L’UNHCR esprime la propria preoccupazione per le difficoltà che migliaia di civili iracheni stanno affrontando per fuggire dalle violenze a Ramadi, tra cui le scorte in calo, i checkpoint, le restrizioni di ingresso e le procedure di sicurezza adottate durante i loro viaggi verso la salvezza.
Nelle ultime due settimane circa 114.000 iracheni sono fuggiti da Ramadi, nell’irrequieta provincia irachena di Anbar, dove il conflitto tra l’esercito e gli estremisti si è intensificato. Di queste, 39.000 persone restano bloccate all’interno della provincia di Anbar, impossibilitate a proseguire la fuga. 54.000 persone sono fuggite a Baghdad, 15.000 a Sulaymaniyah, nella regione del Kurdistan iracheno, e 2.100 hanno invece raggiunto Babylon. Altre persone sono ancora in fuga, tentando di mettersi al sicuro, mentre almeno 900 hanno raggiunto Diyala.
All’interno della provincia di Anbar, gli sfollati stanno tentando di trovare rifugio in qualsiasi luogo, come Khalidiya (25 km ad est di Ramadi), Al-Habaniyah (38 km ad est di Ramadi) e Amriyat Al Fallujah, a sud-est di Fallujah al confine con Babylon.
Qui vengono ospitati da parenti o famiglie ospitanti, o cercano rifugio nelle moschee e all’interno delle scuole. In un centro comunitario di Al Habaniya, molte persone già sfollate a causa di precedenti ondate di violenza stanno condividendo lo spazio con i nuovi arrivati, ritrovandosi in condizioni di sovraffollamento – in alcuni casi una tenda arriva ad ospitare fino a quattro famiglie.
L’UNHCR è allo stesso tempo preoccupata per quanto sta accadendo presso il ponte di Bzabz, una serie di pontoni situati sul fiume Eufrate a circa 65 km ad ovest di Baghdad, che segnano il confine tra Anbar e la capitale. Qui ai civili in fuga da Anbar viene chiesto di di trovare una persona che garantisca per loro prima di essere ammessi a proseguire verso Baghdad o di viaggiare verso Sulaymaniya. Quando l’ONU si è recata sul posto domenica vi erano circa 1.200 persone (200 famiglie) che stavano ancora aspettando di poter attraversare mentre il numero di chi riesce a farlo è rallentato enormemente.
Le persone rimaste dal lato di Anbar non hanno alcun rifugio e le loro condizioni sono in continuo peggioramento. I nuovi arrivati sono esausti e desiderosi di spostarsi verso località più sicure. Molti di loro hanno camminato per giorni senza cibo né acqua.
Negli ultimi giorni, L’UNHCR ha distribuito materassi, coperte, utensili da cucina, kit igienici, ventilatori e frigoriferi portatili a circa 8.000 persone ad Ameriyat, Al Fallujah e a Baghdad. Inoltre, è in corso un’ulteriore distribuzione di aiuti e si conta di raggiungere nei prossimi giorni altre 12.000 persone con la distribuzione di kit di emergenza. Gli operatori dell’UNHCR sul campo continuano a svolgere missioni di valutazione delle condizioni nelle località che ospitano gli sfollati, quando l’accesso lo consente.
Inoltre, l’Agenzia sta collaborando con le autorità irachene, chiedendo di ridurre le restrizioni di movimento per le persone alla ricerca di un luogo sicuro. Se recentemente diverse persone sono riuscite a raggiungere Baghdad, le ultime informazioni riportate dichiarano che molti sfollati sono a Diyala in attesa di attraversare il fiume e di raggiungere la regione del Kurdistan in Iraq.
2.7 milioni circa di iracheni da gennaio 2014 sono sfollate all’interno dell’Iraq, di cui 400.000 nella provincia di Anbar. Questi si aggiungono ai milioni di sfollati iracheni costretti alla fuga dalle precedenti ondate di violenza dell’ultima decade.
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