiana prevede la possibilità di riconoscimento dei titoli “anche in assenza di certificazione da parte dello Stato in cui è stato ottenuto il titolo, ove l’interessato dimostra di non poter acquisire detta certificazione”.

A seconda dei casi, ci possono essere diverse procedure:

Attestato di Comparabilità”, rilasciato gratutitamente dal CIMEA ai titolari di protezione internazionale.

Dichiarazione di Valore”, rilasciata dal Ministero degli Affari Esteri, attraverso un servizio di richiesta specifico per i titolari di protezione internazionale.

EQPR (European Qualifications Passport for Refugees): il Consiglio d’Europa ha sviluppato una procedura di valutazione per i casi in cui la documentazione sia incompleta o anche assente.

Per capire quale procedura sia la più adatta alla situazione specifica, è opportuno contattare l’università presso cui ci si desidera iscrivere.


Q: Esistono delle forme di supporto per potermi mantenere e proseguire i miei studi?

A: In Italia queste forme di supporto rientrano in quello che viene definito “Diritto allo studio” (DSU). Il costo dell’istruzione universitaria rappresenta una barriera spesso invalicabile per i titolari di protezione internazionale che vogliono intraprendere un percorso universitario. All’assenza di mezzi di sostentamento, infatti, si somma spesso la mancanza di reti di sostegno familiari o amicali.

Il sostegno agli studenti rifugiati può assumere varie forme, quali l’esenzione dal pagamento delle tasse di iscrizione, l’erogazione di borse di studio, il contributo alle spese di vitto e alloggio e alle spese associate allo studio, l’accesso ad alloggi universitari gratuiti, la fornitura di strumenti informatici e di materiali didattici, ecc…

Per aiutare i titolari di protezione internazionale, la maggioranza delle università italiane ha stabilito l’esonero dalle tasse di istruzione. Inoltre, in Italia ci sono due programmi di borse di studio:

Borse CRUI

Dal 2016, ogni anno, il Ministero dell’Interno, in collaborazione con la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), mette a disposizione 100 annualità di borse di studio destinate a studenti titolari di protezione internazionale.

Il bando viene pubblicato solitamente all’inizio del mese di luglio ed è disponibile sull’apposito sito https://borsespi.laziodisco.it/, oppure sul sito della CRUI, o della Fondazione CRUI.

Borse DSU

Il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (MIUR), attraverso il “Fondo unico per il welfare dello studente e per il diritto allo studio”, finanzia ogni anno le borse del Diritto allo Studio Universitario (DSU).
Queste borse sono accessibili a tutti gli studenti (cittadini italiani e stranieri), sulla base della condizione economica e di alcuni requisiti di merito.
Per gli studenti titolari di protezione internazionali ci sono alcune semplificazioni relative alle certificazione del reddito.
Le borse sono gestite dalle Regioni, con modalità che possono variare da una regione all’altra. I bandi si aprono in genere ad inizio giugno e sono aperti, a seconda della regione, per tutta l’estate. Per trovare i bandi di ogni regione o università, è possibile consultare sito del DSU.

Opportunità in Italia o in altri paesi

E’ inoltre possibile ricercare un’opportunita per studiare in Italia o in un altro paese visitando il sito UNHCR Opportunities, che permette di trovare programmi accademici o borse di studio verificati dall’UNHCR per poter proseguire gli studi.


Q: Quali sono le principali sfide per una reale inclusione nell’Università dei rifugiati?

A: Il sistema universitario può essere di non facile comprensione per un giovane che vi si affacci per la prima volta. Non è inusuale che uno studente impieghi un certo tempo prima di ambientarsi e capire il funzionamento dell’istituzione accademica. Richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale presentano in questo senso alcune specificità che possono rendere il loro adattamento particolarmente difficoltoso.

Oltre alla barriera linguistica, e al confronto con un sistema di istruzione che può avere differenze culturali e metodologiche più o meno importanti rispetto a quello del proprio paese d’origine, la maggior parte dei richiedenti asilo e dei rifugiati ha interrotto gli studi per diversi anni e sconta quindi una disabitudine allo studio.

Senza strumenti che li aiutino a colmare il divario di partenza tali differenze rischiano di comprometterne sin dall’inizio l’integrazione in un ambiente accademico nuovo.


Q: Come possono le Università favorire l’integrazione degli studenti rifugiati nella comunità locale?

A: Come ogni studente straniero, anche gli studenti rifugiati devono confrontarsi con la sfida dell’integrazione in una nuova realtà, in un paese straniero, che molto probabilmente non si è scelto. Per tutti loro questo vuol dire una nuova lingua, cultura e abitudini differenti, e in molti casi, assenza di reti sociali di sostegno.

Naturalmente uno studente rifugiato può essere già perfettamente integrato nel contesto, in cui magari vive anche da anni, ma può anche essere arrivato da poco in Italia, o appena fuoriuscito dal percorso di accoglienza, e trovarsi quindi per la prima volta senza una rete di sostegno, magari in una città per lui completamente nuova, in cui si sposta proprio per proseguire gli studi.

In assenza, come spesso avviene, di una famiglia o di una rete sociale, potrebbe essere per lui naturale rivolgersi verso la sua nuova comunità d’adozione, quella universitaria, per cercare supporto, orientamento, partecipazione.

Il supporto all’integrazione, da parte delle Università, può beneficiare della collaborazione con le risorse esistenti sul territorio (e.g. sportelli informativi e legali per stranieri), anche attraverso la costruzione di una rete strutturata (attraverso contatti, protocolli, procedure di collaborazione) e di politiche di inclusione che permettano di superare i limiti di interventi basati su bandi e progettualità ad hoc.

Una positiva integrazione nel contesto locale contribuisce non solo a fare acquisire maggiore serenità al rifugiato, precondizione essenziale ad un efficace percorso di studi, ma anche a facilitare il “dopo”, ovvero la transizione verso il mondo del lavoro.