BAMBINI ALLA RICERCA DI UN FUTURO.
Joe Hullman ti guarda negli occhi e parla in spagnolo con calma autorevolezza che non si addice ai suoi 13 anni. “Sono in vacanza”, dice, riferendosi alle vacanze scolastiche estive, prima di scavalcare la carcassa di un animale, mentre con un bastone continua a punzecchiare nel mare di spazzatura che lo circonda.
Siamo nella discarica municipale di San Pedro de Macoris, tra le estese piantagioni di zucchero a est della Repubblica Dominicana. Joe passa intere giornate qui durante l’estate, rovistando tra i rifiuti alla ricerca di pezzetti di metallo – una ricerca per cui viene pagato fino a 50 pesos al giorno (poco più di un dollaro). E’ apolide, come migliaia di persone in questo paese, e deve prepararsi per un futuro incerto. Ma questo non può impedirgli di sognare.
“Quando sarò grande voglio essere un giocatore di baseball”, confessa. “Ma non giocherò a baseball quest’estate”.
Nel 2013, una decisione della Corte Costituzionale del paese ha privato decine di migliaia di persone della loro cittadinanza dominicana. La decisione riguardava chiunque fosse nato in Repubblica Dominicana, i cui genitori erano migranti irregolari nel paese al momento della loro nascita, a partire dal 1929. La maggioranza delle persone colpite da questa decisione è di origine haitiana, una comunità emarginata storicamente, i cui antenati viaggiarono oltre il confine per lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero. Tra di loro c’è Joe che, come molti altri, trova consolazione nella scuola.
“Mi piace andare a scuola, mi piace soprattutto la matematica”, dice.
Anche un amico di Joe, Adrian Jean, 13 anni, trascorre le vacanze estive cercando metallo nella discarica di San Pedro. Come Joe, Adrian è nato in Repubblica Dominicana e parla spagnolo con la facilità di un madrelingua.
Ma siccome i suoi genitori, entrambi stranieri senza permesso di soggiorno in Repubblica Dominicana, sono nati ad Haiti, oggi Adrian non è riconosciuto come cittadino di nessuno dei due paesi e ha difficoltà a ottenere copie o rinnovi del suo certificato di nascita. E’ pienamente cosciente dell’effetto che questo avrà sulla sua vita.
“Quanto compi 18 anni, se hai una cedula [la carta d’identità nazionale] puoi lavorare e sai che riuscirai a mangiare,” dice. “Se non hai i documenti, ti può succedere di tutto.”
In tutta la Repubblica Dominicana, il futuro di decine di migliaia di famiglie è oscurato dalla stessa incertezza – un limbo che rende la vita quotidiana difficile, e programmare il futuro praticamente impossibile. Vengono privati di diritti umani fondamentali, come votare o muoversi liberamente, lavorare, avere accesso al servizio sanitario e all’istruzione. L’aumento delle deportazioni di migranti haitiani senza documenti incrementa il senso di incertezza nelle loro vite, nonostante le assicurazioni da parte delle autorità che queste persone non verranno deportate.
L’UNHCR è impegnata a lavorare con le autorità della Repubblica Dominicana e di molti altri paesi per trovare una soluzione che garantisca la protezione dei diritti umani, compreso il diritto alla cittadinanza.
Per il momento, l’unica cosa che Adrian e Joe possono fare è continuare a sognare.
Pagina 60 di 66
-
Alto Commissario Grandi in Libia: L’UNHCR espande la propria operazione umanitaria
24 Mag 2017Nel corso della sua visita a Tripoli, Filippo Grandi ha dichiarato che l’Agenzia ha urgente bisogno di incrementare la sua presenza nel paese nordafricano dove 1,3 milioni di persone hanno necessità di aiuti umanitari. Di: Iason Foounten | 22 maggio 2017 TRIPOLI, Libia – In risposta al peggioramento della crisi umanitaria […]
-
I cittadini libici sfollati due volte per colpa della guerra chiedono aiuto con urgenza
22 Mag 2017Costretti a lasciare le loro case per i combattimenti del 2011 e poi ancora una volta quest’anno, gli sfollati residenti a Sirte devono far fronte a gravi difficoltà anche quando la loro città viene sottratta ai militanti. Mohmed, un padre libico di tre figli, vuole ritornare a casa nella […]
-
Il cammino di Alidad
14 Mar 2017A 10 anni, Alidad Shiri è partito da solo per l’Europa. Oggi, quindici anni dopo, sta per laurearsi in filosofia presso l’Università di Trento BOLZANO, Italia – Alidad Shiri, un giovane rifugiato afghano, aveva appena 10 anni quando è stato costretto a lasciare il suo Paese e partire da […]
-
Glitter e Faith: una comunità accogliente e la vita che ricomincia
21 Feb 2017Sono venuti dove lavoravo e mi hanno interrogato, accusandomi di essere membro di un partito politico. Ho negato, ma ormai sapevo che non avrei avuto scampo. Non ci sono modi per provare che dici la verità, per difenderti davanti ad un giudice… a quel punto sai cosa ti aspetta. Dovevo […]
-
Sono Ahmed, questa è la mia storia. Dalla Siria al Libano e poi finalmente al sicuro in Italia
21 Feb 2017Ahmed e la sua famiglia hanno vissuto in otto in una stanza di sei metri quadrati sul tetto di una fabbrica di tacchi per scarpe a Beirut, quando con i sei figli sono fuggiti dalla guerra in Siria. Degli ultimi anni in Siria, Ahmed ricorda solo la paura e l’incertezza. […]
-
Una stabilità ritrovata
22 Dic 2016Il momento più bello è stato quando ho firmato il contratto della casa” racconta Hani, seduto nel suo appartamento di Genova dove da poco si è trasferito a vivere con la sua famiglia. In Egitto Hani era un ingegnere civile, sua moglie Susan lavorava come parrucchiera. Tre meravigliose figlie. Una […]
-
Le sue bruciature: un ricordo dell’incubo del viaggio per la salvezza
12 Dic 2016Dopo che la loro bambina è sopravvissuta alle terribili ustioni provocate dall’esplosione di una bombola del gas in Libia, la famiglia trova rifugio e una nuova vita in Belgio. È passato più di un anno da quando Rahel con la sua bambina avvolta in fasce, gravemente ustionata a causa di […]
-
Un rifugiato siriano, ospite di una coppia austriaca, diventa parte della famiglia
5 Set 2016Quando vanno a fare la spesa nella cittadina austriaca di Bad Schallerbach, Martina Schamberger presenta Nawras Ahmadook come suo figlio.
-
Sul coraggio e la nostalgia
13 Lug 2016Noi crediamo che l’acqua rappresenti la vita. A volte però, l’acqua è il contrario: l’acqua è la morte. Pensavo a questo mentre attraversavo le mortali acque del mare Egeo, tra la Turchia e la Grecia, pensavo al fatto che potevo morire, pensavo alle migliaia di persone che hanno perso la […]
-
CELLULA PER LE OPERAZIONI INVERNALI: UNA RISPOSTA DELL' UNHCR AL GRANDE FREDDO CHE MINACCIA I RIFUGIATI
27 Gen 2016La chiamano “cellula inverno,” una piccola sala riunioni nelle viscere del quartier generale dell’Agenzia ONU per i Rifugiati, UNHCR, a Ginevra. La stanza non ha finestre, ma computer e pareti coperte di schermi e mappe, con numeri scritti a mano che vengono cambiati e aggiornati di continuo. Conosciuto ufficialmente con […]