I primi rapporti stilati sulla base di circa 40 valutazioni condotte dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e dai suoi partner in Yemen durante la tregua umanitaria di cinque giorni hanno rivelato le enormi difficoltà cui sono andati incontro migliaia di civili sfollati a causa del conflitto. Si stima che siano oltre 545.000 le persone fuggite dalle proprie case dalla fine di marzo.
La tregua temporanea si è ufficialmente conclusa alle 23 di domenica sera. All’UNHCR è comunque consentito di far arrivare ulteriori aiuti, di trasportarli dai porti in punti di distribuzione a Sana’a e Aden, e di predisporre la distribuzione degli stessi aiuti agli sfollati in zone precedentemente difficili da raggiungere. Tutti e sei gli aerei dell’UNCHR che trasportavano aiuti da Dubai sono stati in grado di atterrare in sicurezza a Sana’a. Dieci camion che trasportano aiuti da Sana’a ad Aden sono finalmente riusciti a passare – anche se il viaggio è durato tre giorni invece di uno a causa di ritardi nei posti di blocco e di combattimenti localizzati. Nel paese le scorte di generi di primo soccorso sono ora tre volte più alte rispetto a prima della tregua.
Le valutazioni accelerate delle domande di protezione sono state condotte in 40 distretti in 11 governatorati dello Yemen – Sana’a, Amant Al-Asimah, Abyan, Lahj, Mareb, Shabwa, Hajjah, Taizz, Amran, Aden e Al-Dhale – la maggior parte dei quali erano in precedenza di difficile accesso. I team hanno trovato popolazioni traumatizzate: impaurite, sconvolte, e che lottavano per soddisfare i bisogni più elementari.
Nella zona di Al-Amant Asemah a Sana’a, l’UNCHR ha intervistato degli sfollati alloggiati presso famiglie ospitanti, dove ormai parecchie famiglie sono sotto un unico tetto in condizioni di sovraffollamento, senza servizi igienici o approvvigionamento idrico adeguati. La carenza di carburante rende difficile pompare acqua, anche in presenza di pozzi. In questa zona, molte persone erano economicamente vulnerabili prima della crisi, e ora sono in condizioni anche peggiori. La maggior parte di loro ha perso ogni possibilità di sussistenza ed è totalmente dipendenti dagli aiuti. Lavori semplici come il commercio, il pascolo, l’agricoltura e il lavoro a giornata sono stati tutti fortemente limitati a causa del conflitto. I prezzi di cibo, carburante e di acqua in bottiglia sono saliti alle stelle rendendo ancora più difficile le condizioni di vita. Con il protrarsi di questa situazione, molti sfollati ospitati da altri sono preoccupati di dover trovare un proprio alloggio. I checkpoint, l’insicurezza e i prezzi elevati dei trasporti rendono difficili gli spostamenti. Le strutture di assistenza sanitaria di base sono troppo lontane per molti di essi, e i trasporti troppo costosi. Decine di bambini sono stati trovati in condizioni di malnutrizione, e allo stesso tempo l’accumulo di rifiuti peggiora le situazioni di sovraffollamento, causando timori per il diffondersi di malattie.
Ad Aden, i team dell’UNHCR hanno incontrato una coppia e i loro sette figli, il più piccolo dei quali ha solo un mese, che attualmente vivono in una scuola secondaria con altre 53 famiglie. Hanno lasciato la loro casa nel quartiere di Dar Saad ad Aden due settimane fa, e hanno percorso 12 chilometri a piedi per trovare riparo in uno dei tanti edifici pubblici che accolgono le famiglie nel quartiere Sheikh Othman. La famiglia condivide una stanza senza elettricità o acqua corrente, e dorme su un cartellone pubblicitario di plastica, caduto in strada durante un recente bombardamento.
Il partner dell’UNHCR a Sa’ada riferisce che la vita normale è quasi impossibile, senza elettricità, senza internet o telefoni fissi. Il novantacinque per cento dei negozi è chiuso, e c’è solo un ristorante aperto in tutta la città. L’acqua scarseggia e vi è grande difficoltà di spostamento a causa della mancanza di combustibile. Gli abitanti rimasti, per lo più uomini a guardia delle loro proprietà, restano in casa. Vi è stata una distruzione su vasta scala degli edifici governativi e di negozi vicini agli incroci, tra cui alcuni edifici della vecchia Sa’ada.
L’UNHCR, insieme ai propri partner, continuerà a distribuire aiuti alle famiglie vulnerabili in Yemen, anche se la ripresa delle ostilità potrebbe ulteriormente ostacolare gli sforzi dell’Agenzia.
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